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Addio a Christian Boltanski, morto l’artista dell’emozione e della memoria
Personaggi
di redazione
Artista, fotografo e regista, “pittore” dei ricordi, “scultore” delle emozioni, apprezzatissimo per le sue installazioni imponenti, suggestive e ieratiche, Christian Boltanski è morto oggi, 14 luglio, a Parigi, all’età di 76 anni, a causa di un malattia fulminante e scoperta solo pochi giorni fa, secondo quanto confermatoci da fonti vicine. Riconosciuto in tutto il mondo come uno dei principali artisti francesi contemporanei, Boltanski era sposato con Annette Messager, artista anch’essa, con la quale aveva saltuariamente collaborato e che aveva conosciuto alla Biennale di Parigi del 1969.
Tantissimi i messaggi di cordoglio da parte delle personalità dell’arte e della cultura ma anche della politica: «Da Parigi arriva una notizia molto triste, con la scomparsa di Christian Boltanski se ne va un grande amico di Bologna che ha fatto molto per questa città», ha dichiarato il sindaco di Bologna, Virginio Merola. «Un artista eccezionale che ha saputo rappresentare la strage di Ustica nell’installazione permanente al Museo della Memoria: un’opera che non permette di essere indifferenti rispetto a quella tragedia che è costata la vita a 81 persone».
Boltanski fu anche il protagonista di un progetto speciale che la città gli dedicò nel 2017 e al quale egli stesso collaborò. Nel 2018, inoltre, fu insignito della laurea ad honorem in scienze storiche e orientalistiche dall’Università di Bologna. «Lo piangiamo con l’affetto che merita una persona che ci ha dato così tanto», ha concluso Merola.
Christian Boltanski nacque il 6 settembre 1944 a Parigi, meno di un mese dopo la Liberazione della capitale. Suo padre, medico di origini ebraiche, trascorse il periodo dell’occupazione nazista nascosto nell’appartamento di famiglia. Sua madre, nata Marie-Elise Ilari-Guérin, era una scrittrice, sotto lo pseudonimo di Annie Lauran.
Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in un contesto famigliare protettivo, da cui raramente usciva e mai solo, frequentando molto poco anche la scuola. Per comprendere le sue opere, installazioni multimateriche di dimensioni spesso ambientali, è necessario tenere in considerazione questo sfondo. Il suo primo libro d’artista, realizzato nel 1969, si chiamava Research and Representation of All That Remains of My Childhood, 1944-1950.
Le sue prime sperimentazioni si ebbero nel campo della pittura, su formati spesso molto grandi e secondo la maniera espressionista, pur rimanendo legato alla figurazione, nonostante gli influssi di quella astrazione fortemente gestuale che, allora, era prevalente negli ambienti artistici più avanzati di Parigi. Dopo aver abbandonato la pittura, poco prima del 1968, pur continuando anche in tempi recenti a definirsi un “pittore”, Boltanski perse interesse verso le sue prime opere, accumulate in una stanza e delle quali sono rimaste poche tracce.
Boltanski fu scelto per rappresentare la Francia alla Biennale di Venezia del 2011, mentre nel 2009 gli è stato assegnato il Premio De Gaulle-Adenauer, ex aequo con il tedesco Anselm Kiefer. Nel 2010 al Grand Palais di Parigi, nel contesto della rassegna Monumenta, presentò Personnes, installazione composta da enormi cumuli di vestiti e dedicata alle persone che persero la vita nei campi di concentramento.