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Christian Vogue: l’intervista esclusiva
Personaggi
di Silvia Conta
Fondato per gioco sei anni fa da Marco De Crescenzio, Federico Marisio e Tommaso Pozza, mentre condividevano la quotidianità lavorativa in una Milano che non era la loro città d’origine, oggi ogni video de “Il Milanese Imbruttito” raggiunge centinaia di migliaia di visualizzazioni in poche ore, ha una pagina Facebook con oltre un milione e mezzo di “amici” e le sue battute sono entrate nelle espressioni della gente.
Abbiamo intervistato Tommaso, che ci ha concesso una chiacchierata al telefono, mentre scendeva da un motorino, saliva in macchina e si infilava nel traffico della sera, certificato dai colpi di clacson.
Chi è “Il Milanese Imbruttito” e come è nato?
«”Il Milanese Imbruttito” ha appena compiuto sei anni: nato il 7 marzo 2013, per pura casualità, con occhi e orecchie aperti nei confronti dello “studio antropologico-ironico” del “personaggio milanese”. Tutto è iniziato quando noi soci fondatori – Marco, Federico e io – per gioco abbiamo cominciato ad ironizzare sullo “sbattimento metropolitano e sui personaggi business-oriented-H24-workaholic che popolavano (e popolano) la città” e quant’altro. All’epoca eravamo molto giovani (io avevo 25 anni). Siamo nati così, tra i corridoi del nostro vecchio ufficio di post-produzione audio e video, che si chiamava Push Pull. Dopo quasi tre anni, il primo gennaio 2016, abbiamo deciso di mollare la vita (lavorativa) precedente, abbiamo preso in affitto il nostro primo ufficio, da Talent Garden, e oggi siamo un’azienda a tutti gli effetti».
Tutti vi conoscono almeno per due serie di video: “Le Interviste Imbruttite” e “le avventure” del “Signor Imbruttito”…
«”Le Interviste Imbruttite” sono state il primissimo format che abbiamo realizzato, perché ci interessava molto (e ci interessa ancora) lo studio delle persone della strada: capire le reazioni, le risposte di persone comuni di fronte a domande, a volte assurde. È un format che abbiamo costruito nel tempo con Luca Abbrescia, si è consolidato ed è diventato un must di alcuni momenti della vita milanese, dal Fuori Salone alla Vogue Fashion Night, e molti altri eventi legati alla città, dove non possiamo mancare. Ad un certo punto è nato Christian Vogue, che ha segnato uno dei momenti top delle Intervista Imbruttite. È un mondo che abbiamo costruito perché ci faceva ridere e continua a farlo».
I video con Germano Lanzoni, invece?
«I video con Germano sono nati circa due anni dopo, perché non ci bastava più il post statico, volevamo dare un volto al Milanese Imbruttito e abbiamo deciso che era giunto il momento di trasformarlo in qualcosa di più concreto da un punto di vista video: abbiamo fatto la prima puntata con Germano e con i ragazzi di Terzo Segreto di Satira, lui erano un loro attore e loro, all’epoca, i nostri “dirimpettai” d’ufficio. Da lì con Germano abbiamo strutturato un personaggio, che video dopo video, ha preso il suo linguaggio e i suoi sketch. Piano piano si sono aggiunti altri personaggi e ora stiamo cercando di “spinoffare” il Milanese Imbruttito su più fronti».
Che rapporto avete, oggi, con Milano? Siete voi che studiate i “milanesi (doc e non)” o “Il Milanese Imbruttito” è entrato a far parte della cultura della città (e anche del resto d’Italia)?
«Entrambe le cose: ormai tra Milano e “Il Milanese Imbruttito” c’è un rapporto biunivoco: noi siamo partiti studiando Milano, adesso Milano ha fatto suo questo – tra mille virgolette – “studio sociale”, così il termine “imbruttito” nell’accezione del “Milanese” è diventato di uso comune. Tant’è vero che “Non fare l’imbruttito” e varie battute “nostre” si sentono per strada, mi fa sempre sorridere quando succede».
Senza nulla togliere all’origine spontanea e “casuale” de “Il Milanese Imbruttito”, riconoscete dei “maestri” che vi hanno influenzato, in senso lato?
«I maestri ci sono sempre, da Abatantuono al Dogui (Guido Nicheli), i Gatti di Vicolo Miracoli, Umberto Smaila, tutto il mondo Derby sono un background che ci ha influenzato. “Il Milanese Imbruttito” è nato in maniera spontanea e nella nostra vita professionale abbiamo preparazioni di altro genere, ma se si è contaminati fin dall’adolescenza da una certa cultura, in qualche modo emerge. Germano, invece, proviene proprio dal cabaret. Tutto ciò, bene o male, si può collegare, ma la nostra ispirazione rimane la città in cui viviamo, la sua gente».
Progetti per il futuro?
«Tendenzialmente il nostro occhio guarda al mondo video: vogliamo continuare nel segmento video e svilupparlo su più fronti, trovando anche nuove figure, nuovi personaggi, nuovi format, senza escludere tutti canali che ci hanno portato dove siamo oggi: Facebook, la creazione di contenuti, il sito, che curiamo molto. Poi ci sono altri progetti di cui è prematuro parlare».
Silvia Conta