Categorie: Personaggi

Il Caso Cattelan

di - 9 Maggio 2004

Non accenna a scemare la polemica su quello che ormai la stampa nazionale ha ribattezzato il Caso-Cattelan. Gli ingredienti della storia accattivante ci sono tutti. Lui è giovane, ricco e famoso, vive in America, ma ritorna ad esporre nella città dove si è formato; l’opera è di quelle fatte apposta per spaccare in due (ma anche in tre e in quattro) l’opinione: scandalosa per alcuni, sottilmente toccante per altri; il luogo (del delitto?) è una delle piazze centrali della città. Conseguenze? Abbastanza prevedibili. Dal fronte dei cittadini contro l’oscena installazione all’immancabile intervento dell’eroe che stacca le sculture impiccate procurandosi fratture e ferite nell’atto di compiere la liberazione. A seguire l’ovvia mobilitazione della grande stampa nazionale (tv, radio, quotidiani…) con profusione di corrispondenti, cronisti e opinionisti di grido (su Repubblica si è ampliamente esposta addirittura Natalia Aspesi, con uno dei migliori pezzi scritti sulla vicenda).
Eh si, le sculture di bambini iperrealisti impiccate (ma Cattelan dice ‘appese’, anzi: ‘sospese’) ad una quercia secolare nel centro di Milano e liberate nottetempo da un operaio mezzo ubriaco, sono riuscite per la prima volta a smuovere una stampa solitamente sorda agli stimoli che provengono dell’universo dell’arte contemporanea. Naturalmente i giornali hanno reagito a modo loro. Da profani. Ma mediamente sono riusciti a mantenersi equilibrati, dando la parola alla parrocchia dei favorevoli ed a quella degli iconoclasti in maniera equilibrata.

E forse la cosa più interessante è –mentre scriviamo, sabato 8 maggio- sfogliare i giornali, ascoltare radio e tv. Per tracciare una buffa rassegna stampa che vede schierati tutti: politici, amministratori, associazioni di consumatori, intellettuali, filosofi, ministri e molti altri. La questione si fa ancor più divertente quando ci si accorge che gli schieramenti si sono ritrovati ad essere assolutamente trasversali. E così si scopre un Vittorio Sgarbi accanito difensore di Cattelan a fianco del Sindaco di Milano Gabriele Albertini di Forza Italia. E allo stesso tempo si scopre una maggioranza comunale (che nel capoluogo lombardo è per l’appunto di centrodestra) acidamente critica verso il proprio sindaco. Con Alleanza Nazionale che invoca un “trattamento sanitario obbligatorio per Cattelan ed un esame di buon gusto per il Sindaco. Che si deve prendere la responsabilità civile per l’uomo ferito e per i bambini che andranno in psicoterapia”. (Addirittura…) La Lega Nord con la consueta eleganza ha invitato l’artista ad esporre le opere “a casa sua”.
E mentre Albertini si sgola ricordando che “non abbiamo più il Minculpop e non dobbiamo rimpiargerlo” e soprattutto che “se c’è una persona che ha commesso un illecito questa è il signore che armato di seghetto ha abbattuto le sculture danneggiandole” le notizie e i commenti continuano ad affluire. Tra dichiarazioni ad agenzie e interviste ai quotidiani si registra: una leggera critica all’operazione da parte di Stefano Zecchi, uno scherno proveniente dal tele-alsaziano Philippe Daverio, commenti mediatamente favorevoli dalle istituzioni della Milano artistica come Flavio Caroli o Alessandro Mendini e una critica manco tanto velata da Bartolomeo Pietromarchi (“l’opera di Cattelan è fine a se stessa”) che nella sua Fondazione Olivetti promuove sì eventi di arte pubblica ma di più patinato (con buona pace del fondatore Adriano) impegno sociale.

