Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978) usa il video come medium privilegiato dei suoi lavori: articolati progetti che indagano l’identità personale e collettiva attraverso una riflessione sul senso della relazione e sulla percezione singolare dell’esperienza. Dopo una formazione teatrale e cinematografica (si laurea in Drammaturgia all’Università cattolica di Milano e in regia cinematografica alla Queen Mary University di Londra) la sua pratica si convoglia principalmente in progetti videoinstallativi di ampio respiro. Del teatro e del cinema Valerio Rocco Orlando recupera l’attenzione per il ritratto e per le possibilità espressive del volto umano, associata ad un’attitudine all’indagine antropologica, sviluppata in chiave emotiva e personale.
Il ciclo denominato What Education for Mars? a cui l’artista lavora dal 2011, è esposto per la prima volta come installazione a tre canali in occasione della mostra omonima, in corso al Museo Marino Marini di Firenze fino al 9 maggio 2015. L’opera si compone di tre capitoli, frutto di un intenso lavoro al Liceo Artistico De Chirico di Roma, all’ISA, l’Università delle Arti di Cuba, e alla Valley School di Bengalore (India), un complesso educativo trasversale basato sugli insegnamenti del filosofo Jiddu Krishnamurti.
What Education for Mars? è un lavoro stratificato che si interroga sui sistemi educativi internazionali mediante un progetto che, nell’esposizione fiorentina, viene scandito in due momenti distinti. Da un lato la documentazione e la sua restituzione visiva, il ritratto molteplice dei tre sistemi scolastici sviluppato attraverso dialoghi, interviste, intense conversazioni con l’artista, che ha compiuto nelle scuole un lungo periodo di residenza e lavoro. I video sono disposti nello spazio del museo in due stanze adiacenti, a restituire la distinzione temporale e tecnica dei filmati ma anche le diverse “temperature” e contenuti dei vari racconti. Il progetto romano, l’ultimo che lo spettatore fruisce, è il primo a cui Valerio Rocco Orlando ha lavorato e da cui ha preso le mosse nell’ottica di un ampliamento internazionale del lavoro: la visione decadente e il senso di incomunicabilità che caratterizza la narrazione degli adolescenti romani contrasta con le esperienze dei ragazzi cubani e indiani, permeate da un rapporto di mutua comprensione, libertà e scambio tra docenti e studenti. I tre lavori presentano la medesima attenzione al piano visuale e linguistico del racconto: l’artista, attraverso un sapiente montaggio, riesce a uniformare i ritratti e gli intensi primi piani ai contenuti salienti della comunicazione verbale; le riprese ravvicinate dei volti, le loro anatomie e mimiche, operano sinergicamente con la narrazione, favorendo un coinvolgimento emozionale da parte dello spettatore ai vissuti trattati.
Attraverso una pratica dialogica Valerio Rocco Orlando mette in luce il punto di vista degli studenti sulle relazioni che caratterizzano l’istituzione scolastica, tra docente e allievo e tra gli stessi ragazzi. La prospettiva dell’artista è apparentemente celata dalla sua assenza dalla scena, tuttavia l’empatia che si instaura con il soggetto intervistato dà luogo ad un processo di conoscenza condiviso: la relazione che muove la narrazione non pertiene quindi solo il rapporto tra studenti e insegnanti, ma è anche quella dello stesso artista con i ragazzi, le cui esperienze soggettive sono filtrate, scelte e amplificate grazie al suo sguardo partecipato.
Il progetto fiorentino attiva anche un laboratorio aperto agli studenti di arte (licei e accademie) di Firenze, finalizzato alla realizzazione di un libro d’artista. Il workshop, ospitato negli spazi adibiti all’esposizione del Museo Marini, si configura come pars construens di un processo di scambio e confronto teso a tracciare nuove strategie educative: ancora una volta è il dialogo, la collaborazione e la condivisione a permettere l’individuazione di modelli alternativi e fattivi, dove la diffusione di conoscenza sia consapevolmente il risultato dell’interazione tra soggetti e ruoli distinti e non solo una somma di contenuti.
Dal 2002 Valerio Rocco Orlando lavora a progetti collettivi; la sua ricerca prende avvio da questioni universali – l’educazione, l’amore, l’infanzia , la tradizione, la memoria, l’arte, la religione – e le sviluppa attraverso la voce singolare degli individui coinvolti, persuaso che solo nel rapporto di reciprocità con l’altro sia possibile la comprensione della realtà, interna e esterna, dell’uomo. I suoi video, molti dei quali recentemente esposti in una grande antologica intitolata The Sphere of Beetween (Korea Foundation, Seul, 2014), si discostano dalla ricerca sociologica intesa in senso scientifico: non sono documentari, ma la trasposizione dell’interazione tra l’artista e l’ “altro” da sé. Alla soggettività dell’artista nella scelta di tematiche che rispecchiano un personale desiderio di approfondimento, si accompagna quella dei soggetti intervistati, ed infine quella del fruitore. Per Valerio Rocco Orlando è infatti necessario attivare il coinvolgimento dello spettatore, chiamato a sentirsi parte delle riflessioni messe in scena: il dialogo permette ai tre poli dell’opera (artista-soggetti intervistati-fruitore) di entrare in contatto, di mettere in discussione l’esistente, di immaginare e proporre scenari alternativi.
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ma con questi progetti collettivi molto trend chi scopiazza chi? lui la marinella senatore o viceversa? o adelita husny-bey? boh? non lo sapremo mai....