18 giugno 2019

L’INTERVISTA/ M¥SS KETA

 
SVELATA L’ARTISTA VELATA
«IL MONDO DELL’ARTE DOVREBBE AMARMI, ODIARMI, TEMERMI. ACCETTARMI MAI»

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Qualcuno la definisce un fenomeno musicale, qualcun altro un fenomeno sociale, altri la considerano un fenomeno di costume, molti indiscutibilmente un fenomeno.
Non è chiaro se sia lecito considerarla un’insider o un’outsider, ufficialmente è classificata come musicista ma la sua attitude performativa la inserisce in quella zona d’ombra dell’arte underground. Questa conversazione, velata di ironia e marchiata dall’immancabile Caps Lock, ha lo scopo di capire come M¥SS KETA vede l’arte e se il sistema artistico potrebbe includerla tra le sue fila. Mentre, per iniziare, potrete vederla in concerto domani sera, a Villa Ada, parte del festival “Roma incontra il mondo”. L’abbiamo intervistata, rigorosamente in caps lock. 
Tanti musicisti, soprattutto rapper, portano a galla esperienze e visioni della sottocultura arrivando spesso a esporle nei mass media. Anche tu dopo aver bazzicato nei centri sociali stai facendo apparizioni negli schermi più frequentati, però compiendo un’operazione diversa: ti appropri dei cliché della vita mondana e parodiandoli ne dai un’interpretazione paradossale.
«AMO ANDARE CONTROCORRENTE, TROVO PIÙ INTERESSANTE RACCONTARE ALLA GENTE QUELLO CHE NON VORREBBE SENTIRE PIUTTOSTO CHE CIÒ CHE SI ASPETTA».
Una domanda ironica ma a fine esegetico: ti consideri più un’eroina vendicatrice come Zorro, un’irriverente intrattenitrice in stile Gabibbo, o si dovrebbe considerarti una Banksy con il microfono?
«DIREI UN BEL MIX DI QUESTI TRE. PENSO CHE DEFINIRE UN PERSONAGGIO VOGLIA DIRE ABBRACCIARNE I MOLTEPLICI ASPETTI E PERSONALITÀ, OSSERVANDOLI NEL LORO INSIEME SENZA CONSIDERARLI SINGOLARMENTE. QUESTI TRE PERSONAGGI CREDO ABBIANO TUTTI UN PO’ DI M¥SS, DIPENDE SOLO DALL’ORA DEL GIORNO A CUI CI RIFERIAMO».
 
