Categorie: Personaggi

La moda? C’est moi! |

di - 4 Marzo 2004

L’incontro con Pierre Cardin (Venezia, 1922. All’anagrafe Piero Cardin) in occasione della mostra sulle sue creazioni allestita a Milano alla Galleria Sozzani rivela un personaggio spiritoso, affabile, un ottuagenario in gran forma che con la sua parlantina travolgente parla di moda, arte, politica e molto altro, permettendosi una simpatica immodestia. Si dimostra un po’ restio a parlare degli altri, se non per raccontare la sua vita, e il suo soggetto preferito è sicuramente la sua moda, le sue creazioni.

Quali artisti hanno contribuito alla sua formazione e l’hanno eventualmente ispirata?
Devo dire che li conosco un po’ tutti, i Fiamminghi, i Toscani, i Veneti, Botticelli… Li ho visti per interesse culturale, ho fatto 47 volte il giro del mondo, sono stato ovunque anche per vedere i siti archeologici. Ho visto tutti questi luoghi per farmi una cultura, ma non ho mai copiato: in generale la gente visita i musei per ispirarsi, io no. Nel mio lavoro non ci sono ispirazioni; il periodo esposto qui (anni ’60 e ’70, ndr) era il risultato della mia fascinazione per i viaggi sulla luna, i satelliti, la fantascienza. Io pensavo di andare sulla luna, e sono l’unica persona al mondo che ha indossato la tuta originale indossata dal primo astronauta che mise piede sulla luna. Mi sono fatto una formazione quando ero molto giovane frequentando artisti di tutti i campi (letteratura, pittura, scultura), una formazione internazionale. Da giovane si impara molto velocemente…

Ha conosciuto molti artisti?
Sì. Picasso, Dalì, Braque, Mirò, che ho conosciuto molto bene, li ho incontrati tutti quando avevo vent’anni.

E’ stato influenzato dal surrealismo nelle sue creazioni?
No, devo dire che non mi sono ispirato a pittori o scultori, li ho conosciuti soltanto. La pittura, la scultura, l’incisione sono sempre state mie grandi passioni ma non le ho mai copiate.

Lei ha aperto spazi espositivi per l’arte: quali sono le sue ultime passioni per quanto riguarda gli artisti attuali?
Diciamo la pittura giapponese contemporanea che ha influenzato molto la pittura francese, come nel secolo scorso gli Impressionisti francesi -Monet, Manet, Renoir- si ispiravano alla Cina e al Giappone.

Lei è anche designer: cosa pensa del rapporto fra moda e design? I due campi si influenzano a vicenda?
Si tratta sempre di forma: io posso fare un abito come un armadio. I due campi non sono separabili, l’unica differenza è che una sedia non può camminare; potrei però fare un abito che assomiglia a una sedia, nudo sulla schiena con le fasce come uno schienale, con le gambe che fuoriescono come i piedi di una sedia. Diventa tutto immagine, anche se io realizzassi un camino… Io lavoro come uno scultore: non seguo il corpo della donna, scolpisco la forma; è come se facessi un vaso: io faccio un abito e poi ci metto dentro la donna. La forma diventa moda.

Vede punti di intersezione fra la moda e l’arte? Sembra che negli ultimi anni si “copino” a vicenda: quale delle due prende più ispirazione dall’altra?
C’è un grande parallelismo fra moda e arte e anche fra queste e il design. E’ il copiare che va rimproverato, in tutti questi campi; i grandi stilisti sono quelli che fanno qualcosa che non esisteva, coloro che copiano sono figure secondarie, non sono creativi: il gusto non è creatività, è solo una scelta. Perchè quello che si fa sia arte, bisogna essere il primo ad averlo fatto. Anche la tecnica è creazione, creazione allo stato puro. Penso che l’arte contemporanea e la moda si copino molto, anzi è la moda a copiare gli artisti. Non nel mio caso, però…

La moda italiana trova grande spazio nel mondo e molte case di moda creano spazi espositivi per l’arte (Prada, Trussardi…); in Italia non c’è però uno spazio espositivo dedicato alla moda…
Anche all’estero è così. Solo io espongo la moda, a Parigi, ma a casa mia… E’ uno spazio che ho creato cinque anni fa. In ogni caso vi espongo solo la mia moda.

