Vincent Honoré, curatore tra i più apprezzati in tutta Europa, attivissimo in particolare con i giovani artisti, è morto mercoledì scorso. La notizia è stata diffusa dalla rivista francese Le Quotidien de l’Art ed è stata confermata dal MO.CO, il museo di Montepellier dove Honoré ricopriva l’incarico di responsabile delle mostre. «Oggi perdiamo un collega straordinario e stimolante che lascerà un enorme vuoto nella nostra comunità», ha scritto il museo sulle sue pagine social. «La sua eredità vivrà in tutte le mostre da lui progettate, come quella attuale di Huma Bhabha, e nei giovani artisti che ha guidato e sostenuto. Durante questo momento difficile, i nostri pensieri vanno alla sua famiglia, ai suoi cari e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco». La polizia sta ancora indagando sulle cause della morte ma secondo le prime ricostruzioni, il curatore, 48 anni, avrebbe commesso un suicidio.
Prima di unirsi al MO.CO, Honoré è stato curatore al Palais de Tokyo di Parigi, dove ha lavorato dal 2001 al 2004, e successivamente alla Tate Modern. È stato direttore, fondatore e curatore capo della DRAF – David Robert Art Foundation, un centro di ricerca e produzione artistica di Londra, città in cui aveva collaborato, come curatore senior, anche presso la Hayward Gallery. Tra i progetti, la 13ma edizione della Triennale del Baltico e il padiglione del Kosovo alla 58ma Biennale di Venezia, con una installazione dell’artista Albban Muja incentrata sulle modalità attraverso cui la guerra nel Paese dell’Europa sudorientale è stata diffusa e raccontata attraverso i media di tutto il mondo.
Attivissimo nell’organizzazione di mostre all’avanguardia e su argomenti impegnati, Honoré ha lavorato molto anche sul tema del queer. Tra le mostre più celebri, DRAG: Self-Portrait and Body Politics, curata nel 2018 per la Hayward Gallery, con opere di artisti come Genesis Breyer P-Orridge, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Sin Wai Kin, VALIE EXPORT, Ana Mendieta. Tra gli autori con i quali ha lavorato, anche Neïl Beloufa, Hans Haacke, Pierre Huyghe, Jeff Wall, Fiona Banner, Carol Bove, Jeff Wall, Dominique Gonzales-Foerster e Sarah Lucas. Tra gli altri progetti, anche Drawing Room Confessions, una serie di 12 pubblicazioni, ognuna incentrata su un artista la cui pratica si può ricondurre al disegno.
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