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M¥SS KETA
La street art, che per genesi e carattere assocerei alla tua musica, ha in parte risolto la sua ancestrale ambivalenza che la pone tra arte e vandalismo, a questo proposito anche la tua musica presenta delle ambiguità?
«ASSOLUTAMENTE SÌ, PRESENTA AMBIGUITÀ QUASI CONTRADDITTORIE A TRATTI, MA MI PIACE NON RISOLVERNE TUTTI GLI ENIGMI E LASCIAR PARLARE LE CANZONI, LA MUSICA, I VIDEO, E ANCHE I GIORNALI TRAMITE LE INTERVISTE CHE MI PERMETTONO A VOLTE DI POTER APPROFONDIRE DEI CONCETTI DI CUI ALTRIMENTI DIFFICILMENTE PARLEREI. CREDO SIA INTERESSANTE IN GENERALE AVERE DI FRONTE QUALCOSA CHE TI PONGA DELLE DOMANDE, CHE TI FACCIA RIFLETTERE MA ANCHE STRANIARE, O DISGUSTARE, PIUTTOSTO CHE TROVARSI DI FRONTE A QUALCOSA CHE ABBIA UN SIGNIFICATO O UNA DIREZIONE UNIVOCI. IN COMUNE CON LA STREET ART E CON ALCUNE BRANCHE DELL’ARTE CONTEMPORANEA DI OGGI SENTO DI AVERE UN PO’ QUEST’AMBIGUITÀ DI FONDO, CHE A ME PIACE PENSARE NON RISOLTA».
La tua musica, come la street art, attraverso un preciso linguaggio filtra una fetta di realtà, la dissimula e la rielabora per consegnarla direttamente al pubblico: arte è quindi quel contesto che si crea attorno alla figura di un artista o il contenuto espresso dall’artista contestualizzato nell’ambiente che racconta? 
«GRAZIE PER LA BELLISSIMA DOMANDA, MI RICORDA LE INTERVISTE PRIVATE CHE MI FACEVA MARZULLO IN UNA CAMERA D’HOTEL A POSILLIPO. IL BELLO DI POTER COMUNICARE TRAMITE LA MUSICA È CHE DA UNA PARTE CI SI ESPRIME RILASCIANDO CANZONI COMPOSTE DA TESTI E MUSICA, MA SI COMUNICANO ANCHE IMMAGINARI E VISIONI ATTRAVERSO VIDEO, FOTO E TUTTA L’ESTETICA DI UN PROGETTO. DALL’ALTRA PARTE C’È INVECE IL MOMENTO DEL LIVE IN CUI IL PUBBLICO RICEVE TUTTO IN MANIERA DIRETTA, SENZA INTERMEDIAZIONI, CON UNA CONDIVISIONE, PER COSÌ DIRE, MOLTO PIÙ PRIMITIVA ED ENERGICA, NON FILTRATA. PER QUESTO CREDO CHE CON IL MIO PROGETTO SI RIESCA A CREARE SIA UN CONTENUTO CHE UN CONTESTO».
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M¥SS KETA
Come si può definire la tua poetica? Nel contenuto delle canzoni e nelle modalità con le quali le interpreti si può notare un’attenta disamina della realtà che poi si risolve in una metaforica e a volte rassegnata evasione dalla stessa.
«SÌ, LA POETICA DI M¥SS PASSA SICURAMENTE ATTRAVERSO L’IRONIA E UNA PUNTA DI SATIRA – QUESTO È IL LINGUAGGIO E IL TERRENO DI ESPRESSIONE CHE PIÙ APPARTIENE A TUTTI NOI DI MOTEL FORLANINI PER PARLARE DEL MONDO E DI QUELLO CHE CI CIRCONDA. ATTRAVERSO QUESTO LINGUAGGIO SI CREA OVVIAMENTE UNA DISTANZA TRA CHI OSSERVA E CIÒ CHE È OSSERVATO: È UNA DISTANZA A VOLTE NECESSARIA, SI TRATTA DI UNA PROTEZIONE DA TUTTO QUELLO CHE SI OSSERVA. È PROPRIO QUESTO IL MIO MODO DI GUARDARE ALLA REALTÀ, NON SAPREI COME FARLO IN MANIERA ALTERNATIVA, È CONNATURATO IN ME E HO IMPARATO A FARNE UN PUNTO DI FORZA».
La maschera, il medium che veicola le tue parole garantendoti l’anonimato, ti serve per non essere nessuno o per essere molti? Ovvero, la sua funzione è quella di estraniarti dalla società per giudicarla o ti fai portavoce delle persone al suo interno che condividono la tua visione paradossale?
«PER ESSERE UNO, NESSUNA E CENTOMILA. LA MASCHERA CHE PORTO POTREBBE ANCHE ESSERE INTERPRETATA COME UN’ESPRESSIONE FISICA DI MASCHERE INTERIORI INDOSSATE DA TUTTI, TUTTI I GIORNI. PERSONALMENTE NON MI CONSIDERO NÉ GIUDICE NÉ PORTAVOCE, MA CON LA MASCHERA MI SENTO ASSOLUTAMENTE LIBERA: UNA SENSAZIONE DI FORTE POTERE».
Il sistema artistico viene spesso tacciato di essere troppo elitario e di seguire logiche speculative. Secondo te, che nasci al di fuori di queste regole, dovrebbe cambiare quest’ambiente incensato?
«SONO UNA PERSONA CONTRO QUALSIASI TIPO DI CONFINE O LIMITE, QUINDI NON MI SONO MAI ANDATE A GENIO LE BARRIERE COSTRUITE DALLE ELITE».
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M¥SS KETA
Domandone classico, quali artisti contemporanei o del passato preferisci? Trai delle suggestioni da qualcuno di questi? Ti piacerebbe collaborare con qualcuno?
«GUARDANDO AL PASSATO SICURAMENTE SALVADOR (Dalì, ndr) CON CUI C’È STATA PIÙ DI UNA SEMPLICE AMMIRAZIONE RECIPROCA, MA QUESTO ORMAI È AGLI ATTI. SICURAMENTE TRA I CONTEMPORANEI MI PIACE MOLTO NICO VASCELLARI, MI SENTO ABBASTANZA COMPATIBILE CON IL SUO MONDO ANCHE PERCHÉ SPESSO UTILIZZA IL MEDIUM MUSICALE ED È MOLTO VICINO ALL’AMBIENTE UNDERGROUND».
Il mondo dell’arte dovrebbe amarti, odiarti, temerti o accettarti?
«AMARMI, ODIARMI, TEMERMI. ACCETTARMI MAI».
Nel tuo repertorio non manca un riferimento esplicito all’ambiente artistico milanese che fu e che è. In “Qualità/Prezzo” reciti “Generazioni in after, grey e belvedere, un Fontana sul mio piatto visionario pioniere. Museo del 900, la futurista, la faccia di un Picasso dopo la quinta pista.” I riferimenti sono funzionali a descrivere l’odierna Milano, come vedi tu la corrente stagione culturale della tua città? 
«MILANO È TORNATA A VIVERE UN MOMENTO D’ORO, CHE RIFLETTE UNA FORTE ATTENZIONE SU DI ESSA: QUESTA È UNA COSA DI CUI APPROFITTARE. PERSONALMENTE PIÙ CHE SULLA PRODUZIONE ARTISTICA HO SEMPRE AMATO SOFFERMARMI SUL MONDO E IL CONTESTO DELL’ARTE MILANESE: DA QUEL PUNTO DI VISTA (E CON TUTTI QUEGLI AFTER), NON POTREBBE MAI DELUDERMI».
Hai dei progetti in corso o futuri di cui ci vuoi parlare?
«SÌ, È DA POCO USCITO IL MIO NUOVO PROGETTO: PAPRIKA. UN ALBUM DAL SAPORE PICCANTISSIMO CONTENENTE VARIE COLLABORAZIONI, UN PROGETTO DALL’IMMAGINARIO ONIRICO E SENSUALE CHE VA A FONDERE ASSIEME DUE MONDI CHE AMO: I FILM EROTICI D’AUTORE ALL’ITALIANA E GLI ANIME GIAPPONESI. ASCOLTATELO E VENITEMI A TROVARE IN TOUR!».
Matteo Gnata

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