«Gaetano attraversa la strada, si ferma a guardare dal parapetto il mare grigio nella calura, acqua di lisciva. Sotto il livello della strada il rettangolo rosso del campo da tennis, e quei giocatori in calzoncini bianchi, grassi e ridicoli sgambettano dietro la palla». È solo un rapidissimo brano, tra le decine, centinaia, migliaia, in cui Raffaele La Capria faceva sollevare e abbassare la soglia di percezione del lettore, ritmando la virgola, la congiunzione, gli aggettivi per scandire i piani narrativi e, quindi, stratificarne la realtà. Scrittore, sceneggiatore, traduttore, immerso nell’allucinata espressione del reale, voce e anima di una Napoli elegante e vividissima, Raffaele La Capria è morto il 26 giugno 2022. Avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 3 ottobre.
Nato a Napoli nel 1922, trascorse la giovinezza nella città partenopea, nello splendido palazzo monumentale Donn’Anna a Posillipo, e fu chiamato alle armi nel 1943. Amico di personalità di spicco nell’ambite culturale napoletano, come Antonio Ghirelli, Tommaso Giglio, Massimo Caprara e Maurizio Barendson, si laureò in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1947 e soggiornò per vari periodi in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, prima di trasferirsi a Roma, nel 1950. Iniziò a collaborare con quotidiani e riviste, come Tempo Presente, Questo e altro, Quaderni milanesi, Il Mondo, L’Illustrazione italiana, il Corriere della Sera.
L’esordio narrativo nel 1952, con Un giorno d’impazienza, edito da Bompiani e ambientato in una città senza nome, nella quale non è difficile riconoscere la Napoli del primo Dopoguerra. Nel 1957 frequentò l’International Seminar of Literature di Harvard. Nel 1961 uscì Ferito a morte, il suo romanzo più letto, vincitore del Premio Strega. Nel 1963 partecipò alla sceneggiatura di Le Mani sulla città, capolavoro di Francesco Rosi, che vinse il Leone d’oro a Venezia. Scrisse anche la sceneggiatura di “Uomini contro”, altro film capitale di Rosi, nel 1970.
Raffaele La Capria fu prolifico autore anche di saggistica, una prima raccolta venne pubblicata nel 1975, “False partenze. Frammenti per una biografia letteraria”. Nel 1979, la raccolta di racconti pubblicata da Mondadori, “Fiori giapponesi”, scritti tra il 1973 e il 1977. Dal 1990 è stato condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti.
Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 vinse il Premio Viareggio per la raccolta “L’estro quotidiano”. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura e nel 2012 il Premio Brancati. È stato sposato con l’attrice Ilaria Occhini, nipote dello scrittore Giovanni Papini, scomparsa il 20 luglio 2019.
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