Ma il tempo che impieghi per svolgere queste mansioni non è sottratto a quello destinato ad altri impegni? E quanti curatori-direttori di musei sono disposti a svolgere mansioni di questo genere?
Certo, è una questione di tempo, oltre che di soldi. Con la crisi si è liberato del tempo, e io l’ho investito anche in questo modo. E poi, mentre prendo in consegna l’opera che mi serve per la mostra, osservo le altre opere in collezione, che potranno servirmi per esposizioni successive.
Altri “tagli”?
Un altro risparmio l’ho fatto sul catalogo. Al posto di farlo fare ai soliti tre-quattro editori leader nella pubblicazione di cataloghi d’arte, l’ho commissionato a un editore che, meno conosciuto e con poca distribuzione (ma tanto, con gli altri editori big che ho utilizzato finora, la distribuzione è solo sulla carta), mi fa risparmiare il 60%. E risparmiano anche i visitatori che desiderano acquistarlo, visto che il prezzo di copertina è molto più contenuto.
Fin qui si è parlato dell’adozione di escamotage pratici. Ma hai adottato anche tecniche “creative”, utilizzando facebook, sms, e-mail e chat…
Infatti per il catalogo della mostra Esposizione Universale, invece di pagare critici e storici dell’arte per redarre i testi, ho pensato di inviare ai miei contatti elettronici alcune domande, che corrispondono ai temi della mostra. Le frasi di risposta che ho ricevuto comporranno un mosaico che parlerà delle tematiche affrontate, dando vita al pensiero collettivo, che coinvolge dal critico d’arte mio amico al mio dentista.
E per quanto riguarda le esposizioni fieristiche e in particolare MiArt, la fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano da anni sottotono?
Nella capitale della finanza, quella con la maggiore quantità di gallerie di qualità e di artisti, la fiera non corrispondeva affatto all’offerta della città, soprattutto per il settore del contemporaneo. Per cui si è deciso d’intervenire su questo terreno, organizzando con Alessandro Cappello e Donatella Volontè operazioni che avessero anche dell’istituzionale oltre che del mercato, e investendo in comunicazione. Si tratta in sostanza di una sorta di soccorso che si è attivato da parte delle istituzioni, in un momento in cui servono spazi più ampi per la ricerca se davvero vogliamo superare la crisi, e un lavoro di rete, di cui tanto si parla e poco si vede, un lavoro inteso come collaborazione tra istituzioni e tra pubblico e privato.
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a cura di francesca guerisoli
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Molto delicato il discorso sulla RIDUZIONE DEI COSTI- tutti quelli che ci hanno provato e ci provano alla fine si riducono a fare i caimani e a sfruttare il lavoro gratuito di conoscenti amici e operatori del settore, primi fra tutti i giovani costretti a lavorare per un tozzo di pane o anche rimettendoci le spese - qualcuno però continua a guadagnare e troppo, lì dobbiamo imparare tutti a ridurre i costi, senza sfruttare, senza nulla regalare, senza nulla superpagare altrochè trasportare a mano oggetti preziosi o coinvolgere amici ...ma dai, che scherzi sono questi? Il lavoro gratuito deve essere abolito per legge, così come lo stage, così come il lavoro superpagato nell'arte e altrove
ho visitato ieri il miart. mi pare che il curatore nei suoi interventi sulla eccezionalità di questa questa esposizione, cosiddetta internazionale, si esalti fin troppo nel far credere l'eccezionalità dell'evento. di avvenimento internazionale vi è ben poco; non arrivano a dieci le gallerie che giungono dall'estero e quelle che sono presenti non sono proprio di grande interesse. per quanto riguarda i nostri espositori, alcuni pezzi di grande valore per attrarre ma per il resto poco ma proprio poco. questa fiera mi ha fatto una impressione tristissima.
bisogna fare di necessità virtu.. vero !
bravo,
direttore,consulente, curatore,professore..