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Ingegnere dirigente d’azienda e appassionato collezionista, nato a Bergamo nel 1952, Giuseppe Casarotto l’abbiamo sempre conosciuto e riconosciuto per la sua passione per l’arte, che affonda le radici già negli anni Settanta, quando ad affascinarlo fu un’opera di Mario Schifano. Negli anni Novanta ha cominciato ad acquisire opere con regolarità, andando ad ampliare le fila della propria collezione con lavori di Arte Povera, Arte Concettuale, video arte, fino ad arrivare alla video arte e alle nuove generazioni internazionali.
Giuseppe girava sempre con un quaderno nel suo taschino e quando conosceva un artista gli chiedeva di fermare per sempre quell’incontro con un disegno. Antonio Rovaldi, Michael Hoepfner, Matthew Attard lo fecero a Venezia, per esempio, Cory Arcangel e Keren Citter a Bergamo, come Andrea Mastrovito, Driant Zeneli, Israel Lund, Erik Saglia, Daniel Buren, solo per nominarne alcuni – pochi, di un vasto mondo. Chi lo conosceva capiva subito quando arrivava quel momento: era una collezione nella collezione, fatta di sentimenti, scambi, confronti, dialoghi, che fondavano nuove amicizie.
La partecipazione di Giuseppe Casarotto nel mondo dell’arte è stata prolifica e significativa: da quasi dieci anni era infatti Presidente del Club GAMeC, associazione culturale senza fini di lucro che, dal 2005, affianca la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo nella promozione e nella diffusione dell’arte contemporanea e nelle attività del museo bergamasco. Un sostegno culturale rilevante che si esprime con gite fuori porta, visite guidate alle mostre della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, laboratori, attività estive per bambini, corsi per adulti rivolti a tutti i soci.
Sotto la sua presidenza è stato fondato il Club GAMeC Prize, importante riconoscimento che ogni anno, a partire dal 2016, seleziona un artista il cui lavoro viene acquisito dal Club e donato al museo, con l’obbiettivo di arricchire e mantenere viva sua la collezione. «Questo evento si sta rivelando una grande opportunità di visibilità per i suoi protagonisti, basti pensare alla prima edizione che si rivolgeva ad artisti privi di galleria e che, dopo aver preso parte al premio, sono stati notati da galleristi e critici, in alcuni casi anche stranieri. Penso che anche i giovani curatori abbiano riscontrato dei validi riconoscimenti in seguito al lavoro svolto a Bergamo», raccontava a exibart in un’intervista.
Il suo viaggio nella sfera culturale del nostro tempo lo ha portato a frequentare tanti artisti, ma anche i principali galleristi e addetti ai lavori, rivolgendo le sue energie non solo alla propria attività di collezionista, ma agendo da autentico filantropo nei confronti della propria città natale. «Giuseppe lo incontravi per le strade di Bergamo e con il suo sorriso inconfondibile ti invitava nella sua Albegno, poco distante dalla città, dove amava condividere aneddoti e racconti sugli artisti a cui è sempre stato accanto o sulle opere che hanno accompagnato il suo percorso. Giuseppe è sempre stato una persona meravigliosa, amante della vita e dell’arte, entusiasta insieme alla sua amata Simonetta a conoscere, a dare sostegno e a incoraggiare. Ogni scambio con lui era l’occasione per scoprire nuovi occhi, nuove possibilità, nuovi mondi», ricorda Elsa Barbieri, con la promessa di trasformare il vuoto che oggi lascia Giuseppe Casarotto in un ricordo indelebile.