Icona eccentrica della moda e del design, amata tanto per le sue creazioni coloratissime e giocose che per le sue opinioni acute e spesso in controtendenza – famosa la sua massima «More is More & Less is a Bore», più è meglio, il meno è una noia – Iris Apfel è morta l’1 marzo, a 102 anni. L’annuncio è stato diffuso dalla pagina del suo profilo Instagram, sulla quale Apfel era attivissima e seguitissima come influencer, con 3 milioni di follower. Recentemente aveva collaborato con il brand H&M per una capsule collection dall’estetica favolisticamente barocca. «Penso che parte del problema con il modo in cui le persone si vestono al giorno d’oggi sia che è troppo generico. Sembrano tutti uguali, indossano le stesse cose. Indossano ciò che è di moda, ciò che è trendy, ciò che gli viene detto di indossare. È terribilmente noioso. Voglio vedere la personalità», così parlava della sua linea per H&M, usata anche nella serie Netflix Emily in Paris. Nella sua lunga carriera aveva collaborato con brand come Citroën, Magnum, Happy Socks e MAC. Non era raro vederla girare tra mercatini dell’usato negozi vintage, anche in Italia, alla ricerca di oggetti insoliti e gioielli.
Nacque il 29 agosto 1921 ad Astoria, New York, figlia unica in una famiglia ebrea, da Samuel Barrel, che aveva ereditato un’azienda di vetri e specchi, e Sadye Asofsky, proprietaria di una boutique di moda. Crebbe in una fattoria ma amava la città e in particolare il vivace quartiere del Greenwich Village. Già da giovanissimi iniziò ad acquistare oggetti nei negozi di antiquariato, avviando la sua collezione di gioielli da tutto il mondo.
Studiò storia all’Università di New York, frequentò l’accademia d’arte presso l’Università del Wisconsin-Madison e prese a lavorare con la rivista Women’s Wear Daily, al fianco dell’illustratore Robert Goodman. Grazie alla sua capacità di cogliere le tendenze e anticipare le mode, fu subito considerata come una personalità influente nel settore: i suoi grandi occhiali rotondi diventarono immediatamente distintivi.
Il 22 febbraio 1948 sposò l’amatissimo Carl Apfel, con il quale rimase sposata per quasi 70 anni, fino alla morte del marito, avvenuta nel 2015. Insieme avviarono, nel 1950, una industria tessile, la Old Wild Weavers, chiusa solo nel 1992. Nel frattempo lavorò anche come interior designer e disegnatrice di tessuti, progettando gli interni anche per la Casa Bianca, in particolar modo durante le presidenze di Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan e Clinton. Ottenne una cattedra all’università di Austin, in Texas, dove per anni ha insegnato moda.
Nel 2005, il Metropolitan Museum of Art di New York le dedicò una mostra, Rara Avis: The Irriverent Iris Apfel, esposta anche al Norton Museum Art di West Palm Beach, al Nassau County Museum of Art, ancora a New York, e al Peaboy Essex Museum di Salem. Nel 2014, il regista Albert Maysles presentò al New York Film Festival un documentario sulla sua vita. La Mattel le ha dedicata una Barbie.
Nel 2019 Iris Apfel pubblicò un’autobiografia, Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età, diventata un best seller internazionale, letta da persone di ogni generazione. Prendeva con ironia e leggerezza il passaggio del tempo e ha continuato a frequentare le sfilate, anche come modella, fino agli ultimi giorni, anche in sedia a rotelle.
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