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Exibart incontra Anna Ottani Cavina
Personaggi
Fino al 9 dicembre è ancora allestita alle Fruttiere di Palazzo Te, a Mantova, la grande mostra che racconta la nascita della pittura en plein air sottolineando il fondamentale ruolo che ebbe il paesaggio italiano nell’immaginario dei pittori europei. L’evento è un punto di partenza per un ampio discorso sulla pittura settecentesca con la nota curatrice e storica dell’arte...
Fino al 9 dicembre è ancora allestita alle Fruttiere di Palazzo Te, a Mantova, la grande mostra che racconta la nascita della pittura en plein air sottolineando il fondamentale ruolo che ebbe il paesaggio italiano nell’immaginario dei pittori europei. L’evento è un punto di partenza per un ampio discorso sulla pittura settecentesca con la nota curatrice e storica dell’arte...
di redazione
La fascinazione per l’Italia non è una dominante solo del ‘700. Già nel Medioevo, ma soprattutto nel XV-XVI secolo, l’Italia era meta di pellegrinaggi e offriva suggestioni per produzioni artistiche. Perché nel Settecento scoppia il caso “Italia”? Chi la fa scoprire?
Il magnetismo dell’Italia è durato per vari secoli ed ha avuto forse il suo apice nel Rinascimento. Potremmo dire che il ‘700 non rappresenta una riscoperta, bensì è l’ultima grande stagione di questa fascinazione.
Nel ‘700 l’Italia diviene protagonista come scena, luogo dove tutto avveniva. Gli artisti, ormai, sono uomini che si intonano a un background più progressista come quello inglese; tuttavia nel 1780 non si poteva essere moderni senza compiere il viaggio in Italia.
Nella mostra si parla di vari gruppi di pittori stranieri. Venivano in Italia affascinati dal paesaggio e dalla luce. Questi gruppi costituivano unità isolate o erano favorevoli allo scambio internazionale di idee?
A quel tempo, grande era la circolarità della cultura. E la Francia l’aveva unificata. Tutti parlavano francese (se leggerà “Guerra e Pace” noterà l’importanza del francese) e a Roma, che era molto piccola, si conoscevano tutti. Ma c’era un’idea di Europa diversa e le identità nazionali erano molto forti. Per esempio: i Tedeschi non si convertirono mai al dipingere “sur nature”…
Quanto erano importanti i racconti dei contemporanei per questi pittori? Si avventuravano perché affascinati dai resoconti dei loro colleghi-rivali?
Il viaggio in Italia seguiva un rituale, quindi per il viaggiatore si trattava di confermare luoghi comuni che aveva già appreso. “I luoghi erano consumati dalla matita dei pittori”.
E poi la geografia ha una sua dinamica: per esempio le Alpi non venivano notate; in luoghi come Olevano (nei pressi di Roma) non ci andava nessuno. Per vederli rappresentati, dovremo aspettare i tedeschi nazareni, che, avendo una vocazione mistica, cercavano luoghi più metafisici. Ma l’itinerario principe era Roma-Napoli. Anche a Venezia non ci andava nessuno. Verrà riscoperta nel periodo romantico.
Qual è stato l’apporto degli artisti italiani alla pubblicità del loro paese all’estero? L’Italia conosciuta al di là delle Alpi era un’Italia divulgata da stranieri o ci fu un contributo italiano nella costituzione di questo “mito”?
Gli italiani hanno avuto pochissima influenza. Di solito sono gli stranieri che ci rivelarono l’esistenza di luoghi sconosciuti. C’è un’eccezione però, ed è Piranesi. E’ lui che ha inventato una certa idea di Roma e, dal momento che produceva incisioni più economiche e maneggevoli dei dipinti a olio, è riuscito a raggiungere un ampio pubblico. Ma si tratta di un caso eccezionale, che va citato, ma resta un unicum.
Quali sono i prossimi progetti a cui si dedicherà? Dopo un libro e una mostra su quest’argomento lo ritiene esaurito?
In tutta la mia vita mi sono spostata molto negli argomenti. In questo sono diversa dagli storici americani che si specializzano fortemente in un campo. Certo, cambiando sempre, i rischi aumentano, bisogna sempre partire da capo e si può tentennare, ma, allo stesso tempo, ci si rinnova dal punto di vista del metodo.
Mi sono accostata questo tema per produrre un libro, “I paesaggi della ragione”, ma con una mostra potevo dire, e soprattutto mostrare, cose molto diverse.
Stavo continuando a dedicarmi a questo argomento, curando l’edizione italiana del diario di Thomas Jones, ma mi hanno proposto di curare una nuova mostra sul tema della montagna per l’inaugurazione del MART nel 2003.Ma bisogna trovare chiavi di lettura per un tema così vasto. Vedremo…
Articoli correlati:
Un paese incantato – Italia dipinta da Thomas Jones a Corot
Paysages d’Italie… (la stessa mostra, nell’allestimento francese)
I paesaggi della ragione
Art e Dossier, numero sulla mostra
Link correlati
www.centropalazzote.it/ita/itaframe.htm
Emanuele Lugli
[exibart]
La curatrice della mostra di Mantova
Un paese incantato
L’Italia dipinta da Thomas Jones a Corot
riceve la Légion d’honneur
Anna Ottani Cavina, curatrice della mostra Un paese incantato L’Italia dipinta da Thomas Jones a Corot, ha ricevuto lo scorso 8 novembre a Roma la decorazione di “Chavalier de la Légion d’honneur” durante una cerimonia tenutasi nelle sale dell’Ambasciata di Francia, a Palazzo Farnese.
Il prestigioso riconoscimento di origine militare (ora nomina estesa ad altre professioni civili) viene conferito nell’8% dei casi a chi opera nel settore dell’arte e della letteratura. Le donne costituiscono il 10% del numero totale degli insigniti.
Tra i pochissimi letterati e storici italiani che hanno fino ad ora ricevuto il premio vanno ricordati Giuliano Briganti, Umberto Eco, Federico Zeri.