03 dicembre 2009

LA PITTURA CHE CI GUARDA

 
Uno sguardo magnetico, il ribaltamento del punto di vista tra osservatore e osservato. Tiziano Scarpa ci racconta il primo quadro che dice “io”. E La Tempesta? “Antinarrativo, un’istantanea”. L’occhio di uno scrittore sulle opere di Giorgione. In occasione della grande mostra che apre la prossima settimana a Castelfranco Veneto...

di

È un punto di vista inedito quello dello scrittore
veneziano, recente vincitore del Premio Strega per il romanzo Stabat mater. Il celebre Ritratto di
vecchia,
che
fonti antiche riconducono a un ritratto della madre del “Zorzon de
Castefranco”, è, secondo Tiziano Scarpa, portatore di una forza particolare.
Quella di sovvertire le funzioni tra spettatore e immagine…

Non pensi che il Ritratto di vecchia del Giorgione sia un’opera di
natura filosofica? Forse in chiave che potremmo definire esistenzialista?

Probabilmente la chiave di lettura esistenzialista è
quella più immediata o che maggiormente ci appaga, anche emotivamente. Ma quella
vecchia è lì per qualche motivo e tiene la bocca aperta. Mi è capitato
recentemente di leggere un saggio di uno studioso francese sulle opere d’arte
in cui sono raffigurate persone con la bocca aperta, catturate nel momento in
cui dicono qualcosa. Questo è uno degli aspetti fondamentali. Noi troppo
sbrigativamente tendiamo a pensare che ciò che dice corrisponda alle parole
“col tempo”, scritte nel cartiglio. Invece potrebbero essere altre le frasi
pronunciate e il senso dell’opera potrebbe essere ricercato altrove…

Giorgione - Ritratto di vecchia - 1508 ca. - olio su tela - cm 68x59 - Gallerie dell'Accademia, VeneziaIn che cosa?
Benché la mia sia una sensazione non tanto da storico
dell’arte, ma da fruitore dell’opera, ci ho riflettuto spesso e non ho dubbi.
Quel quadro è a mio avviso il primo che dice “io”, che prende posizione diretta
nei confronti dello spettatore, ribaltando la dinamica di visione.

Cioè?
Quella donna non è lì solo per mostrare qualcosa o per
mostrarsi all’osservatore, per manifestare la propria identità o rendere
visibili i segni del tempo, come si deduce dalla bocca. Al contrario è lei che
ci guarda, è lei che ci tramuta in oggetti di sguardo, parlando di sé. Nel
cinema capita questo quando un attore guarda direttamente nella camera e sa di
essere spiato, e quindi non si esime dal guardare l’osservatore negli occhi.

Quindi una grande forma di consapevolezza…
Certo. Quell’immagine non si accontenta di un ruolo
assegnato ma manifesta una sua precisa volontà. Siamo noi ad essere passivi,
mentre la vecchia è soggetto. È come se il voyeur fosse improvvisamente
diventato succube di quell’immagine che vive. In questa maniera noi siamo solo
riverberi e propaggini di un’opera che rivendica per sé una forte indipendenza,
e che autonomamente riesce a esistere.

Hai mai sentito il fascino della dimensione narrativa
della pittura? La capacità di poter raccontare una storia seppure con la
sintesi cui costringe una visione statica?

Forse sì, anche se sento più vicine opere che dimostrano
il loro essere istantanee, e cioè antinarrative. Penso per esempio sempre a
Giorgione, alla Tempesta, in cui il fulmine non costruisce una storia, ma si dimostra
l’accadimento di un solo e preciso momento. Ci sono poi tanti elementi che ne
complicano la lettura, dalla strana presenza della donna che allatta alla
possibile lettura in chiave di allegoria politica…

a cura di daniele capra

*articolo pubblicato su Grandimostre n. 7.
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dal 10 dicembre 2009 all’undici aprile 2010
Giorgione
a cura di nrico Maria Dal Pozzolo, Antonio
Paolucci e Lionello Puppi
Museo Casa Giorgione
Piazza San Liberale – 31033 Castelfranco
Veneto (TV)
Orario: tutti i giorni ore 9-19
Ingresso: intero € 10; ridotto €8/7
Catalogo Skira
Info: tel. 800904447
/ +39
0423735673; info@museocasagiorgione.it;
www.giorgione2010.it

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