Categorie: Personaggi

L’INTERVISTA/IRENE CROCCO

di - 8 Giugno 2015
Tempo fa Irene Crocco, art dealer, studiosa d’arte contemporanea e direttrice artistica della Fondazione La Raia, apriva le porte di casa sua per far conoscere al pubblico gli artisti con i quali collaborava. Da pochi giorni, invece, le porte sono diventate quelle di una nuova galleria, anche se “galleria” appare un termine un po’ riduttivo, data la bellezza e la vastità dello spazio. Siamo a Viasaterna, indirizzo irreale che sulla carta è invece al 32 di via Leopardi, a Milano. E che per iniziare sceglie il tema dello sviluppo virale della fotografia, che oggi interessa ogni ambito della società, declinato nei lavori di Hans Peter Feldmann, Joe Hamilton, Anna Kristensen, Mario Milizia, Taisuke Mohri, Macoto Murayama, Shuichi Nakano, Wieland Payer, Annalisa Pintucci, Wang Qiang, Lorenzo Vitturi, raccolti in una collettiva dal titolo “Picture Perfect”, a cura del team Fantom (nella foto sopra, con Irene Crocco). Ora, però, lasciamo la parola alla padrona di casa.
Partiamo dalle origini, facendo la parte degli avvocati del diavolo: perché aprire una galleria a Milano, oggi?
«Perché oggi Milano è una città piena di talenti: dagli artisti ai curatori, dall’editoria ai collezionisti, dalle fondazioni alle gallerie. Un humus che ha origine negli ultimi decenni ma che tende al futuro. È una scommessa, un rischio che mi prendo puntando sulle persone che alimentano questa città, con visioni internazionali. E non sono poche. Il mio desiderio (e necessità) è stato quello di far nascere non solo una galleria ma un luogo che desse spazio e valore agli incontri».
Lo spazio è splendido, degno di una fondazione o di un piccolo museo, e lo si vede anche nella scelta allestitiva ad opera di Fantom. Ed è decentrato rispetto agli “art district” di via Ventura o Porta Venezia. Casualità o scelta?
«Lo spazio di Viasaterna e l’intero stabile sono stati progettati e ristrutturati da una persona colta, che conosce l’arte, quale è Flavio Albanese. Il tutto è nato da una serie di coincidenze: da tre anni lavoravo nella mia casa-galleria, sempre in Via Leopardi, dove presentavo mostre personali di artisti ed è giunta la proposta Giorgio Rossi Cairo (imprenditore e appassionato d’arte), che mi ha agevolato nella scelta dello spazio. Siamo a due passi dal Castello, da Triennale e Cadorna, una zona facilmente raggiungibile e bellissima. Poi è arrivato Fantom e la voglia di lavorare con persone speciali. L’allestimento delle opere nello spazio con i curatori è stata un’esperienza preziosa, non è stato semplice far dialogare 35 lavori di 11 artisti diversi rispettando ciascuno di essi, le caratteristiche proprie dello spazio, dando continuità al percorso espositivo, ma ne è nata una mostra dove ogni stanza è di respiro e di misura».
Dino Buzzati fa da vedetta, all’ingresso: uno splendido personaggio per iniziare una nuova avventura. Ma cos’è, ufficialmente, Viasaterna? Quale sarà il suo ruolo nella trama dell’arte contemporanea milanese, italiana e non solo?
«Via Saterna – quella immaginata dal grande scrittore, pittore, critico d’arte e giornalista – è un indirizzo che non esiste: un luogo magico e misterioso che porta alla scoperta di un’altra realtà che per la mia Viasaterna si traduce nella dimensione dell’arte, in fondo reale più del reale. Viasaterna è una galleria d’arte, ma è soprattutto un luogo dove si fa cultura grazie alle persone che la alimentano».
In “Picture Perfect” è forte il mix tra artisti milanesi, altri poco noti in Italia, altri decisamente famosi. Come è nata l’idea?
«L’idea è nata dal team Fantom: Francesco Zanot, Massimo Torrigiani e Selva Barni che non hanno voluto considerare gerarchie, né muoversi secondo un preciso ordine geografico. Siamo partiti dalle opere che ritenevamo più adatte a sviluppare il tema di “Picture Perfect” e gli artisti possiamo dire che in qualche modo sono venuti di conseguenza. Fantom ama molto mescolare, ibridare, combinare tra loro oggetti e idee apparentemente distanti, innescare una tensione e vedere cosa accade quando si avvicinano. E ci sembra significativo portare a Milano il lavoro di una serie di artisti che raramente qui ha avuto l’opportunità di mostrare la propria ricerca: attraverso la galleria vorremmo in questo modo rendere un servizio alla città».
Ci sarà anche in futuro una particolare attenzione alle declinazioni del mezzo fotografico, qui davvero espanso, tra pittura, installazione, video e scultura?
«Si, la fotografia sarà una delle principali direttrici lungo le quali si svilupperà la programmazione della galleria. Tutti noi che lavoriamo a questo progetto abbiamo avuto un rapporto privilegiato con la fotografia nel corso delle nostre carriere, dunque è inevitabile che tutto questo si riverberi sulla proposta che offriremo. Ciò che è più importante per noi è non mostrare la fotografia nell’isolamento che spesso la avvolge, ma metterla il più possibile in comunicazione con l’universo circostante. Immaginiamo che circa la metà delle opere che verranno esposte in Viasaterna possa essere di natura fotografica, ma in fin dei conti nessuno dovrà interessarsi particolarmente alla tecnica con cui sono state realizzate, come accade per qualsiasi altra disciplina dell’arte».
Qualche idea sul futuro che si possa condividere?
«Lavoreremo principalmente su doppie mostre personali con l’idea di spingere il dialogo anche tra mondi apparentemente distinti».

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