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GOLINELLI, CHE INCANTO!
Personaggi
Da Chen Zhen a Christo, da Peter Halley a John Bock. Marino Golinelli manda all’asta metà della sua collezione. Cominciando con una prima sessione londinese. Obiettivo: ripartire per una nuova avventura. Motivazioni e progetti li svela in questa intervista. Insieme a qualche sorpresa...
138 sono solo quelle mandate in gara a Londra il prossimo 13 ottobre! In realtà con Simon de Pury abbiamo concordato di mettere all’asta -con gradualità, tra la sede londinese e quella newyorkese- un totale di circa 266 opere, ossia quasi la metà della mia collezione. Penso che sarà il primo caso di un unicum, di un insieme piuttosto ampio e con un profilo molto chiaro –l’intreccio tra arte e scienza- ad andare all’asta. In ogni modo, per me, sarà interessante vedere il livello di coinvolgimento del pubblico, la loro reazione a questa tematica, molto legata al mio lavoro e alla mia formazione, che è un po’ un tracciato artistico dei continui cambiamenti e delle problematicità della nostra società all’avanguardia.
Si tratta di 266 acquisti di cui si è pentito?
No, assolutamente, sono tutti acquisti che rifarei. Diciamo che nelle mie case di Bologna, Venezia e Milano, e negli uffici della mia azienda farmaceutica, avrò più spazi vuoti da riempire con tante nuove opere.
Di chi sono le opere messe in vendita? Ci dica qualche autore.
Anish Kapoor, Thomas Hirschhorn, David Byrne, Carroll Dunham, Gilbert and George, Vik Muniz, Nam June Paik, Chen Zhen, Thomas Hirschhorn, Haim Steinbach, Richard Long, Christo, Nobuyoshi Araki, Mariko Mori, Peter Halley, Alighiero Boetti, Andres Serrano, Shirin Neshat, John Bock, Fabrizio Plessi, Nan Goldin, Domenico Bianchi, Bruno Munari, Paola Pivi…
Ma perché per i collezionisti la compravendita delle proprie opere è quasi sempre un tabù da non toccare?
Perché magari per molti collezionisti prevale prima di tutto l’idea della passionalità verso l’opera d’arte. O perché magari l’idea del guadagno facile o di uno status symbol da mettere in mostra attraverso il possesso di opere è in parte un pregiudizio nei nostri confronti. La vita non ruota tutta intorno al denaro. E comunque, in tutta onestà, questo lato della cosa a me non interessa, poiché considero l’arte come supporto alla vita e al desiderio di esplorare il mondo che cambia.
A quanto ammonta la base d’asta dei 138 pezzi iniziali?
C’è scritto nei comunicati stampa della Phillips de Pury (3.384.000-4.850.000 di sterline, n.d.r.).
Cosa ci farà con i soldi ricavati dalle vendite?
Quei soldi sono destinati all’acquisto di altre opere d’arte. All’inizio di un nuovo percorso. Ma senza troppi cambiamenti o inversioni di stile. Poiché continueranno a esserci molti punti di contatto fra visione scientifica e artistica del mondo contemporaneo. La verità è che l’idea di una nuova evoluzione della mia collezione è l’aspetto che m’interessa di più. Vi ho già raccontato ad esempio che in questo momento ho grande curiosità verso gli artisti dei paesi emergenti: indiani, coreani, cinesi. Sono attratto dalla loro maniera di tradurre in immagine la realtà fisica e dalla loro capacità di interpretare i sentimenti e i problemi della società civile attuale.
Insomma, sapere che tutte quelle opere non saranno più sue non le crea un po’ d’ansia?
Certamente, quelle opere rappresentano una parte della mia vita! Tuttavia, mi piace pensare che le aste contribuiranno a perpetrare il mio interesse per il mondo, l’umanità, il progresso. La condivisione di un’esperienza legata a un modo molto personale di scrutare l’arte del proprio tempo.
Un’ultima domanda: l’undici ottobre è il giorno del suo ottantasettesimo compleanno. Programmi? Ha già deciso come festeggerà?
Nel giorno del mio compleanno sarò già a Londra per gli ultimi dettagli organizzativi. Credo che festeggerò questa data così importante assieme a mia moglie Paola e pochi, intimi amici collezionisti gustando un cocktail. Ospitati da Simon De Pury, nella sala dove le mie opere sono esposte.
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Phillips de Pury & Company
Fondazione Marino Golinelli
a cura di marianna agliottone
*foto in alto: Progetto Arte e Scienza 2006 promosso dalla Fondazione Marino Golinelli – photo Michele Famiglietti
[exibart]