Siamo quasi al parossismo. Così arriva la notizia che si è scomodato addirittura il Codacons, presentando alla Procura della Repubblica di Milano un esposto per verificare «se esistono profili penalmente rilevanti a danno del Comune di Milano». Mentre la deplorazione del Moige era già arrivata. La cosa non ha intimorito Harald Szeemann: il curatore ticinese porterà gli impiccati di Cattelan a Siviglia, dove –ad ottobre- curerà la locale Biennale d’arte.
Il dato assoluto di tutta questa storia è molto semplice: all’alba del nuovo millennio Milano si conferma purtroppo città provinciale, bigotta, retrograda, addormentata, incapace di leggere tra le righe di una provocazione piuttosto soft o addirittura –secondo molti- datata (si pensi a cosa faceva Gino De Dominicis trenta anni fa). L’attore che si presenta più malmesso alla fine dello psicodramma cattelaniano è dunque proprio questa Milano che deve assolutamente e urgentemente trovare gli stimoli per tornare in se. Per riacquisire il ruolo che sempre ha avuto nella storia: una metropoli internazionale, propositiva, concreta, aperta a ogni stimolo, priva di preconcetti.
Il personaggio che ne esce a testa alta è invece Gabriele Albertini. Amministratore di qualità che –assieme al parigrado romano, Veltroni, con cui ha recentemente stretto una trasversalissima alleanza foriera dei migliori sviluppi- si è schierato dalla parte della libertà di espressione. Costi quel che costi.
E infine non possiamo esimerci dal citare anche il protagonista patetico della vicenda. Stiamo parlando di Roberto Castelli, ministro guardasigilli della Repubblica italiana (si, proprio lui, quello che davanti a Montecitorio saltellava al grido di “chi non salta italiano è”), che su Radio Padania ha bofonchiato: “l’installazione è ridicola e grottesca, macabra e diseducativa”. Manco a farlo apposta è la stessa identica opinione che il 97% del paese ha del suo partito.

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  • Buongiorno, faccio una breve considerazione: penso che sarebbe sufficiente una giornata (nemmeno 8 ore piene) di normale briefing aziendale per tirare fuori una decina di buone idee, provocatorie al punto giusto, da spacciare per opere d'arte. Considero tutta l'opera di Cattelan una sorta di enorme briefing, durato parecchi anni, e neanche tanto efficace dati i risultati ottenuti.
    Alex

  • ...che dire... mi trovo più che daccordo con molti... si tratta di una forma libera d'arte che non serve che ad esprimere quanto milano (e non solo) sia caduta in basso... ormai tutti vivono con il paraocchi pronti a giudicare chi si espone chi va contro corrente senza accorgersi che immagini più crude vengono proposte ai bambini da telegiornali, videogiochi, tv e anche dallo stesso ambiente famigliare... ma è molto più facile contrastare un'opera d'arte esposta alla portata di tutti che immagini di una guerra "lontana"! per quanto riguarda la sensibilità infantile, non saranno certo 3 manichini appesi a turbare la mente dei bambini di oggi... bambini che passano più ore davanti alla tv e a giocare con i videogiochi è già tanto se si sono accorti della presenza di questa forma d'arte!
    giudico inoltre inapprensibile l'opera di un cittadino di aver risolto il problema semplicemente tagliando i fili! ...insomma non siamo adulti abbastanza per discuterne in modo civile e per rispettare le idee altrui?

  • Forse io non sono in grado di capire questa forma d'arte, ma ho provato orrore e pietà per quei bambini rappresentati in modo così realistico. "Toglieteli da lì, salvateli!" sono state le prime parole che mi sono venute in mente.
    Ogni giorno, la guerra, le sofferenze umane e la pubblicità mi investono con una valanga di immagini ansiogene. La mia fatica è tirarmi fuori, è avere la capacità di dimenticare per un po', di ridere e di vivere, pur nella piena coscienza del mio drammatico tempo. Essere libero da queste immagini implicitamente violente lo sento come un mio diritto naturale. Per questo ritengo che l'opera (per chi la ritiene tale) avrebbe avuto migliore collocazione in un luogo diverso, dove chi la fruisce lo fa per scelta.

