Categorie: Personaggi

L’intervista/Maurizio Ceccato

di - 25 Marzo 2016
Le sue copertine sono riconoscibili nel mondo dell’editoria: portano il segno della ricerca e del raffinato pensiero. Collabora con Del Vecchio, Hacca, Playground, Gaffi e dal 2010 ha dato avvio a Roma allo studio IFIX insieme a Lina Monaco. Il suo nome è Maurizio Ceccato, art director, graphic designer, illustratore. E come ricorda sempre, parafrasando Albe Steiner, mettere un segno su un foglio bianco è una grande responsabilità. A noi di Exibart ha raccontato dei suoi progetti WATT • Senza alternativa e Gnam!, libro uscito nella collana B comics • Fucilate a strisce.
Gnam!: l’onomatopea che sintetizza il tuo ultimo lavoro. Un titolo che fa gola
«In verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». —Gv 6,53-58

Come le precedenti produzioni uscite nella collana B comics, anche Gnam! dà voce al fumetto. Perché questa scelta?
«B comics è un magazzino di segni senza paratesti. Segni che vengono scovati nelle vene dello stivale e portati alla luce secondo un criterio di selezione dettato non solo dall’originalità ma dal tipo di narrazione che viene costruita dall’autore insieme al nostro staff. Il compito, mio e di Lina Monaco dello studio IFIX, è di far dialogare questi segni, anche quelli più acerbi e apparentemente diversi tra loro e metterli in evidenza nel migliore dei modi possibili, sia nei contenuti sia nella forma tipografica che nel packaging. Noi cerchiamo delle storie da pubblicare che siano ben costruite e che siano appropriate al segno al quale vengono affidate, senza preconcetti sull’età anagrafica o di provenienza geografica. Il mondo del fumetto o meglio, gli autori di fumetto non godono di fiducia più che di visibilità all’interno dell’editoria e di conseguenza trovano poco spazio sugli scaffali delle librerie se non in alcuni sparuti spazi e in quelle  specializzate».
Dai tuoi lavori si evince una raffinata estetica basata sul segno. Come scegli gli autori?
«Usiamo gli strumenti come la grafica, il packaging e il concept per ogni volume cambiando sia il tema che gli autori, ogni volta diversi e nuovi. Cerchiamo di ossigenare tutto il progetto con delle forme sia nei racconti sia nelle immagini che nella comunicazione tutta, per evitare la retorica del “temino” e concentrarci sulla fluidità della narrazione e sul segno applicato. Nello stretto poi, gli autori vengono scelti pescando dai canali telematici come i blog e i social network ma anche live con delle serate dedicate allo scouting: B comics Unplugged è un appuntamento che si svolge in locali come gallerie d’arte – ONO a Bologna -, librerie – Open a Milano – e pub – HulaHoop a Roma – senza palette e senza voti ma con la partecipazione del pubblico».

Un vero libro d’arte – verrebbe da dire – ma che preferisci chiamare “fanzine”
«Fanzine è una parola inglese che nasce negli anni Quaranta dalla crasi di due parole: fanatic – appassionato – e magazine – rivista – che in italiano, come suggerisce Wikipedia, può essere tradotto come rivista amatoriale. La parola autoproduzione, più appropriata, ha un suono con un appeal minore. Chiamarla rivista, magazine o libro è altrettanto appropriato, ma se devo dare una definizione preferisco la passione che suggerisce questo sostantivo con, allo stesso tempo, un accento esotico e nostalgico. Ma uno dei cardini fondanti attorno ai quali giravano questi mezzi di comunicazione cartacei era la circolarità, la diffusione che le fanzine avevano sul territorio. Senza una distribuzione vera e propria ma affidata a luoghi cosiddetti alternativi alle librerie e un dialogo con gli stessi basati sul conto vendita. Noi, da subito, nel 2011, non abbiamo fatto altro che ricalcare questo rapporto basato sul conto vendita o come si dice oggi a chilometro zero o filiera corta, dove il rapporto è costituito dalle sole parti interessate – editore e libraio – escludendo gli intermediari: distributori e promotori».

IFIX è la tua casa editrice: in essa convivono WATT • Senza alternativa e B comics • Fucilate a strisce.
«Siedo dietro un tavolo da disegno da quasi sei lustri. In tutte le esperienze che ho avuto, dal fumetto alle illustrazioni per i periodici, fino al design e alla direzione artistica di alcuni marchi editoriali ho sempre cercato il dialogo tra forma e contenuto, parola e immagine. Progettare dei prodotti editoriali fatti in casa, ovvero che potessimo controllare dalla nascita fino all’esecuzione e alla messa in libreria, era un’idea alla quale stavamo lavorando da anni. Come faro abbiamo avuto l’idea che fu di Aldo Manuzio sul perfezionamento continuo dell’oggetto libro come strumento di ricerca e comunicazione. Nel 2010, forti anche di un humus mediatico nel quale si contrapponevano oggetti di carta e materiali digitali, abbiamo deciso di varare WATT • Senza alternativa. Un’esperienza che ogni volta muta a seconda del tema che trattiamo. Una rivista-libro di narrazioni e illustrazioni italiane inedite, senza una cadenza periodica, con dei volumi che si presentano come un’ideale collana editoriale che va letta, guardata, sfogliata come un catalogo o come i libri illustrati d’inizio secolo. Utopisticamente popolari. Anche nel prezzo. B comics • Fucilate a strisce guarda ai vecchi “feuilleton”, ai rotocalchi come Omnibus di Longanesi virato al linguaggio del fumetto. In comune questi progetti hanno una ricerca di dialogo tra narrazione e illustrazione, di segni tutti italiani. Oggi abbiamo in cantiere un nuovo volume di B comics e una collana di libri illustrati, diretta da Lina Monaco, di favole per ragazzi disegnata da ragazzi che usciranno a fine anno».

Hai scelto l’indipendenza, dunque. Che valore ha, per te?
«Attualmente non posso fare a meno di esserlo. Credo fermamente nel dialogo con altre realtà, spesso diverse da noi ma, IFIX, vorrei continuasse ad essere un laboratorio di progettazioni anche utopiche, dove il motore però siano le idee senza freni e senza alternativa».
Centrare l’obiettivo: che cosa significa nel tuo “mondo”?
«Il nostro modo di lavorare e collaborare con tante realtà diverse come gli editori, le librerie, gli artisti e gli artigiani, gli autori o aspiranti tali senza mai perdere il nostro baricentro credo sia una pratica che è cresciuta nel tempo e, con l’esperienza, ha fatto crescere noi e lo studio IFIX sia professionalmente, sia umanamente, che tradotto si avvicina all’idea di concimare le idee e portarle in superficie e, parafrasando Albe Steiner, ogni volta che mettiamo un segno su un foglio bianco abbiamo una grande responsabilità se il progetto è scadente e quindi può influire negativamente sulle persone e sullo sviluppo culturale di un Paese».

Alessandra Angelucci

Nata a Giulianova nel 1978 è docente di Lettere, giornalista e critico d’arte. Laureata presso la Facoltà di Lettere dell’Aquila, si specializza alla Luiss di Roma in Management culturale. Collabora con il quotidiano di Teramo La Città, in vendita nelle edicole in allegato a Il Resto del Carlino. Per la Di Felice Edizioni dirige la collana d’arte Fili d’erba, e collabora con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso. Su Radio G Giulianova cura la rubrica d’arte Colazione da Alessandra.

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