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EVA & ADELE. Il doppio è unico
Personaggi
di Silvia Conta
È una freddissima giornata dell’inverno berlinese, EVA & ADELE ci accolgono con un calore d’altri tempi nel loro appartamento-studio nel quartiere di Charlottenburg. Elegantissime in un vestito bianco e nero, ci accompagnano da una stanza all’altra, dove bon ton, ordine e precisione si uniscono ai colori sgargianti delle loro opere. Qui la parola d’ordine è “FUTURING”, il neologismo da loro creato all’insegna del quale da oltre trent’anni portano avanti una multiforme ricerca che ha come elemento fondante una performance che coincide con la loro vita, dagli aspetti più quotidiani ai gala nei grandi musei. EVA & ADELE non rivelano i loro nomi di battesimo, né il loro anno di nascita, preferiscono definirsi hermaphrodite twins from the future e ambasciatori del futuro giunti a Berlino con una macchina del tempo dopo la caduta del Muro. Loro “sono la loro performance” completamente fusa con la vita, che con essa coincide anche per durata, in cui operare artistico e esistenza personale non sono scindibili: realizzano assieme ogni opera, non si mostrano mai in pubblico l’una senza l’altra, né senza essere perfettamente truccate e abbigliate in modo identico anche nei dettagli e non rilasciano mai dichiarazioni che non siano espressione di entrambe. Tra gli esiti “tangibili” della loro ricerca ci sono anche numerose performance all’aperto con abiti appositamente realizzati, centinaia di dipinti, disegni, video e fotografie che insieme costituiscono un ricchissimo archivio.
In una lunga chiacchierata ci hanno raccontato come è nata la loro “opera d’arte totale”, del loro rapporto con il pubblico e con il mercato e di come sia possibile sostenere nei decenni una performance tanto duratura e coinvolgente.
Come si può riassumere la vostra ricerca?
«Con “FUTURING”: è il termine che abbiamo inventato e sviluppato con e per la nostra arte. Quando ci siamo incontrate eravamo due artiste con una ricerca indipendente, venivamo dalla pittura, dalla scultura e dalla fotografia. Come artiste volevamo assumerci nuovi rischi, ci ponevamo domande completamente nuove e fondamentali: in quel momento per entrambe le nostre identità personali avevano assunto un significato molto importante il superamento dei generi sessuali tradizionali. Insieme abbiamo trovato un modo nuovo, inesplorato per superarli, una rielaborazione giocosa e speculare tra i sessi, che andava alla ricerca, allora come oggi, di maggior libertà e richiedeva coraggio. Così è iniziato il nostro lavoro insieme».
Come avete elaborato una via d’espressione artistica in grado di fondere due visioni distinte?
«All’inizio non avevamo idea di come poter lavorare insieme, di come poter convogliare i nostri due potenziali in un unico lavoro: ci abbiamo dovuto lavorare a lungo e l’aspetto migliore del periodo iniziale è che ci siamo prese molto tempo per sviluppare questo punto basilare della nostra ricerca. Per noi, infatti, era prioritario realizzare dei lavori significativi, che potessero portare un cambiamento nella società: questo ha provocato una grande irritazione per il mercato dell’arte, perché durante i primi anni eravamo giovani, internazionali e rappresentavamo una novità, così abbiamo ricevuto moltissime offerte di lavoro, ma ne abbiamo rifiutate tante, per darci il tempo di conoscere noi stesse e far crescere il lavoro in modo coerente a quanto scoprivamo».
Che rapporto avete instaurato con il mercato dell’arte?
«Abbiamo sempre lavorato pensando anche al mercato, dal 1990 viviamo del nostro lavoro come artiste, ma ci siamo prese la libertà di farlo mettendo in primo piano l’intensità del lavoro e la nostra riflessione su di esso, che per un artista è un lusso. Quando abbiamo iniziato era un momento di una grande svolta nel mercato dell’arte per il diffondersi delle grandi gallerie commerciali, molto orientate alla vendita, ma noi volevamo dare qualcosa di significativo al mondo, l’opera d’arte viva, non solo una produzione artistica con dei risultati “tangibili”: negli anni abbiamo realizzato anche molte opere come i dipinti, disegni, performance ma la vera opera, l’opera totale, è il nostro crescere, la nostra vita».
Come avete mantenuto vivo il vostro affiatamento per tre decenni?
«Comunichiamo moltissimo tra di noi, quando dobbiamo realizzare un’opera ciascuno fa le proprie considerazioni, ci riflette in modo autonomo, ma poi tutto converge nel lavoro di EVA & ADELE. Naturalmente ci sono anche delle discussioni tra di noi, ma questo è molto positivo, perché mantiene il lavoro fresco, vivo e lo sottopone a un esame severo che ne garantisce l’intensità».
La vostra performance non conosce pause, inizia appena sveglie e viene “sospesa” solo con il sonno notturno, prosegue in ogni momento e circostanza. Come riuscite a sostenere tutto questo?
«Con l’autodisciplina. È molto interessante lavorare in questo modo, perché è di per sé un’esperienza. Si basa su una volontà artistica molto forte, che sentiamo profondamente e che viviamo giorno dopo giorno. Lavorare insieme è stato fin dall’inizio una grande e continua nuova esperienza e così anche il nostro amore si è rafforzato. Non è sempre stato facile, perché la società è molto conservatrice (talvolta anche il mondo dell’arte), ma abbiamo sempre avuto anche molti sostenitori, che hanno intuito il nostro messaggio basato su una visione di libertà e proiettato nel futuro. Negli anni il nostro lavoro è stato riconosciuto da importanti musei; recentemente abbiamo avuto la grande mostra “L’AMOUR DU RISQUE” alla Me Collectors Room. The Olbricht Collection di Berlino (2018), la personale “YOU ARE MY BIGGEST INSPIRATION” al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris (2016), l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington ci ha onorate con una serata di gala a New York [appuntamento dedicato nel 2018 alle coppie di artisti, che ha visto coinvolti anche i Fratelli Champman e il duo Elmgreen & Dragset, tra gli altri n.d.r.), e nei prossimi mesi inaugureremo un’ampia personale al Museum der Bildenden Künste di Lipsia. Molti musei hanno acquisto nostre opere e abbiamo dei collezionisti fedeli che seguono il nostro lavoro da molti anni: questi sono riconoscimenti molto rilevanti nel nostro percorso. Per noi sono e sono stati significativi e emozionanti soprattutto i tantissimi riscontri che nel tempo abbiamo continuato a ricevere da singole persone che ci hanno fatto sapere che il nostro lavoro era stato importante per il loro sviluppo personale e per la loro evoluzione in termini di gender».
Quali elementi sono fondamentali per riuscire a portare avanti un progetto artistico?
«L’amore per l’arte e per la bellezza sono fondamentali, così come la voglia di continuare a scoprirle: noi viaggiamo spesso per visitare i musei e vedere architettura. È, inoltre, necessario riuscire ad essere indipendenti, perseguire il proprio sogno in libertà. È altrettanto fondamentale riuscire a instaurare un rapporto positivo con il mercato, perché per l’artista è di vitale importanza: quanto più vende, tanto più il suo lavoro può diffondersi e arrivare alle altre persone. Da parte nostra ci siamo assunte un rischio enorme: dare non solo il nostro lavoro, ma la nostra intera vita, il nostro corpo per l’arte, per la libertà e per la società, ma amiamo moltissimo ciò che facciamo e che abbiamo fatto fino ad ora, perché si tratta sempre, anche per noi, di continuare a scoprire EVA & ADELE».
Silvia Conta