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Come sarebbe il mondo senza atomica? Intervista a Melissa Parke
Personaggi
16 luglio 1945, deserto di Jornada del Muerto, New Mexico, 5:29:45 ora locale. È questa la data esatta dell’inizio dell’era nucleare. Trinity fu il nome che J. Robert Oppenheimer diede al primo test di un’arma nucleare nella storia. Una bomba simile a quella che verrà utilizzata a Nagasaki il 9 agosto 1945. Questo “test”, termine dall’apparenza innocua, segnò l’inizio dell’era nucleare e cambiò profondamente il corso della storia umana.
Ne abbiamo parlato con Melissa Parke, direttrice esecutiva di ICAN (Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, premio Nobel per la pace 2017 per la promozione del TPNW – Trattato per la proibizione delle armi nucleari), che ha visitato la mostra Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari (fino al 26 maggio 2024 presso l’Ospedale delle Donne in piazza San Giovanni in Laterano 74 a Roma). Melissa Parke, ex Ministro del Governo australiano per lo Sviluppo internazionale, si occupa di questioni nucleari dagli anni ‘90, quando prese parte a una campagna per opporsi alla creazione di una discarica globale di scorie nucleari nel suo Stato natale, l’Australia occidentale. Prima di entrare nel Parlamento australiano, la Parke ha lavorato come avvocatessa internazionale presso le Nazioni Unite in Kosovo, Gaza, New York e Libano.
Senzatomica è la mostra itinerante, realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, che parte dalle parole della testimone giapponese Setsuko Thurlow, sopravvissuta alla bomba di Hiroshima, che nel suo discorso per il ricevimento del Nobel per la Pace ad ICAN raccontò di quando “avevo 13 anni, ed ero intrappolata sotto le macerie in fiamme della mia scuola, ho continuato a spingere. Ho continuato a muovermi per raggiungere la luce. E sono sopravvissuta. Oggi la nostra luce è il Trattato. Non importa quali ostacoli ci attendono, noi continueremo a muoverci e continueremo a spingere e continueremo a condividere questa luce con gli altri. Questa è la nostra passione e questo è il nostro impegno perché il prezioso mondo, l’unico che abbiamo, possa continuare a esistere”.
Quanto sono importanti le testimonianze degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki?
«Gli hibakusha sono la ragione per cui abbiamo questo trattato. Hanno deciso di condividere con il mondo la loro esperienza, nonostante lo stigma sociale di cui sono stati vittima nel loro Paese, per evitare che la stessa cosa accada di nuovo. È importante parlare degli hibakusha di Hiroshima e Nagasaki perché molti di loro non hanno mai raccontato che erano sopravvissuti ai bombardamenti atomici. Erano affetti da malattie delle quali si ignorava la causa e sono stati vittima di stigmatizzazione e discriminazione. Almeno per i primi nove anni dal ’45, dopo il bombardamento, nessuno sapeva che le malattie delle quali soffrivano erano effetti delle radiazioni. In quegli anni nessuno conosceva i danni da radiazioni nucleari. Avevano effetti sconosciuti».
Quando si è cominciato a capire il nesso tra radiazioni e salute?
«Solo nel 1954 (Il 1° marzo 1954, l’esercito statunitense fece detonare una bomba all’idrogeno circa mille volte superiore alle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki – al largo dell’atollo Bikini, nelle Isole Marshall – nda), quando i marinai del peschereccio Lucky Dragon attraversarono la zona del Pacifico di Castel Bravo, dove gli USA avevano appena effettuato un test, e si ammalarono mortalmente, si iniziò a capire il nesso tra radiazioni e malattie. È fondamentale comprendere che le armi nucleari non impattano solo sulla gente e sui territori dove le bombe vengono fatte detonare, ma in vaste aree e per un lasso di tempo molto lungo: contaminano le generazioni e l’ambiente. Nel Pacifico, dove sono stati effettuati migliaia di test nucleari, molte popolazioni hanno dovuto cambiare le loro usanze, a cominciare dalla loro alimentazione tradizionale, a causa della contaminazione da radiazioni. Abbiamo conseguenze dell’uso delle armi nucleari, indipendentemente dal fatto che siano state usate in tempo di guerra o meno. Non è possibile continuare ad averle sul nostro pianeta. Usare armi nucleari è un suicidio. Anche in Australia abbiamo popolazioni indigene i cui territori sono radioattivi per miglia e miglia. È devastante».