Quali grandi personalità ha incontrato?
Fidel Castro, persona di grande fascino, e tutti gli altri leader comunisti. Volevo capire , volevo vedere il “paradiso”, invece ho trovato l’inferno. Il comunismo è una bella idea, ma la realtà… I più grandi privilegiati che ho visto sono proprio i comunisti.
Comunque ho incontrato tutti i potenti del mondo, persino Gandhi, Deng Xiao Ping, Kennedy.
Ho vestito Lucia Bosè, Sophia Loren, Alida Valli, Lauren Bacall, Elizabeth Taylor… Oggi è il tempo di Madonna… Allora le star erano di un altro livello, non contava solo il corpo. Comunque anche ora sono bellissime ragazze, c’è sempre talento in ogni generazione, la forza della novità, della gioventù…
Quando ero ventenne frequentavo Visconti (che mi ha regalato la prima valigia disegnata da Gucci), Pasolini, Bolognini. Poi Maria Callas, Walter Chiari…Ho lavorato con Cocteau come costumista per i suoi film e le sue pièces teatrali.

Ha avuto contatti con gli artisti Pop, Warhol…?
Andy Warhol l’ho conosciuto molto bene, certo. Lui fotografava tutti, sempre, senza lo scrupolo di chiedere il permesso…
Lo stesso faceva Cartier-Bresson, che pure ho conosciuto molto bene. Dalì invece era brillante e amichevole quando si era faccia a faccia, appena arrivava qualcun’altro cambiava subito comportamento. Ho conosciuto William Klein…insomma tutti i grandi fotografi e farò presto una retrospettiva con le foto che mi sono state scattate dai più grandi fotografi nel corso degli anni (Klein, Cecil Beaton, Cartier-Bresson…). Ci saranno foto di me sin da bambino, e mi si vedrà invecchiare seguendo il percorso espositivo; la mostra sarà fra un anno a Parigi e poi andrà in tournée in tutto il mondo.

La moda ha festeggiato il ritorno trionfale degli anni ’80. Quale pensa sia l’eredità di quegli anni sul costume, sulla moda…? Cosa ne resta?
Com’erano i vestiti degli anni ’80…? Lunghi, mi sembra, un po’da poveracci. La tendenza era per lo stretto, tutto in nero… Beh, era moda anche quella…

Lei è anche artista?
Sì, scultore. Ci sono quattro grandi sculture all’Espace Cardin che ho realizzato quarant’anni fa. Ora non scolpisco più, ma ho mantenuto il senso della scultura, so lavorare con le mani…

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Pierre Cardin ambasciatore dell’Unesco

mariacristina bastante e stefano castelli
intervista realizzata il 26 febbraio 2004

[exibart]

Visualizza commenti

  • Bravo Stefano, bell'intervista, vivace, mirata, interessante. Disegna perfettamente i contorni del personaggio. ciao alla prossima.
    myriam

  • Come per Rabanne, la mostra alla Galleria Corso Como 10 di Milano su Cardin è interessante seppure con pochi esemplari d'abito esposti.
    L'idea comunque è resa, sulla genialità dell'artista.
    Quello che sorprende nel guardare i manichini in pose "mosse", è come il fascino dell'abito provenga da materiale semplice, lavorazioni ridotte al minimo, elaborati con una fantasia di taglio e cucito che fanno, dell'abito, un pò il piacere che provano i bambini quando emulano gli adulti.
    Una cosa è certa, ed è che Cardin ha seguito e segnato il trascorrere del tempo, con i suoi eventiu caratterizzanti e simbolicamente rappresentativi.
    Da ultimo, oltre che belli sono sicuramente anche comodi da inodssare i suoi abiti, e questo non è poco visto certi obbrobbi contemporanei.

    Angelo

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