26 febbraio 2020

Curatori in Appennino: Federica Fiumelli ci parla di #ArtOff

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Intervista a Federica Fiumelli, Direttore Artistico di #ArtOff - Arte contemporanea in Appennino, in occasione del suo terzo anno di attività

Federica Fiumelli, Officina 15
Federica Fiumelli, Officina 15, Ph. Lorenzo Stefanini

Federica Fiumelli, #artOFF – Arte contemporanea in Appennino questanno giunge al suo terzo anno di attività. Come si è sviluppato il progetto in questi anni? Se e come la comunità locale ha cambiato il proprio approccio allarte contemporanea? Che relazione si è instaurata tra gli artisti ed un territorio, quello di Castiglione dei Pepoli, che è fuori dal circuito mainstream?
«#artOFF nasce all’interno dell’associazione culturale Officina 15 a Castiglione dei Pepoli all’inizio del 2017 e dalla voglia comune di sensibilizzare il nostro territorio, quello dell’Appennino, e di aprirlo ai linguaggi dell’arte contemporanea. Scommessa per niente facile e scontata: nonostante ci troviamo a tutti gli effetti in provincia e fuori dal contesto dei centri cittadini, è anche vero che la vicinanza di tre città importanti come Bologna, Prato e Firenze non va sottovalutata, questo dato infatti pone il nostro territorio su un limen strategico, in perenne bilico tra il “fuori” e il “dentro”. Da tre anni seguo personalmente la direzione artistica del progetto, curo quindi la scelta degli artisti, la comunicazione, seguo l’allestimento e gli aspetti più logistici; tutto questo è possibile grazie ad un lavoro di squadra costante. La difficoltà di proporre l’arte contemporanea in una provincia dell’Appennino è alta, il riscontro con gli abitanti è lento ma non impossibile; sfatare i falsi miti e preconcetti legati a questa realtà è una sfida stimolante e riuscire nel tempo ad educare maggiormente lo sguardo delle persone estranee al sistema dell’arte è la missione più grande. I riscontri più interessanti, per ora, li abbiamo ottenuti collaborando con le scuole di diverso grado, attraverso incontri pubblici con gli artisti e laboratori didattici per i più piccoli.
Attualmente invito giovani studenti dell’Accademia o artisti liberi dai vincoli stringenti con le gallerie. Mi piace offrire loro la possibilità di sperimentare liberamente rispetto alle logiche di mercato o di sistema, e di scoprire un luogo naturale che ha tanto da offrire.
Lavorare per progetti site specific, come a bordo lago in occasione di manifestazioni come Lagolandia o di performance nel giardino adiacente ai nostri spazi per eventi come La Via della Lana e della Seta, è stato molto appassionante».

Irene Fenara, Quinto Orizzonte, 2016, immagini da scanner, stampa digitale su laminato e plexiglass, cm.29,1×40 ciascuna, Courtesy l’artista

Quali sono gli obiettivi futuri di #artOFF, sia quelli più prossimi che per gli anni a venire?
«#artOFF è un progetto in continua crescita ed evoluzione. L’anno scorso, ad esempio, uno dei ragazzi del nostro team, l’artista e docente Simone Miccichè, ha curato assieme all’artista e curatore newyorkese Paul D’Agostino “Ondate/Waves” una call internazionale di mail art sul tema della migrazione. Ci sono arrivate più di duecento cartoline-opere da tutto il mondo e la mostra, essendo un progetto itinerante, ha trovato casa anche a Berlino e in un altro paese a noi vicino, Riola, presso lo spazio Omniae Studio di Massimiliano Usai (artista presente anche nella nostra programmazione del 2017).
Nel futuro di #artOFF c’è sicuramente la volontà di aprirsi sempre di più a nuovi progetti e a nuove collaborazioni, il luogo in cui ci troviamo non vuole essere un deficit: questo è il messaggio più importante».

Agata Torelli, Potendo Possedere, performnace, 2018, Officina 15, 1a edizione Via della lana e della seta, Ph. Monica Camaggi

Come si è evoluto, in parallelo, il tuo percorso come critica e curatrice?
«Fondare e dirigere un progetto come #artOFF mi ha permesso di misurarmi tantissimo con me stessa e con le mie capacità. È iniziato tutto appena dopo la mia laurea in comunicazione e didattica dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dopo quel primo traguardo ho voluto mettere in campo i miei studi lavorando sodo ad un progetto inizialmente ritenuto da molti folle, soprattutto alla luce della posizione decentrata e dell’attuale spopolamento delle nostre zone che si poteva tradurre in una scarsa affluenza. Inoltre, dovendo contare sulle mie sole risorse, ho sviluppato competenze trasversali: dalla stesura del testo critico, alle attività di ufficio stampa, alla gestione dei social, all’organizzazione di talk, di incontri pubblici e alla creazione di laboratori didattici.
La parte relativa alla comunicazione sui social, per esempio, è stata molto importante per il progetto: condividere con post e stories le varie mostre e i diversi interventi ha permesso anche a persone non fisicamente presenti di seguirci, e questo mi ha dato la possibilità di fare rete e conoscere altri curatori e artisti che hanno colto e apprezzato la mia professionalità (e follia). Ho curato infatti diversi progetti in altri spazi come i fienili del Campiaro di Giorgio Morandi a Grizzana Morandi, a Pievequinta di Forlì nello studio d’artista di Alessandra Gellini PVQ322 (splendido esempio di restauro di un’ex casa del fascio) o nella neonata Galleria Ramo di Como.
Infine, di recente, sono stata nominata tra i curatori della seconda edizione di Maratona di visione – rassegna online di videoarte a cura di Alberto Ceresoli – e invitata, come curatrice/giurata, dal curatore Luca Panaro a giugno al Centrale Festival di Fano.
Concludo, ringraziando tutti coloro che hanno collaborato e continueranno a lavorare con me al progetto #artOFF, dagli artisti allo staff».

Alessandra Brown, Assopimenti e Attese, 2017, libro fotografico, stampa inkjet, rilegatura rigida, 64 pp 2, Officina 15 2019, Courtesy l’artista

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