Categorie: Personaggi

Addio a Philippe Daverio, scompare il volto pubblico della storia dell’arte

di - 2 Settembre 2020

Docente, saggista e volto notissimo della televisione culturale, esperto di storia dell’arte, autore di saggi lettissimi dal grande pubblico, Philippe Daverio è morto nella notte tra l’1 e il 2 settembre 2020, a 70 anni. Daverio era ricoverato all’Istituto dei tumori di Milano, per una malattia che lo affliggeva da tempo ma della quale non aveva mai parlato.

A diffondere la notizia, ancor più scioccante perché inaspettata, è stata la la regista e direttrice del Franco Parenti, Andree Ruth Shammah: «Mi ha scritto suo fratello stamattina per dirmi che Philippe è mancato stanotte». «Amico mio.. il tuo silenzio per sempre un urlo lancinante stamatina», ha scritto Shammah su un post su Instagram.

I messaggi di cordoglio

Tanti i messaggi di cordoglio, da parte del mondo della cultura, della televisione, della politica, da Alessandro Gassmann a Luca Bizzarri, da Mara Carfagna a Roberto Calderoli e Maurizio Martina.

«Con Philippe Daverio scompare uno dei grandi protagonisti della vita culturale di Milano degli ultimi decenni. Daverio è stato un innamorato di Milano cui ha sempre dato la forza della sua originalità e della sua competenza, dal Comune alla Scala fino al Museo del Duomo e a Brera. L’ho visto all’opera in tanti frangenti, non sempre ho condiviso le sue posizioni, ma mi ha sempre colpito la sua libertà di pensiero. Soprattutto Milano e l’Italia devono allo spirito internazionale e alla capacità comunicativa di Philippe la sua lotta in difesa del bello e dell’arte del nostro paese di cui fu un instancabile e geniale divulgatore. Grazie, Philippe, and “save Italy”!», ha scritto su Facebook Beppe Sala, sindaco di Milano, facendo riferimento al movimento d’opinione Save Italy, fondato da Daverio per sensibilizzare alla salvaguardia del patrimonio culturale italiano.

«Stanotte è venuto a mancare #PhilippeDaverio, storico dell’arte, indomito polemista e divulgatore tv. Candidato con #PiùEuropa alle europee, fervido europeista, lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura italiana. Alla famiglia le più sentite condoglianze», scrivono da PiùEuropa.

«Intellettuale di straordinaria umanità, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell’arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell’affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell’espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi», così il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, nell’apprendere della morte di Philippe Daverio.​

La vita di Philippe Daverio, tra mostre, cataloghi e programmi in tv

Nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Francia, da padre italiano, Napoleone Daverio, costruttore, e da madre alsaziana, Aurelia Hauss, Daverio, dopo aver frequentato la Scuola Europea di Varese, studiò economia e commercio alla Bocconi di Milano, senza però laurearsi, non avendo scritto la tesi finale pur superando tutti gli esami. La passione per l’arte, già nel 1975, lo portò ad aprire una galleria in via Monte Napoleone 6, a Milano, dedicata alle Avanguardie della prima metà del Novecento. Nel 1986 aprì una seconda galleria a New York e tre anni dopo un’altra ancora, sempre a Milano, dedicata all’arte contemporanea.

Curatore di decine di mostre ed editore, tra gli altri, dei cataloghi di Giorgio De Chirico e Gino Severini, Daverio deve la sua grande fama ad alcuni seguitissimi programmi in televisione. Nel 1999 è stato inviato speciale della trasmissione Art’è su Rai 3, nel 2000 è stato autore e conduttore di Art.tù, dal 2002 al 2012 ha curato la serie Passepartout, sempre su Rai 3. Nel 2011, per Rai 5, ha condotto Emporio Daverio.

Direttore del periodico Art e Dossier e consulente per la casa editrice Skira, ha collaborato con riviste e quotidiani come Panorama, Vogue, Liberal, Avvenire, Il Sole 24 Ore, National Geographic, Touring Club, L’architetto e QN Quotidiano Nazionale, oltre a curare una rubrica d’arte per Style Magazine, il mensile del Corriere della Sera. Assidue le sue pubblicazioni per Rizzoli, tra le altre, nel 2011, Il museo immaginato, nel 2012, Il secolo lungo della modernità, nel 2013 Guardar lontano veder vicino, nel 2014, Il secolo spezzato delle avanguardie.

Pur senza la laurea in storia dell’arte, ha insegnato la materia allo IULM, quindi è stato docente di storia del design al Politecnico di Milano e fino al 2016 ha ricoperto l’incarico di professore ordinario di disegno industriale all’Università degli Studi di Palermo.

Dal 1993 al 1997, è stato, assessore del comune di Milano, con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e alle Relazioni Internazionali, nella giunta della Lega Nord guidata da Marco Formentini.

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  • Addolorati per la perdita di un affascinante, colto, raffinato connoisseur, esperto affabulatore d'arte, a cui ci siamo sempre rifatti per la sua esperienza, precisione ed encomiabile competenza. Non mancavamo mai di vedere i suoi meravigliosi e accattivanti programmi e di essere presenti alle sue Lectio Magistralis, incontri, conferenze e presentazioni dei suoi libri da Firenze, a Venezia e a Cortina, passando per Mestre (l'ultima volta che lo abbiamo incontrato il 26 ottobre al Festival delle idee). Ci mancheranno le sue intuizioni, le posizioni anticonformiste, i suoi bizzarri e al contempo pertinenti collegamenti, le sue mise colorate con gli estrosi abbinamenti dei divertenti papillon. Piangiamo la perdita di un maestro e professore d'arte e di vita, persona dii grande valore, spirito, umanità e capacità, che ha dimostrato fino alla fine, riuscendo a trasmettere l'amore per l'arte e la cultura in vari modi e con diversi media con i quali ha saputo incantare e ammaliare tutti noi. GRAZIE

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