20 gennaio 2021

In ricordo di Cesare Misserotti: addio al fondatore della Galleria l’Elefante

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Carlo Sala ricorda Cesare Misserotti, fondatore della storica galleria l’Elefante di Treviso, scomparso il 16 gennaio. Portò in Italia la Pop Art e il Nouveau Réalisme

Cesare Misserotti
Cesare Misserotti

Il 16 gennaio ci ha lasciato Cesare Misserotti, il fondatore della galleria l’Elefante di Treviso. La sua attività era partita nel lontano 1964 quando, con un gruppo di amici ventenni, aveva inaugurato la galleria a Mestre con una mostra di Tancredi, morto a Roma nel settembre di quello stesso anno. La profonda etica di Cesare Misserotti – che pur operava nel mercato – si vede fin dalla scelta di non vendere alcuna opera dell’esposizione per non lucrare sulla prematura scomparsa del giovane artista. Seguiranno una serie di mostre di ottimo profilo, come quelle dedicate a Heinz Mack, Nanda Vigo (con testo di Lucio Fontana), Paolo Gioli e la storica “American Supermarket”, che per la prima volta propone al pubblico europeo le opere degli esponenti della Pop Art proprio nell’anno che vedrà il loro “sbarco” in laguna per la Biennale di Venezia con un evento nell’ex consolato statunitense e il premio per la pittura a Robert Rauschenberg, un riconoscimento che simbolicamente inaugura l’egemonia internazionale dell’arte statunitense. Come ha ricordato Cesare in un suo scritto del 2014: «La mostra fu quasi ignorata dal pubblico e dalla critica. La stampa ridicolizzò l’evento: Una galleria privata espone polpette», riferendosi alle iconiche opere di Claes Oldenburg.

Sempre all’insegna dell’arte americana fu la mostra di apertura della nuova sede, stavolta a Venezia, in Campo San Provolo. Grazie alla collaborazione con la mercante Ileana Sonnabend venne realizzata un’esposizione sulla Pop Art che presentava oltre quaranta opere entrate nella storia dell’arte come Flowers, Electric Chair e Campbell’s soup di Andy Warhol, Sunrise di Roy Lichtenstein, Taxi di Rosenquist (poi acquisito dalla collezione Panza di Biumo) e Great American Nude di Wesselmann che la polizia fece rimuovere per oltraggio al pudore.

Negli anni seguirono varie esposizioni come la prima personale di Franco Vaccari o La Biennale Eclatée (1968) del francese Raymond Hains, autore a cui Cesare sarà particolarmente legato. A ventisei anni Cesare Misserotti fu costretto a chiudere la galleria perché, sempre citando le sue parole, «l’illusione di fare il gallerista senza cedere ai compromessi di un mercato che chiedeva altro mi convinsero che ero troppo in anticipo sui tempi. Hains, Tancredi e Fontana stesso e gli altri con i quali avevo cominciato e condiviso un percorso straordinario non interessavano a nessuno».

Per anni farà il mercante continuando a operare tra Venezia e Milano e a frequentare assiduamente gli artisti con cui si cementano rapporti di profonda amicizia. Nel 1995 riapre con Perla Bianco la galleria, prima a Mogliano Veneto e poi a Treviso, portando avanti una programmazione di grande qualità volta in particolare a rileggere i fenomeni legati all’arte degli anni Sessanta e Settanta dal Nouveau Réalisme alla Poesia visiva fino alla Body art attraverso mostre di grande rigore. Spiccano alcune esposizioni come quella di Gina Pane del 2010 (curata da Valerio Dehò) incentrata sulla mistica del corpo dei martiri e santi cristiani con straordinarie opere degli anni Ottanta, allora poco indagate dalla critica. Cesare e Perla si dedicheranno spesso all’opera della Pane, anche grazie al legame di amicizia con Anne Marchand (la compagna che dalla morte dell’artista ne gestisce l’opera), dando un contributo organizzativo alla grande retrospettiva realizzata nel 2012 al MART di Rovereto con la curatela di Sophie Duplaix.

Cesare Misserotti e Paolo Ciregia durante l’allestimento della mostra “Paolo Ciregia. Forse sarà di nuovo”, Galleria l’Elefante, Treviso, novembre 2017

Ricordo le stimolanti discussioni in galleria con Cesare, sempre all’insegna della sua profonda allegria. È stato un onore collaborare con lui sia in mostra storiche, come “Un ignobile sublime”, dedicata ai Nuovi Selvaggi tedeschi per cui scrissi gli apparati critici, che per esposizioni legate alla scena emergente come la personale di Paolo Ciregia “Forse sarà di nuovo”, del 2017. Mi rattrista pensare che a marzo dell’anno scorso avremmo dovuto aprire la seconda personale di Ciregia, poi rimandata a tempi migliori a causa del lockdown.

Caro Cesare, voglio pensare che ora, privo dei limiti terreni, tu stia realizzando la performance che avresti voluto fare nel 1964 per aprire la galleria a Mestre in omaggio a Yves Klein. Mi sembra di vederti in groppa a un elefante blu con al tuo fianco un drappello di artisti del Nouveau Réalisme che vagate spensierati tra mille risate.

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