Categorie: Personaggi

L’intervista/Mimmo di Marzio | Street Art libera e democratica

di - 2 Maggio 2014
Zio Ziegler è stato scelto da Mimmo di Marzio, giornalista, critico d’arte, pittore e curatore di eventi, esploratore della creatività contemporanea che racconta in questa intervista la sua mostra “Underground. Dalla street art alla lowbrow art” (fino al 10 maggio). E spiega perché i murales siano rappresentano l’arte democratica. Pubblica per eccellenza .
Quando nasce il progetto Artepassante?
«Nasce nel maggio del 2013 dalla volontà di restituire dei luoghi urbani ai cittadini attraverso l’arte e la creatività. Le gallerie di Arte Passante rappresentano un’occasione molto interessante per  rilanciare le  gallerie degli spazi sotterranei,  per  la maggioranza dei milanesi ancora un oggetto sconosciuto e ciò ha contribuito a farne un classico esempio di “non luoghi” secondo la definizione di Marc Augè. Molti spazi che nascevano con funzioni di servizi terziari sono rimasti di fatto abbandonati. Inaugurare una stagione espositiva con un intervento di street art forse non era originale, ma assolutamente site specific».
Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa così ambiziosa che coinvolge diversi istituzioni e luoghi sotterranei della città e giunta alla seconda fase di programmazione?
«Il progetto nasce come piattaforma di un gruppo di associazioni legate alle arti e alla didattica, tra cui figura anche l’Accademia di Brera, con l’intento di sviluppare forme creative in luoghi non convenzionali e sul territorio urbano. Essendo coinvolti numerosi soggetti che spaziano anche nel teatro e nella musica, gli sviluppi saranno molteplici. Le nuove gallerie di ArtePassante potranno dare luogo a interessanti contaminazioni».

Quali sono le novità della programmazione di quest’anno di Artepassante?
«Il programma del 2014 comprende iniziative dedicate all’arte giovane, mostre come “Energheia”, il Bando per la realizzazione di opere murales in alcune stazioni del Passante (“Underpass – Paesaggi sotterranei”) , “D♀NNA” (Progetto del Liceo Boccioni), “Laboratori di terapeutica artistica”, l’evento “Arte al mercato”, e un palinsesto di corsi, incontri e laboratori di arte e teatro. Inoltre è la prima volta che Milano commissiona ad un writer di fama internazionale un murale site-specific che resterà permanente nella stazione Repubblica, affiancato da una mostra collettiva di circa una ventina di artisti esponenti della cultura underground, come Banksy, JR, Obey, Ron English, Mike Giant, Evan Hecox, Giacomo Spazio, Carlos Donjuan, Futura 2000, El Gato Chimneey, Gary Taxali e Massimo Giacon con la collaborazione di Antonio Colombo Arte Contemporanea e  The Don Gallery. Ho puntato sul rilancio dello spazio sotterraneo trascurato della Stazione Repubblica, con Zio Ziegler (1988), autore del murale permanente Venere di Milano, che rivaluta l’arte di strada. L’artista è noto per figure d’ispirazione azteca dipinte sui palazzi della  West coast, gli uffici di Facebook a Las Vegas e  a Porto Rico».  
Quali altre stazioni  del passante milanese si trasformano in laboratori di sperimentazione  artistica in relazione ai luoghi urbani e allo spettatore?
«Oltre a Repubblica, Porta Vittoria e Porta Venezia».

Chi ha partecipato al progetto e come sono avvenute le selezioni dei lavori in mostra?
«Tra le associazioni coinvolte in ArtePassante figurano”Le Belle Arti del Liceo Artistico di Brera” (associazione capofila del progetto), Accademia e il Liceo Artistico di Brera, il Liceo Artistico “Umberto Boccioni”, ITSOS “Albe Steiner”, Associazione Arcaduemila, Associazione Architetti Artisti, Associazione ChiamaMilano, Associazione Gruppo Erranza, Associazione MAC, Associazione MuseoTeo, Associazione LOCUS, Circolo di Cultura Fotografica, SestoSpazio. L’aggiudicazione di un bando indetto da Fondazione Cariplo per la creatività giovanile ha consentito alla macchina di partire».
Progetti come questo rischiano facilmente di essere inquadrati in un alveo giovanilistico e che il contenuto artistico venga sottovalutato. Vede questo rischio?
«Lo vedo eccome! Il successo di ArtePassante sta nel valore della proposta che si riuscirà a dare al pubblico nel medio-lungo periodo, evitando scivoloni e offrendo coerenza sotto il profilo culturale e artistico».
Che differenza c’è tra Street Art e Lowbrow art ?
«Entrambe sono forme artistiche legate ai simboli delle culture giovanili utilizzando una molteplicità di tecniche non convenzionali, tra cui vernici, sticker e altro. Nel primo caso, si tratta di un’arte tipicamente urbana e che trova la sua ragion d’essere come dimensione performativa nei luoghi pubblici, meglio se in una dimensione illegale. Gli artisti lowbrow, invece, hanno fin dagli esordi degli anni Settanta una dimensione di matrice surrealista pop che attinge all’universo dei fumetti underground, della musica punk e della fantascienza. Questa corrente l’ho evidenziata nell’ambito della mostra Underground. Dalla street art alla lowbrow art, in corso nelle gallerie della Stazione Repubblica del passante  ferroviario, a sinistra del murale di Zio Ziegler. La lowbrow art comprende anche fumettisti, illustratori, tatuatori, decoratori di auto».

Perché la Street art o il Graffitismo in Italia sono ancora un tabù, fenomeni spontanei, autogestiti da piccoli gruppi di writers o associazioni note sul territorio, ma non integrate con la pubblica amministrazione, eccetto che a Torino, dove è vitalissima anche senza un vero network operativo, mentre all’estero è sostenuta dalle istituzioni pubbliche?
«Purtroppo in Italia il graffitismo viene ancora oggi prevalentemente identificato come fenomeno vandalistico. E in alcuni casi a ragione. Nei Paesi anglosassoni la Street Art gode di una tradizione importante e dunque le istituzioni sono più attente a valorizzare gli artisti. Ma anche gli artisti sono più focalizzati sul progetto e riescono a instaurare relazioni importanti con istituzioni pubbliche e private. Zio Ziegler, che ha eseguito murales in luoghi istituzionali  e società importanti come Facebook ne è un esempio. Detto questo se andiamo a Londra non vediamo facilmente monumenti imbrattati come succede da noi».
Il suo modello di arte diffusa fuori dai contesti tradizionali prende lo spunto dalle stazioni della metropolitana di città straniere oppure da Napoli, la cui metro da anni è trasformata in “museo” di opere d’arte site-specific grazie all’intervento di artisti?
«Io non credo che le città debbano diventare dei musei aperti. Credo invece nel valore della public art dove gli interventi siano spontanei e creino dei corti circuiti nel tessuto metropolitano».
Milano da anni investe nel decentramento dell’arte contemporanea e nella cultura diffusa portando l’arte ovunque. Ma secondo lei troppe iniziative non rischiano di banalizzare i contenuti e di trasformare tutto in un evento mediatico?
«Sono assolutamente convinto che questo non sia un problema di Milano, ma dell’arte contemporanea che si rivolge troppo a se stessa anziché al pubblico. Il risultato è che ormai da anni sta conducendo una battaglia di retroguardia rispetto ad altri media che molto più rapidamente appagano i bisogni estetici delle persone».
Artepassante, stazione Repubblica, dal 3 aprile

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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