13 settembre 2014

L’intervista/Cristina Cobianchi Obiettivo Roma

 
Perché dopo aver lavorato all’estero un’associazione culturale - italiana, è vero – decide di darsi una sede fissa a Roma? La situazione intorno non è delle più favorevoli. Eppure la Città Eterna continua ad attrarre gli artisti stranieri. E poi alla fine lavorare a casa permette di sviluppare ulteriori progetti. Così AlbumArte apre una sede nella Capitale. Perché e per come ce lo racconta la sua presidente

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Christine Rebet, Melting sun, 2014 Courtesy AlbumArte
Che Roma fosse ancora in grado di stupirci non ci credeva più nessuno, e invece pare proprio che dalla capitale si stia preparando nuova linfa vitale per un autunno di novità. Di AlbumArte già avevamo parlato, facendo sull’ultimo numero cartaceo di Exibart un focus sulla capitale ed individuando spazi no profit sopravvissuti alla crisi. Ma ci torniamo volentieri. Perché finalmente, da realtà che organizza e cura eventi in luoghi sempre diversi, AlbumArte apre una sede stabile a Roma e diventa un vero e proprio spazio espositivo. 
Il luogo è suggestivo e molto bello, in Via Flaminia, in una vecchia stalla di villa Poniatowsky, che il Comune ha rilevato e dato in concessione per attività culturali. E il 7 ottobre inaugurerà la prima mostra. Siamo andati a vedere in anteprima questo posto con ancora gli operai a lavoro, mentre l’artista e i curatori che lo inaugureranno con una mostra, preceduta da una residenza “condivisa”, cioè fatta insieme a Roma, sono appena arrivati nella Capitale. Ci racconta tutto la presidente di AlbumArte, Cristina Cobianchi che, insieme alla direttrice Maria Rosa Sossai è responsabile del programma espositivo.
Francesco Urbano Ragazzi
Dunque, il 7 ottobre inaugurate lo spazio.
‹‹Si inauguriamo il 7, ma in realtà il progetto prende il via proprio in questi giorni. La mostra che vedrete sarà la parte conclusiva di un progetto, DUPLEX, che parte da molto più lontano, con una residenza speciale formata da un’artista francese, Christine Rebet e il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi. AlbumArte infatti ha partecipato al programma Tandem 2014, che ha visto il gemellaggio di Roma e Parigi, caratterizzato da uno scambio di residenze tra la nostra associazione, appunto e la Cité des Arts de Paris. Durante il soggiorno parigino i curatori hanno potuto fare oltre 100 studio visit alla conclusione dei quali hanno scelto l’artista Christine Rebet, che lavorerà con loro a Roma da ora in avanti per un mese. Dopo un lungo processo di scambio e di ricerca a distanza, artista e curatori quindi si incontrano a Roma per dare vita a Meltingsun un sole cocente e del tutto artificiale che si anima tra le pieghe di disegni e sculture››
Christine Rebet, Steamline crusaders
Sembra un progetto interessante ed anche nuovo rispetto alle realtà esistenti. Pensi che continuerete con la pratica delle residenze?
‹‹I primi di febbraio ospiteremo un’artista romana che ha vissuto molto tempo a Londra per la sua prima personale a Roma, a primavera coinvolgeremo un’istituzione nazionale con un progetto itinerante, avremo poi da maggio a luglio una mostra di un giovane artista internazionale, talmente speciale che lo spazio si trasformerà in laboratorio e in qualcos’altro ancora. Per altre residenze si vedrà con il tempo, ne abbiamo fatte quattro in un anno, coinvolgendo sei residenti, ma certamente abbiamo la voglia di continuare con mostre e residenze di artisti italiani e stranieri, in collaborazioni con musei nazionali e fondazioni internazionali››.
Perché prima AlbumArte ha puntato molto sulla scena estera? E quali difficoltà avete incontrato per realizzare un progetto simile?
‹‹Finora ho lavorato all’estero perché pensavo fosse importante portare artisti italiani fuori da un Paese che li aiuta poco a livello istituzionale, e infatti ho cercato di portarli in istituzioni pubbliche. Poi io sono una curiosa del mondo e mi piace viaggiare. Istanbul, dove ho realizzato sei progetti è una città dove sento un vero fermento intellettuale, sociale e politico. Andando lì mi sembrava di respirare un’atmosfera molto interessante e ho voluto condividerla con gli artisti che ho scelto di portare. Vorrei continuare a farlo, se ci riuscirò, perché in effetti è molto faticoso, non solo per la logistica, ma perché l’arte di ricerca non è capita con facilità e certe volte anche all’estero bisogna lottare contro i mulini a vento. Non è facile penetrare nel mondo intellettuale artistico di un luogo che non ti appartiene, ma a Istanbul, per esempio, penso di aver creato connessioni interessanti e fruttifere. Praga mi sembra già più difficile, parto proprio in questi giorni per seguire le ultime fasi della residenza di Gianni Politi presso l’Istituto Italiano di Cultura, vedremo. Ora apro a Roma, spero di farcela, anche ricollegandomi a quanto fatto fuori››.
Flavio Favelli, The Black Tulip Siyah Lale, 2014 Courtesy AlbumArte
Quindi avete fatto esperienze interessanti all’estero, riscuotendo anche successo. Spiegaci meglio la voglia di inserirvi nel contesto romano.
‹‹Semplice: siamo da tempo dentro il sistema dell’arte romano, finora abbiamo coinvolto artisti e curatori di Roma nei nostri progetti all’estero, il MAXXI ha seguito due nostri progetti a Istanbul, molti di quelli che seguono l’arte a Roma sono diventati amici, ora potranno seguirci anche qui. Abbiamo già fissato il nostro programma fino a fine luglio 2015, concentrandoci sulla scelta di progetti dinamici e siamo aperte a collaborazioni con curatori esterni, altre associazioni e istituzioni presenti in città. Questo sarà reso possibile da progetti di performance, mostre-laboratorio, azioni artistiche. Naturalmente anche nel biennio 2015 -2016 continueremo le nostre residenze con artisti e curatori, che vorremmo estendere anche a critici d’arte-scrittori e, penso a breve avremo un intervento molto interessante di un filosofo. Insomma, lo spazio stabile di AlbumArte arricchisce il nostro programma, senza sostituire quello che già facciamo. Vorremmo che fosse uno spazio fisico e mentale dove l’arte “accade”, producendo sempre progetti di qualità, in una città come Roma, nella quale sappiamo, e sentiamo, che molti sanno riconoscere proprio la qualità››.

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