Si è sempre parlato dei test nucleari, come fossero esperimenti senza conseguenze. Quanto impattano invece sull’ambiente?
«Le armi nucleari peggiorano i problemi ambientali e si appropriano di ingenti risorse che servirebbero per affrontare sfide globali urgenti come il cambiamento climatico, l’estinzione delle specie e la disuguaglianza sociale. Rappresentano una minaccia dei diritti umani. L’abolizione delle armi nucleari è fondamentale nella battaglia per la protezione del pianeta, del clima, dell’umanità e di tutti gli esseri viventi. Non ci possono essere armi nucleari su un pianeta sostenibile».
Non basta il principio della deterrenza per impedire l’uso delle armi nucleari?
«La deterrenza è inaccettabile. Si basa sulla minaccia di intraprendere una guerra nucleare, che mieterebbe milioni di vittime e porterebbe a un inverno nucleare e alla conseguente carestia che ne deriverebbe. La teoria della deterrenza si fonda su un vizio: presuppone che tutti gli attori, compresi i propri nemici, abbiano, in ogni situazione, un comportamento razionale. Ci sono poi molti fattori che incidono su un eventuale uso delle armi nucleari: nel corso dei decenni si sono verificati molti incidenti, ad esempio. Non possiamo escludere incidenti, errori di calcolo, leader squilibrati o gruppi terroristici».
Si parla di cambiamento climatico legato all’uso di materiali fossili. 2035 test nucleari di varia potenza, effettuati tra il 1945 e il 2017, hanno contribuito all’innalzamento della temperatura globale?
«Sì, ci sono prove che le armi nucleari causano inquinamento ambientale a seguito delle emissioni prodotte dai test e comportano il rischio di contaminazione da radiazioni. Al cambiamento climatico sono connessi gli eventi estremi, ai quali assistiamo sempre più frequentemente, e l’aumento delle temperature. Oggi sappiamo che ci sono collegamenti tra il riscaldamento globale e l’uso di armi nucleari, anche se li chiamiamo semplicemente test».
L’orologio dell’Apocalisse da fine 2023 segna 90 secondi alla Mezzanotte. Potrebbe peggiorare con le manovre russe con armi nucleari sul confine ucraino?
«Qualunque esercitazione con armi nucleari rappresenta una provocazione e una escalation che ci porta nella direzione opposta a quella che si cerca di perseguire tramite i dialoghi. Avere conflitti e armi nucleari insieme, in questo momento, è davvero pericoloso. È una situazione che non può andare avanti a lungo. Le esercitazioni portate avanti dalla Russia vicino ai confini dell’Ucraina sono molto preoccupanti. Le minacce nucleari spingono verso il riarmo e una nuova escalation, mentre da parte di molti Paesi si cerca di far dialogare le diplomazie e calmare gli animi».
GRAZIE per non avermi invitata
nel 2017 il NOBEL per la PACE è stato vinto dal GRUPPO INAN
era l’anno dei GRUPPI Internazionali per la PACE, io ignoravo di essere candidata, fui avvisata direttamente dai vincitori che si unirono al nostro gruppo nato in RUSSIA e che grazie alla sottoscritta vedeva il Presidente Giapponese
della Fondazione BUDDISTA ed il Premio Nobel per la PACE (ARGENTINO) aderire al nostro GRUPPO
vedi web-nato a SAN PIETROBURGO proprio nell’Università dove ha studiato il Presidente VLADIMIR PUTIN ed i suoi figli- se si vuole fermare la GUERRA bisogna parlare con il presunto nemico-specialmente sul NUCLEARE
http://www.peaceforharmony.com
io rappresento la CINA in sede UNESCO e forse non tutti sanno che noi siamo i soli ad essere presenti anche nella KOREA del nord (Tema Nucleare) e che l’ISESCO-UNESCO dei PAESI ARABI dalla nascita è nostro partner
leggi il libro 2024 “500 MUSLIM più Influenti nel MONDO” in copertina una DONNA- invitata dall’Editore a segnalare
persone meritevoli ( sono la prima cristiana a collaborare)
sono partner di ” GATES-Foundation e dal 2024 di ELON MUSK
nel 2005 PAPA BENEDETTO XVI mi ha invitata con gli ARTIST CINESI UNESCO “TUTTI DISABILI al PRIMO incontro STORICO fra la CINA Comunista e il VATICANO
finanziato dal Ministero degli Affari ESTERI ITALIANO e COOPERAZIONE INTERNAZIONALE