Tra i pionieri delle arti performative in Italia e oltre, con la sua ricerca incentrata sulla prossimità tra il corpo individuale e quello sociale, considerato un maestro da generazioni di artisti, Giuseppe Desiato è morto il 28 luglio 2024, a 89 anni. A darne l’annuncio, il figlio, con un commosso post su Facebook condiviso da centinaia di amici. La sua poetica si è sempre contraddistinta da un atteggiamento fortemente eversivo nei confronti dello stesso statuto dell’opera d’arte che, molto spesso, veniva creata solo per essere distrutta o sotterrata, mettendone in evidenza non solo la componente effimera ma anche la sostanziale identità con i cicli naturali di trasformazione della vita e della morte. La maggior parte delle sue opere storiche è andata infatti perduta, ne rimangono però diverse testimonianze, presentate in una recente mostra dalla Gian Marco Casini Gallery di Livorno.
Giuseppe Desiato nacque a Napoli, nel 1935, rimanendo sempre intimamente legato alla città partenopea. Frequentò l’Istituto d’Arte, studiando disegno. Già nelle sue prime prove, negli anni ’50, iniziò a usare materiali eterogenei e assemblaggi, per mettere in dialogo pittura e scultura sotto una chiave esistenziale, come nella serie dei Monumenti Inutili, composti da oggetti disparati avvolti nel cellophane e, quindi, distrutti. Iniziò a insegnare all’Istituto d’Arte dell’Aquila e nel 1963 si trasferì a Sorrento, continuando a lavorare sui materiali poveri e coinvolgendo anche le persone, come parte attiva nel processo di creazione – e distruzione – dell’opera, considerata un momento del tutto affine alla quotidianità. Vicino alla dinamica temperie culturale che animava la ricerca artistica in quel periodo, iniziò a collaborare con la rivista artistica Linea Sud, entrando anche a far parte del gruppo di Continuum.
Gli esordi espositivi risalgono alla metà degli anni ’60, con la partecipazione a diverse mostre tra Basilea, Monaco, Berna, Mantova ma Desiato volle sempre mantenersi distante dalle logiche del mercato, pur venendo coinvolto da galleristi e critici (viene citato per esempio ne Il corpo come linguaggio, scritto da Lea Vergine, testo capitale per la formalizzazione della Body Art.
Nel 1974, allo stand Pari&Dispari di Rosanna Chiessi alla fiera di Basilea, Desiato coinvolse Charlotte Moorman, artista legata al movimento Fluxus, spogliandola e ricoprendola di veli, luci e fiori, alla presenza di Hermann Nitsch, capostipite dell’Azionismo viennese, movimento con il quale Desiato ebbe stretti rapporti, collaborando in particolare con Otto Muehl. Nel 1976 partecipò ad Arte Fiera di Bologna mentre la sua prima personale si svolse a Trieste, nel 1978, presso la cappella Underground. Nel 1980 fu presente alla dodicesima edizione dell’Avantgarde Festival di New York.
Lo Studio Morra di Napoli nel 1984 gli dedicò una mostra personale e a quel periodo risalgono le collaborazioni con l’archivio Francesco Conz, che ne cura anche alcune edizioni fotografiche. Nel 2008, in occasione di Manifesta 7 a Trento, l’opera di Desiato è stata al centro di una grande retrospettiva accompagnata da un ampio volume antologico presentato da Gillo Dorfles.
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