Categorie: Personaggi

Achille Lauro: un idolo al 70mo Festival di Sanremo

di - 7 Febbraio 2020

Viene da riflettere sulla visuality di questa 70ma edizione del Festival, illusionistica macchina di entertainment, conformata come un object trouvé mai rescritto, ma imperitura nella sua leggerezza pop-kitsch-trash e nella sua capacità di declinare quella popular culture da cui rifugge l’arte contemporanea, se non nelle velleità di Jeremy Deller e prima ancora di Mike Kelley e pochi altri.

Il suo stagnante format, consacrato alla retorica, ha trovato un imprevedibile punto di rottura nella sua up-line, con le epifaniche irruzioni di Achille Lauro e il suo lunare universo, precipitato come una meteorite sul palco dell’Ariston. Tali apparizioni, costruite su esecuzioni perfette, hanno scardinato l’ovvio e l’ottuso su cui è trincerato da sempre il Festival, autoaffermandosi, finalmente, come soggetto divisivo e non come oggetto di compiacenza. Piaccia o no, disturbi o meno, questa è la società dello spettacolo debordiana!

Chi è Achille Lauro

Per chi lo conosce, non è stata una novità la sua coraggiosa e sfidante performativity. Il ventinovenne musicista appare sulla scena sonora trap (in Achille Idol Immortale, soprattutto) poi trasformandola nella trap-carioca e sostando alle infrazioni punk – rock sperimentale di ora.  Dalla periferia romana, vola in alto fino a fondare una sua etichetta indipendente, No Face, con cui esplode nel 2019, con la cover Rolls Royce.  Come si evince nel docufilm, uscito l’anno scorso per Sky, Achille Lauro No Face diretto da Lauro stesso, nei 50’ in b/n di sequenze distrofiche l’artista ricompone il puzzle del suo complesso vissuto il cui eco si estende al suo libro Io sono Amleto. Achille Idol fonde il club, la droga, le icone rock e underground con cui si è formato, in un viaggio cosmico e allucinato, che esce dallo stereotipato disagio del ghetto periferico e si illumina nella sofisticatezza, perversamene glamour, della sua icona. Per citare John Giorno: You Go To Burn To Shine.

Di certo Achille Idol, oltre a sbaragliare l’addomesticato palco sanremese, con la sua scenica corporeità e lo sbeffeggiante testo, ha imposto un dubbio (che è una certezza), una dichiarazione plateale sulla liquidità del gender, su ciò che Judith Butler definisce come un incasellabile post-genere, che contrappone la solidità della masculinity ad una dimensione gassosa. Oltre il maschile e il femminile, oltre gli schemi omologanti della sessualità politicamente corretta, oltre la piatta divisione binaria e oltre il corpo catalogato, assemblato e incasellato dal gender. Scavalcandone la retorica e operando con leggerezza e anticonformismo, sulla scia del mitico Leigh Bowery, consapevolmente o meno.

Achille Lauro a Sanremo 2020

La performativity di “Me ne Frego”

E arriviamo al concetto di performativity su cui, spesso si è ribadita la sua connessione con la performance art, il cui display è immensamente più esteso e sconfinato e la sua percezione più accattivante. La performativity è un concetto chiave oggi e con cui bisogna fare i conti se si frequenta questa monditudine e di cui si chiosa, tra l’altro, nel recente The performance in Contemporary Art di Catherine Wood. Achille Idol, è il suo corpo incarnato, che trascina le influenze tra il modo in cui noi immaginiamo l’Io, il Noi e l’Altro e l’ambizione, l’eccentricità e il turbamento, di trasgredire alla catatonia del pensiero convenzionale.

L’idolo è soprattutto un transformer perché è il risultato di un training progettuale. Il suo corpo schermico si lascia traslare nelle esibizioni più spettacolari e multisensoriali, sdrammatizzando la rivendicazione bodista anni Settanta perché è il suo reverse in quanto propone un soggetto liberato dai tabù. E dunque esibisce un corpo estetizzato, brandizzato, tatuato, truccato, svelato e dunque pixelato, postato, iper-visualizzato, moltiplicato, fino a divenire proiezione dell’immaginario collettivo, cablato dentro un transfert desiderante.

Achille Lauro come Ziggy Stardust alter ego di David Bowie

La magneticità dell’idolo vestito Gucci

Poiché il performing act è connesso con lo show e si slabbra tra catwalk e mega concerti delle rockstar, sorvola la nicchia dei luoghi d’arte contemporanea.

Non è un caso che i fantasmatici outfit dell’idolo, che reiscrivono iconografie mitiche e planetarie come quelle di un San Francesco glam-rock o di un David Bowie-Ziggy Stardust fiammeggiante e che rappresentano identità in trasformazione, gender-fluid, siano stati creati da Alessandro Michele. Del resto il nostro idolo è un codificatore di stile, post-dandy o post-punk, è sempre alla ricerca di mises sofisticate e stordenti, che interagiscono col suo essere. E’ indubbio dunque che il creative director di Gucci si sia reso conto quanto il carisma dell’idolo sia potente da far infiammare la kermesse sanremese. Ciò grazie alla corporeità dissacratoria e autenticamente esibizionistica, di una personalità spregiudicata come quella dell’expanded performer, che riesce a insinuare il germe di un nuovo sentire e l’ossigeno di una nuova soggettività, rubando l’attenzione e infischiandosene della percezione generalizzata. Non a caso il refrain di Achille Idol è Me ne frego.

Visualizza commenti

  • Le fiammeggianti parole che costruiscono concept in libera uscita sulla performance sanremese di Lauro, non riescono a nascondere la vacuità del personaggio. Ma se lasciassimo in pace l'Arte, una volta tanto? Niente di nuovo sotto al sole.

Articoli recenti

  • Mostre

L’occhio del secolo di Henri Cartier-Bresson a Rovigo

Palazzo Roverella espone fino al 26 gennaio 2025 “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la più completa monografia incentrata sul rapporto tra…

17 Novembre 2024 0:02
  • Mercato

All’asta il capolavoro in scultura di Leonora Carrington

Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell'artista, in scala umana. "La Grande Dame" andrà in vendita da Sotheby’s, a…

16 Novembre 2024 20:14
  • Arte moderna

Ecco com’è la grande mostra su Matisse e il viaggio, in corso alla Fondation Beyeler di Basilea

Dalla Costa Azzurra alla “luce morbida” delle città del Marocco: la fondazione elvetica mette in mostra la produzione del pittore…

16 Novembre 2024 19:31
  • Arte contemporanea

Venezia, Milano, Firenze, Roma: le città ridisegnate da Jacopo Ascari sono labirinti fittissimi di dettagli

L’artista ha realizzato per il gruppo di boutique hotel LDC una serie di otto lavori che ritrae le principali città…

16 Novembre 2024 16:53
  • Progetti e iniziative

Atmosfere da Lo Schermo dell’Arte: carrellata dai film del festival

Il Festival Lo Schermo dell’Arte è arrivato alla 17ma edizione e conserva intatta la magia dei sui film: una rapida…

16 Novembre 2024 15:53
  • Fotografia

Other Identity #135, altre forme di identità culturali e pubbliche: Valentina Erre

Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…

16 Novembre 2024 13:30