“Dopo molti anni trascorsi all’estero dove ho ricoperto incarichi di prestigio che mi hanno dato grandi soddisfazioni, sono felice di tornare in Italia per mettere la mia esperienza al servizio del mio Paese, con cui ho sempre mantenuto”, ha dichiarato Monica Preti in occasione della sua nomina a direttrice della Fondazione Pistoia Musei.
Storica dell’arte moderna, laureata a Firenze con specializzazione al Courtauld Institute di Londra, borsista alla Fondazione Longhi e PhD all’European University Institute (sempre a Firenze), è stata conservatrice della biblioteca e responsabile delle attività didattiche della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente a Milano e dal 2006 al 2021 è stata Responsabile della programmazione culturale all’Auditorium del Musée du Louvre.
Monica Preti prenderà incarico dal prossimo 3 maggio e per il prossimo triennio sarà responsabile della conduzione, della gestione e della cura del patrimonio della Fondazione che fa capo a Caript, sistema museale composto da quattro sedi situate nel centro cittadino, occupandosi anche della programmazione delle mostre temporanee e delle attività didattiche ed educative. Ecco la nostra intervista a caldo.
Si aspettava di ricevere questa nomina?
Non me l’aspettavo particolarmente, ma mi ha fatto molto piacere, tanto più che dopo essere stata scelta ho potuto incontrarmi più volte con la dirigenza della Fondazione Caript e di Pistoia Eventi Culturali e ho avuto la sensazione di una fortissima sintonia.
Come si articolerà il suo progetto per i musei della Fondazione Caript?
Il mio progetto – che non potrà essere pensato che in collaborazione con gli altri musei della città – si ispira ad alcune idee guida. Penso innanzitutto a musei inclusivi e collaborativi: al Louvre ho imparato che un museo non ha un pubblico, ma pubblici al plurale, eterogenei per cultura, età, provenienza. È un dovere di qualsiasi istituzione culturale essere cosciente del contesto in cui è immersa, e dunque dei pubblici a cui rivolge la propria offerta, che dovrebbe essere quanto più possibile diversificata. Bisogna peraltro essere consapevoli che le collezioni non bastano ad avvicinare il pubblico ai musei: è importante pensare anche a una serie di iniziative ‘allettanti’, calibrate appunto sugli interessi dei differenti pubblici, anche in sinergia con le altre realtà culturali cittadine, e non solo. Penso prima di tutto alle scuole, con cui i rapporti dovrebbero essere biunivoci: non sono solo le scolaresche che vanno portate nel museo, ma anche il museo che deve andare nelle aule. Gli strumenti sono molteplici e Pistoia ha già al suo attivo un’ampia esperienza in tal senso: laboratori, visite guidate, collaborazione con gli insegnanti. Un’altra priorità per me è quella di attivare delle collaborazioni con le associazioni per l’inclusione sociale; e poi naturalmente proporre anche un programma culturale di alto livello per la cittadinanza, sull’esempio di quanto facevo al Louvre: un programma aperto all’arte contemporanea e ai grandi interrogativi del nostro tempo. Il tipo di musei in cui credo sono inoltre musei aperti alla città e al territorio: l’orizzonte a cui tendere secondo me è quello del museo diffuso, integrato in un sistema di rete, così da concertare le proprie iniziative con quelle degli altri attori presenti nel territorio (altri musei, scuole, associazioni), moltiplicando l’impatto delle rispettive attività. Un’altra dimensione che per me è fondamentale è quella dei musei intesi non solo come luogo di conservazione, ma anche di studio e valorizzazione delle collezioni. Da questo punto di vista i musei della Fondazione Caript – grazie alla varietà e alla ricchezza del loro patrimonio, che spazia dall’archeologia all’arte medievale e moderna fino al Novecento – consentono di pensare programmi scientifici e culturali di livello nazionale e internazionale. Un cantiere prioritario sarà la catalogazione e il nuovo allestimento museografico dell’Antco Palazzo dei Vescovi che è stato avviato in collaborazione con la Scuola Normale di Pisa.
Quale sarà, e come cambierà, il ruolo dei musei nel prossimo futuro, osservando le mutazioni che stiamo vivendo nel presente?
La pandemia del Covid-19 ha coinciso con – e sancito – un punto di svolta radicale nell’uso delle nuove tecnologie, accelerando dei processi che forse erano già in atto, ma che nell’ultimo anno si sono prepotentemente sviluppati nell’ambito museale e più generalmente culturale. Mi riferisco naturalmente a tutte le tecnologie che consentono forme di interazione a distanza con il patrimonio artistico e culturale (nonché di condivisione dello stesso), le cui potenzialità tuttavia vanno ben al di là dell’emergenza contingente, e fanno intravedere possibilità di sperimentare formule e iniziative del tutto inedite. Speriamo tutti di poter tornare al più presto a frequentare fisicamente i musei; però le novità che si sono andate sperimentando in questo periodo non mancheranno di portare comunque a una trasformazione radicale dell’offerta museale.
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