  • ogni giorno ad ogni angolo della strada, accendendo la televisione, sfogliando il giornale o, senza andare troppo lontano, nel nostro stesso condominio o nel nostro appartamento siamo aggrediti dalla sofferenza, dalla morte, dalla depravazione, dal dolore. siamo ormai diventati insensibili nei confronti di tutte queste cose; mendicanti afflitti da malformazioni o malattie incurabili e bambini costretti ad elemosinare per arricchire qualche spietato aguzzino ci passano sotto gli occhi senza suscitare altra emozione che non sia la noia e il fastidio per qualcosa che ci costringe a fare i conti con la nostra coscienza. e adesso facciamo gli ipocriti scandalizzandoci per tre manichini che in realtà puntano il dito su una verità palese che tutti cercano di ignorare o addirittura censurare (vedi il volpone che ha reciso le corde!!)

  • Bravo Alex, Briefing aziendale. Di questo si tratta.Obiettivo di marketing:far alzare le proprie quotazioni di mercato.Cattelan vende il marchio "Cattelan" come Oliviero Toscani venderebbe l'ennesima maglietta di Benetton...parliamoci chiaro, non è questione di moralismo,la verità è che finalmente la gente inizia a stufarsi di vivere in questo mare puzzolente di spazzatura mediatica, dove tutto è fatto solo per essere venduto più in fretta e col massimo profitto. Qualcuno ha visto qui a Milano la mostra del World Press Photo 2004? Eppure li chiamano fotogiornalisti! non artisti, neanche fotografi. Lavori sudati, di gente che ha avuto il coraggio di mettere il naso là dove nessuno osa addentrarsi e di lanciare ben altre provocazioni. Lavori - e non mi riferisco alle solite foto sull'Iraq ma a ben altro- che sono capaci di tenerti lo sguardo incollato e provocarti mille pensieri.
    Indifferenza è tutto ciò che Cattelan riesce a suscitare ad una persona intellingente ed indifferenza meriterebbe, non censura, non certo, però, neanche una voce tanto possente(a chi altri avrebbero dato il permesso di fare un'allestimento del genere?) per poter continuare a propinarci le sue irritanti minestrine di provocazione rimescolata. Che almeno il briefing lo faccia durare almeno mezz'ora la prossima volta! anzichè dedicargli solo i dieci minuti di una seduta al gabinetto.
    Maria

  • Simona, scusami ma nessuna ipocrisia e nessuno scandalo per i tre manichini di Cattelan. Ha ragione Maria, merita solo indifferenza. Appunto perchè ne abbiamo piene le scatole tutti i giorni con gli eventi che hai ben descritto tu, il gesto di questo pseudo-artista diventa ridondante, inutile, non aggiunge nulla e sicuramente non contribuisce a migliorare le cose, lo abbiamo visto.
    Credi veramente che 3 fantocci con la sua caricatura (in pratica ha impiccato il Charlie della scorsa Biennale) possano contribuire a cambiare qualcosa, nel nostro condominio o nel mondo intero? Allora non ci siamo. Preferisco pensare allo sforzo titanico di Gino Strada con la sua Emergency o ai Medici senza Frontiere. Invece di fare per forza il burlone, senza mai capire dove finisce la burla ed inizia la sua denuncia alla società malata, il Cattelan potrebbe indirizzare i milioni che guadagna (invece di foraggiare le fondazioni che lo promuovono, alla faccia nostra) in un modo più costruttivo.
    Alex

  • ...mercoledì un' opera di Cattelan é stata battuta ad un' asta di Christies di New York per 2,08 milioni di dollari. La stessa opera era valutata fino a poche settimane fa 600 mila dollari.

  • Mi può stare bene la provocazione, ma "opere" come queste mi consolano solo perché mi fanno pensare che allora l'artista arricchito potrei farlo anch'io.
    C'è una bella differenza tra una provocazione sottile ed intelligente, magari da leggersi su diversi livelli di significato, ed una vaccata come questa.
    Perfino le opere di Oldenburg meno significative sono immensamente più significative (da signum+facio) di questa... Anche quando non fanno discutere animatamente, almeno fanno pensare (pensare seriamente, intendo).

  • Si vedono tante di quelle provocazioni che ormai sembrano davvero trasgressive solo
    le nature morte dei pittori dilettanti.
    Quanto tempo è passato da quando Jeff Koons si raffigurava nei suoi amplessi con Cicciolina? Era anche divertente.

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