Pioniere dell’arte contemporanea in Nuova Zelanda, tra i capostipiti della Pop Art internazionale, Billy Apple è morto nella notte tra il 5 e il 6 settembre, a 85 anni. Nato come Barrie Bates, ad Auckland, il primo gennaio 1935, Apple lavorò alcune delle personalità più importanti della scena emergente degli anni ’60 e ’70, come Andy Warhol, Jasper Johns e Roy Lichtenstein, con i quali espose in diverse occasioni. Irriverente e poliedrico, attivissimo in quelle decadi ma, oggi, poco conosciuto al di fuori dei confini nazionali, Apple è stato anche uno dei primi a sdoganare l’uso dei neon nelle opere d’arte.
Nel 1959, Bates lasciò la Nuova Zelanda con una borsa di studio della National Art Gallery. Frequentò il Royal College of Art di Londra e, durante la sua permanenza londinese, ebbe modo di incontrare molti degli artisti che avrebbero formato la nuova generazione della Pop Art, tra cui David Hockney, Derek Boshier, Frank Bowling e Pauline Boty. Nel 1962, Bates creò il “personaggio” Billy Apple: si schiarì i capelli e le sopracciglia con i trucchi Clairol e cambiò il suo nome. La sua prima mostra personale nel 1963, “Apple Sees Red: Live Stills”, a Londra, e nel 1964 il trasferimento a New York.
La persona giusta, nel posto giusto, al momento giusto: nello stesso anno partecipò a “The American Supermarket”, una mostra tenuta nella galleria dell’Upper East Side di Paul Bianchini. L’esibizione fu allestita come in un piccolo supermercato, con i prodotti, dalla carne in scatola ai poster alle pareti, realizzati dai più importanti artisti pop dell’epoca, Warhol, Claes Oldenburg, Tom Wesselmann, Johns, Mary Inman, James Rosenquist e Robert Watts. L’immagine della lattina Campbell’s Soup di Andy Warhol fu serigrafata su borse della spesa vendute per 2 dollari l’una, insomma, un vero negozio di pop art americano. Nel 1967, alla Howard Wise Gallery, Apple presentò la mostra “UFO – Unidentified Fluorescent Objects”, con una serie di sculture al neon, e nel 1969 aprì uno dei primi spazi espositivi alternativi di New York, al 161 di West Twenty-three Street. Nei quattro anni di apertura, Apple ospitò mostre di artisti come Geoff Hendricks, Mac Adams, Davi Det Hompson, Larry Miller e Jerry Vis. Nel 1974, alla Serpentine Gallery di Londra si tenne la prima grande mostra retrospettiva di Apple, “From Barrie Bates to Billy Apple”.
Nel 1975 Apple tornò in Nuova Zelanda per la prima volta dopo 16 anni. In patria fu protagonista di una grande mostra itinerante, tra varie sedi espositive in tutto il Paese, organizzata con il supporto del Queen Elizabeth II Arts Council, l’agenzia nazionale per l’arte e la cultura del governo neozelandese.
Durante gli anni ’80, la ricerca di Apple si concentrò sull’economia del mondo dell’arte. La mostra “Art for Sale” alla galleria di Peter Webb, nel 1980, era costituita da una serie di opere che rappresentavano delle vere ricevute di pagamenti effettuati all’artista. Altre importanti serie di lavori iniziate negli anni ’80 includono la serie “Golden Rectangle” e “From the Collection”. Nel 1983 realizzò una mela d’oro massiccio per l’ex direttore di Auckland Coin & Bullion Exchange, Ray Smith, che potrebbe aver ispirato For the Love of God, il teschio di diamanti di Damien Hirst del 2007.
Saatchi & Saatchi e un centro di ricerca di orticoltura della Nuova Zelanda hanno collaborato per sviluppare una nuova tipologia di mela, la “Billy Apple”. Nel 2001, l’artista creò una società, “Billy Apple Ltd”, per ottenere e gestire la licenza dei diritti di marketing su questo nuovo prodotto ortofrutticolo. Apple era appassionato anche di corse automobilistiche e nel 2007 presentò The Art Circuit, una performance che includeva famose moto e motociclisti, allestita nel piazzale della Auckland Art Gallery nel 2007. Nel 2008, organizzò la mostra “The Bruce and Denny Show”, come tributo al marchio automobilistico McLaren e, in particolare, alle vittorie dei piloti Bruce McLaren e Denny Hulme. La mostra includeva l’auto da corsa McLaren M8A-2 da 1,5 milioni di dollari di Hulme. Nel 2005 fu insignito della medaglia come Ufficiale dell’Ordine al Merito della Nuova Zelanda, per i suoi meriti nell’arte.
Nel 2009 Apple donò il sangue all’artista e scienziato neozelandese Craig Hilton, nell’ambito di una serie di tre progetti tra scienza e arte. Per il primo, The Immortalisation of Billy Apple, nel 2010, è stata creata una linea cellulare dalle cellule di Apple utilizzando un virus per alterare le cellule di Apple, in modo che continuassero a rigenerarsi per sempre. Le linee cellulari sono conservate presso la School of Biological Sciences dell’Università di Auckland e all’American Type Culture Collection, in Virginia. Nel secondo progetto, The Digitisation of Billy Apple, Hilton ha incaricato la New Zealand Genomics Ltd della Otago University di sequenziare l’intero genoma di Apple. Nella terza opera, The Analysis of Billy Apple’s Genome, nel 2014, l’artista ha rappresentato le informazioni genetiche di Apple in un diagramma Circos. Hilton afferma che i lavori sono stati pensati per provocare il dibattito sui progressi scientifici e sulle sfide etiche che creano.
Le sue opere sono esposte al Guggenheim Museum di New York, al Philadelphia Museum of Art e al Museo Te Papa di Wellington.
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