Un Piccolo Teatro Grassi sold out per il drammaturgo, scrittore e poeta norvegese Jon Fosse, Premio Nobel per la Letteratura nel 2023, che ha ricevuto la pergamena della città di Milano «Per le sue opere teatrali e la sua prosa innovativa che danno voce all’indicibile toccando le corde più autentiche e intime dell’animo umano», come ha sottolineato l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, nel discorso di consegna. La serata, inserita nell’ambito della rassegna culturale La Milanesiana, fondata e diretta da Elisabetta Sgarbi e giunta quest’anno alla 25ma edizione, è iniziata con la lettura di alcuni passaggi tratti dall’ultimo romanzo di Fosse, Un bagliore. Sul palco, insieme al Premio Nobel che leggeva in norvegese, anche Tommaso Ragno, Migliore attore non protagonista ai Nastri D’Argento 2022 per il film di Mario Martone Nostalgia, che leggeva lo stesso passaggio in italiano. A seguire poi una leggera e veloce intervista con il Premio Strega Paolo Giordano, dove la timidezza è stato uno dei fil rouge.
«Con la vecchiaia mi sono abituato a stare sul palco, ma da ragazzo odiavo salire e mettermi in scena, ero molto timido. Per questa mia caratteristica pensavo di non essere adatto al mondo del teatro, avrei preferito fare il pescatore. Invece mi sono accorto che molti grandi attori sono estremamente timidi e riservati. Allora ho trasformato questa timidezza nel mio teatro e ho iniziato a scrivere per gli attori e attraverso le opere teatrali incontrare i pubblici di vari paesi del mondo».
Ma ti rileggi quando hai finito? «Appena finisco di scrivere un romanzo rileggo il testo, ma poi una volta pubblicato non lo prendo mai più in mano, devo andare avanti. Così come non leggo cose mi riguardano, mi sono stancato di Jon Fosse. Invece per le opere teatrali, non mi stanco mai di vedere nuovi adattamenti».
Grande amore per il teatro accantonato per 15 anni per scrivere Settologia. «Spesso il teatro mi dà materiale per approcciare l’opera di prosa. Ma per me è importante che i due generi siano separati e che dicano cose diverse. Poesia e opere teatrali per esempio si assomigliano di più e una delle mie citazioni preferite è di Garcia Lorca che definisce il teatro “una poesia che si alza in piedi”». Il protagonista da Un bagliore si perde in una selva oscura. É un riferimento a Dante? «Ho studiato letteratura e Dante è stato uno degli autori che ho studiato maggiormente. Ma sono tante le opere e i riferimenti artistici nei miei testi. La mia traduttrice giapponese mi ha raccontato che la mia scrittura le ha ricordato i quadri di Rothko, cosa a cui non avevo pensato neanche io ma quando ho visto la mostra a Vienna ho capito a cosa si riferisse».
Cosa insegneresti alle nuove generazioni che si avvicinano alla scrittura? «Non ascoltate i maestri, disobbedite e fate invece quello che la vostra voce interiore vi dice».
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