Categorie: Personaggi

Federico Zeri: considerazioni a margine della vicenda

di - 3 Maggio 2000

L’idea collettiva che con il grande storico se ne sia andata una figura alla quale molto deve il mondo dell’arte italiana sembra invitare le coscienze di chi dell’arte fa la propria professione (critici e amministratori degli enti di cultura) a tenere viva l’attenzione sull’opera di Zeri e a promuoverne lo studio e l’approfondimento. Si potrebbe anche dire che fu Zeri stesso, con le proprie volontà testamentarie, a guidare la mano di chi è oggi impegnato a onorarne la memoria e a perpetuarne idealmente l’opera.
Ricapitolando un po’ le cose, sul finire dello scorso anno l’Università di Bologna ha annunciato la costituzione della Fondazione Federico Zeri presso la villa di Mentana a Roma diffondendone anche lo Statuto nel quale è detto che il fine della fondazione è “di tutelare, divulgare, promuovere e valorizzare l’opera e la figura di Federico Zeri in Italia e nel mondo”.
Da Il Giornale dell’Arte, che segue la vicenda con attenzione, si apprende che la questione si complica quando l’erede e nipote E. Malgeri fa valere le volontà del grande critico circa il mantenimento nella sede romana della cospicua biblioteca (100.000 vol) e della sterminata fototeca (almeno 400.000 foto), oggetto anch’essi del lascito a favore dell’ateneo bolognese. Nei mesi seguenti l’attenzione si è spostata verso la mostra della collezione Zeri di sculture dal XV al XIX sec., esposta presso l’Accademia Carrara di Bergamo cui è stata donata (un secondo lascito è stato fatto ai Musei Vaticani). A questo punto ci pare che i tempi siano maturi per conoscere quali siano le intenzioni dell’Università di Bologna circa la gestione del patrimonio documentario del maestro; si invoca da più parti la messa a regime delle operazioni di catalogazione e schedatura dei volumi e soprattutto della fototeca e tuttavia, cosa che sarebbe ben più singolare, non si hanno notizie neppure di un censimento di tale materiale, che dovrebbe essere propedeutico agli interventi sopra citati.
In verità ci sarebbe anche da notare che un certo velo di mistero sta scendendo anche sulla attuale localizzazione di quel materiale; circolano certe voci, senza dubbio azzardate e probabilmente prive di fondamento, che sostengono che una parte del materiale abbia già preso la via del nord, addirittura arrivano a sostenere che l’archivio si trovi a Ravenna, sede staccata dell’ateneo bolognese. Ma è proprio sulla parola “archivio” che vorrei fare una considerazione finale. La biblioteca, com’è ovvio, non è certo parte dell’archivio di Zeri, essa è invece, senza dubbio, la biblioteca di Zeri e le cose non vanno mai confuse. Per ciò che concerne la fototeca essa può, nella migliore delle ipotesi, configurarsi come archivio aggregato o come serie speciale dell’archivio, e qui sta il punto: che ne è dell’archivio di Federico Zeri?
Condiviso l’interesse per l’archivio fotografico e per la biblioteca appare evidente, infatti, che tali fondi risultano decapitati se ad essi non si associa l’archivio documentario che si presume altrettanto vasto e importante. La produzione documentaria di un pensatore di tale levatura dovrebbe comprendere carteggi, autografi, bozze, note e atti vari di eccezionale importanza. Chi ha competenze su questo? Esiste un progetto che lo riguardi? Si obietterà che per consentire l’accesso a tale materiale è necessario lasciar trascorrere i necessari tempi legali. E tuttavia ci pare che un censimento che quantifichi l’entità dell’archivio sia indispensabile. E ancora: esiste la certezza che l’ordinamento e la schedatura del materiale fotografico possa procedere indipendentemente dall’esame dei documenti cartacei?

Alfredo Sigolo

[exibart]

Visualizza commenti

  • Mi domando se esiste una dichiarazione di notevole interesse storico da parte del Ministero per i beni e Attività Culturali, relativa alla Villa di Federico Zeri a Mentana, con l'elecazione inventariale del patrimonio.Come è possibile altrimenti procedere alla costituzione della fondazione Zeri?.

  • Si sta scatenando l'infermo sui media. Soprattutto nelle riviste e negli inserti culturali (Sole24Ore domenica, TuttoLibri sabato, Giornale dell'arte...). Se si muovono i media come i giornali ed i siti internet forse si riesce a uscirne fuori. A quanto pare l'Università di Bologna non si è comportanta bene...

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