Giorgio Galli, la passione per la politica e la sua biblioteca

di - 28 Dicembre 2020

Ho di Giorgio Galli un ricordo soprattutto privato, che viene dalle tante volte che sono stata ospite da Francesca e Giorgio a casa loro, a Milano. Oltre ad essere la “città che sale”, Milano per me è la città del nomadismo affettivo, un nomadismo che è durato ben dieci anni, tanti sono gli anni che insegno all’Accademia di Brera, e che quest’anno è stato bruscamente interrotto.
Una delle case, e delle famiglie direi, che in questi anni mi hanno adottato è la loro: di Francesca Pasini, cara amica ormai da molto tempo, e di Giorgio, marito, compagno, amico e amore di Francesca, conosciuto personalmente la prima volta che misi piede in quella casa, sebbene l’avessi conosciuto molti anni prima per chiara fama.
Chiara e giusta fama, perché Giorgio era una intelligenza lucidissima e soprattutto curiosa, originale e non convenzionale, grazie alla quale ha scritto decine di libri. Accidenti quanti! Ero impressionata dalla quantità, osservandoli la notte, nel suo studio. Sì, perché io, a casa di Francesca e Giorgio, dormivo nello studio di Giorgio, e mi sentivo sempre un po’ in colpa a sottrargli quel luogo così suo, così pieno di centinaia di libri, ordinati o accatastati che fossero. Ma Francesca mi rassicurava, dicendomi che Giorgio aveva la capacità di concentrarsi ovunque e che non gli serviva il suo studio per scrivere, leggere o prendere appunti. E infatti, come io vi entravo, lui sgattaiolava fuori, tranquillo e silenzioso come un gatto. Simile alla Wanda, la gatta che lo seguiva sul letto, e alla quale era affezionatissimo.
Io però quei libri di notte, dopo aver a lungo chiacchierato con Francesca, che è una delle persone più tiratardi che conosca, prima di mettermi a letto li osservavo, conquistata dalla sequenza che li ordinava e dalla semplicità della scrivania dove, oltre al computer, c’erano spesso dei fogli scritti con una grafia minuta. Si impara sempre qualcosa a scrutare la biblioteca degli altri, si conoscono i gusti, le preferenze raccontate dalla collocazione dei libri, i più amati sono sempre quelli più vicini e più sciupati. Guai a fidarsi di quelli il cui dorso appare perfetto: da molto tempo non sono stati toccati e interrogati. Sono freddi.

La passione per la politica di Giorgio Galli

E dall’osservazione della biblioteca di Giorgio emergeva una incredibile passione per la politica. Direi, forse meglio, per capire la politica, facendo ricorso anche a strumenti e linguaggi apparentemente lontani da essa, come l’esoterismo e il pensiero magico alla cui indagine ha dedicato parte delle sue energie. Ma una mente brillante come la sua poteva permettersi di interrogare la politica anche in quel modo.
A cena, a volte, approfittavo della sua presenza, per chiedergli alcune cose che mai avrei potuto discutere con i mei amici, troppo malati d’arte e spesso troppo indifferenti alla politica. Giorgio, invece, era sempre pronto, con la sua squisita gentilezza, con quel garbo ormai in disuso per cui l’uomo non fa mai mancare il vino dal bicchiere di una donna, e via con le chiacchiere, con quella voglia inesauribile di confrontarsi e di capire quello che l’altro stava dicendo.
Ma Giorgio non amava solo la politica, amava tantissimo Francesca, che seguiva ovunque, che fosse in Norvegia, anni fa, sulle orme di Munch, come alla Libreria delle donne, a Milano, dove da qualche anno Francesca conduce degli incontri con artiste che espongono un’opera nella vetrina della libreria. Penso che Giorgio non sia mai mancato, non solo fisicamente, per solidarietà verso Francesca, soprattutto intellettualmente, per condividere con lei il suo pensiero e il suo lavoro. Ho sempre trovato bellissima questa sua generosità che gli faceva avere voglia di capire anche l’arte, di accettare punti di vista diversi dal suo, virtù che appartengono solo a un vero intellettuale, laico e curioso, quale Giorgio era.
Quando si entra a casa loro, sulla parete davanti la porta c’è un grande poster con i ritratti di Francesca e Giorgio sorridenti. Sotto c’è scritto: “La vecchiaia non esiste più”. Era il titolo che Francesca aveva voluto per un suo articolo scritto quando io ero direttrice di Exibart. Mi era piaciuto molto quel titolo, ancora di più era piaciuto a lei, che l’aveva voluto per immortalare una festa di compleanno di Giorgio, se non ricordo male.
La vecchiaia non esiste più, forse è vero. E non a caso Giorgio, a 92 anni, era tra i più giovani dei miei amici.

I funerali di Giorgio Galli si terranno mercoledì 30 dicembre alle 14.45 alla Chiesa di San Marco, a Milano

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