La scomparsa di Germano Celant ha lasciato sgomento il mondo dell’arte ma tante sono state le voci che si sono immediatamente unite al cordoglio, nel ricordare uno dei personaggi più influenti della critica artistica del Novecento. Purtroppo, a causa dell’emergenza Coronavirus, non potranno essergli tributati i giusti onori (qui una nutrita gallery delle sue mostre più belle) ma, in attesa dei ricordi di alcune tra le nostre firme storiche, riportiamo i messaggi di cordoglio pervenuti da artisti, direttori, curatori, giornalisti, autori e altre personalità della cultura, uniti nel celebrare l’eredità di Germano Celant.
«Oggi il mondo della cultura e della creatività piange la scomparsa di un suo altro grande esponente. Germano Celant, critico d’arte e curatore cui si deve una delle avanguardie creative italiane più feconde del Novecento, lascia un’Italia impoverita del suo genio e del suo talento», così il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.
«Siamo molto addolorati per la perdita di un amico e compagno di viaggio. Germano Celant è stato una delle figure centrali di quel processo di apprendimento e ricerca che l’arte ha rappresentato per noi fin dall’inizio della fondazione. Le tante esperienze e gli intensi scambi che abbiamo condiviso con lui in questi anni hanno contribuito a farci ripensare il significato della cultura nel nostro presente. La curiosità intellettuale, il rispetto per il lavoro degli artisti, la serietà della sua pratica curatoriale sono insegnamenti che riteniamo essenziali per noi e le generazioni più giovani», hanno dichiarato Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, i Presidenti di Fondazione Prada, istituzione di cui Celant è stato direttore e poi curatore.
«La morte di Germano Celant è la perdita non di un personaggio ma di un autentico protagonista del mondo culturale. Una persona libera, capace come pochi di pensiero critico. Mai come oggi le sue parole sulla necessità di osare e di infrangere il punto di rottura per ricordare che ogni cosa è precaria e magari cambiare il mondo, ci accompagnano con quella capacità di vedere lontano di cui solo la vera arte è capace», ha commentato Patrizia Asproni, presidente di ConfCultura.
«La perdita di Germano Celant è una catastrofe. Una delle persone più serie del mondo dell’arte, delle più intelligenti, delle più profonde. Ho imparato tanto da lui, come fare un libro o una mostra. Il primo a dare all’arte del nostro tempo la dignità del passato», è il messaggio di Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli.
«E con immensa tristezza che Nancy Olnick, Giorgio Spanu e tutto il team di Magazzino Italian Art Foundation onora la vita e la ricerca di Germano Celant, il grande critico d’arte, curatore, e storico dell’arte genovese appena scomparso. Autore e redattore di più di cento pubblicazioni tra cataloghi e monografie, curatore di svariate mostre che hanno definito il proprio campo di studi, Celant ha contribuito in maniera impareggiabile a portare l’attenzione del pubblico internazionale sull’arte italiana e a dare un nuovo vigore agli studi di arte contemporanea fuori dall’Italia. Celant era un gigante nel suo campo. Dalla teorizzazione dell’Arte Povera nel 1967, alla sua pratica come curatore presso il Guggenheim Museum di New York e la Fondazione Prada, Celant era un critico e storico d’arte prolifico oltre che un curatore geniale che ci ha sempre sfidato a pensare all’arte diversamente. Lascia un’eredità monumentale per l’arte italiana e non solo. Soprattutto ci lascia con la sfida di essere impavidi nel nostro lavoro, di correre rischi, di contestare e di aprire nuove strade in quello che già esiste, di scrivere con impegno e di creare sempre con passione. Grazie infinite, Germano. Ci mancherai, caro amico», scrivono da Magazzino Italian Art.
«Sono tante le volte in cui il suo cammino ha incrociato quello del Madre, tanti i ricordi che abbiamo di lui. Dalla retrospettiva dedicata a Piero Manzoni nel 2007 alla mostra “Arte Povera più Azioni Povere 1968” del 2011, fino all’antologica di Fausto Melotti, inaugurata nello stesso anno. Per “I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970”, lo abbiamo avuto ancora con noi al museo, testimone di una storia, quella di Amalfi ’68, che per primo contribuì a scrivere», ricordano dal museo Madre di Napoli.
«In un momento drammatico come l’attuale, la scomparsa di Celant priva la cultura di una delle sue voci più autorevoli», scrivono dal MAXXI. «Grandissimo dolore per la morte di Germano Celant, veramente difficile immaginare l’arte contemporanea senza di te, riposa in pace e da lassù continua a inviarci le tue intuizioni fenomenali», ha continuato il presidente del museo di Roma, Giovanna Melandri.
Con una citazione lo ricorda la Biennale di Venezia, di cui Celant curò l’edizione del 1997: «Non mi sento un uomo di potere. Mi interessa sempre che ci sia la potenza dell’arte. Gli artisti lo sanno e per questo mi danno molta fiducia». «Ricordiamo con grande affetto Germano Celant, protagonista dell’arte e della cultura del mondo, costante ispiratore di Triennale e autore di indimenticabili mostre», è il messaggio della Triennale di Milano. «La nostra città ricorderà per sempre l’arte e l’estro di uno dei curatori e critici d’arte più brillanti e talentuosi del nostro tempo», è il messaggio di Beppe Sala, sindaco di Milano.
«Oggi Germano Celant mio immenso amico e mentore è morto. La sua mancanza che già oggi sento fortissima so che la porterò con me fino all’ultimo giorno. Il mio debito verso di lui è immenso sia dal punto di vista professionale che umano. Una guida è un fratello. Voglio ricordare questo immenso uomo nel momento della gioia quando inaugurò la sua mostra “40 anni di GASTEL” con Piero Lissoni e me. Che il mio amore ti raggiunga dovunque tu sia ora mio Germano», ha scritto il fotografo Giovanni Gastel.
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Ciao caro Germano,
un amico esigente che mi ha insegnato a lavorare con gli artisti senza sudditanza ma nel rispetto reciproco fondato sulla qualità del lavoro, fosse un’opera d’arte, un saggio critico o un libro.
Grazie per la fiducia, i tuoi insegnamenti vivono in ogni mostra e in ognuno dei tanti libri che abbiamo pubblicato con te e tu vivi nel mio cuore.
Giuseppe Liverani, editore di Charta