Innovatore della scultura contemporanea, tra i pionieri del Minimalismo statunitense, Carl Andre è morto mercoledì, 24 gennaio, all’età di 88 anni. La sua scomparsa è stata confermata dalla Paula Cooper Gallery di New York, città dove l’artista viveva e lavorava. «Carl Andre ha ridefinito i parametri della scultura e della poesia attraverso il suo uso di materiali industriali inalterati e un approccio innovativo al linguaggio», ha scritto la galleria che lo rappresentava da molti anni. «Ha creato oltre 2000 sculture e un uguale numero di poesie nel corso dei suoi quasi 70 anni di carriera, guidato dall’impegno per la materia pura in lucide disposizioni geometriche». Oltre a dedicarsi alla scultura, Andre compose anche poesie, disponendo le parole sulle pagine come fossero disegni.
Considerato tra gli artisti più influenti della seconda metà del Novecento, le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, dal Guggenheim di New York, nel 1970, allo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven, nel 1987, fino alla Kunsthalle di Basilea, nel 2005. Ma la sua storia è drammaticamente intrecciata a quella di Ana Mendieta: accusato, nel 1988, dell’omicidio dell’artista cubana, fu assolto ma le teorie sul suo coinvolgimento hanno continuato a circolare nel mondo dell’arte.
Nato a Quincy, Stati Uniti, il 16 settembre 1935, Carl Andre ebbe una infanzia da lui definita selvaggia ma grazie ai buoni voti a scuola ottenne una borsa di studio alla Phillips Academy di Andover, iniziando così il suo percorso di formazione artistica. Dopo un breve periodo al Kenyon College in Ohio, da dove fu espulso dopo soli due mesi, Andre trascorse un anno a Londra, poi iniziò a lavorare nell’unità di intelligence dell’esercito americano. Al termine del suo servizio militare, frequentò la Northeastern University ma se ne allontanò per recarsi a New York, nel 1957. Qui conobbe Constantin Brâncuși e il coetaneo Frank Stella – che sarebbe diventato un altro epigono del Minimalismo – e insieme continuarono ad approfondire la loro ricerca.
La ricerca dell’essenzialità della rappresentazione avvicina l’arte di Andre a quella degli altri esponenti del movimento artistico, come Donald Judd e Dan Flavin. Tuttavia, le sue opere risaltano nella loro rigorosa presenza, al di là delle tensioni spirituali che pure si accostano al minimalismo. Andre stesso ha sempre definito la sua arte come assolutamente atea e deliberatamente priva di sentimento.
Tra il 1960 e il 1964 lavorò come macchinista sui treni merci della Pennsylvania Railroad in New Jersey, dedicandosi principalmente alla poesia ma nel 1965 tenne la sua prima personale, alla Tibor de Nagy Gallery di New York. Alla fine degli anni ’60, l’imprenditore Karl Ströher di Darmstadt, in Germania, acquistò tre importanti opere di Andre per darle in prestito all’Hessisches Landesmuseum della città tedesca. Negli anni Settanta lavorò su installazioni di grandi dimensioni, come Blocks and Stones (1973) per il Portland Center for the Visual Arts in Oregon, e opere all’aperto, come Stone Field Sculpture (1977) ad Hartford.
Nel 1972, la Tate Gallery di Londra acquistò un’opera di Andre, Equivalent VIII, composta da 120 mattoni. Il pezzo fu esposto più volte senza incidenti ma fu bersaglio di polemiche nel 1976 dopo essere stato presentato in un articolo sul Sunday Times e successivamente essere stato deturpato con colorante alimentare blu. La “controversia sui mattoni” divenne uno dei dibattiti pubblici più famosi in Gran Bretagna sull’arte contemporanea.
Nel 1979, Andre conobbe l’artista Ana Mendieta attraverso gli artisti Leon Golub e Nancy Spero, alla AIR Gallery di New York City. Andre e Mendieta si sposarono nel 1985 ma l’8 settembre dello stesso anno, la donna morì cadendo dalla finestra dell’appartamento al 34esimo piano di Andre. I vicini dissero di aver sentito Mendieta gridare e lo stesso Andre disse, in una chiamata al 911: «Quello che è successo è che abbiamo avuto…mia moglie è un’artista e io sono un artista e abbiamo litigato sul fatto che io fossi più, eh, più esposto al pubblico di lei e lei è andata in camera da letto e io l’ho seguita e lei si è lanciata dalla finestra». La stessa notte Andre fu accusato di omicidio di secondo grado ma nel 1988 fu completamente assolto.
Tuttavia, la sua rimase una figura controversa e spesso le sue mostre sono state accompagnate da vibranti proteste. Nel 2015, durante la retrospettiva organizzata dalla Dia Art Foundation, un gruppo di artisti mise in scena un’azione in cui attraversavano la mostra piangendo per 20 minuti. Nel 2017, un gruppo di manifestanti intervenne all’inaugurazione della sua mostra al MOCA di Los Angeles, distribuendo cartoline con la scritta: «Carl Andre è al MOCA. ¿Dónde está Ana Mendieta?».
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