Categorie: Personaggi

L’INTERVISTA/ SERGIO RICCIARDONE

di - 4 Novembre 2017
Gli scaramantici non saranno tranquilli: quest’anno Club To Club compie 17 anni. Quello che è diventato ormai uno dei festival più importanti d’Europa per la scena elettronica contemporanea, torna a Torino fino al 7 Novembre, in sinergia con gli eventi della Contemporary Art Week, per portare in città il meglio della club culture internazionale. Oltre alle due location storiche, La Reggia di Venaria e il Lingotto, quest’anno Club To Club entra nelle rinnovate OGR. L’agenda di questa edizione è fittissima, e la programmazione è sempre più eclettica: si passa dai giganti e pionieri della musica elettronica Kraftwerk a Nicolas Jaar, enfant prodige dell’elettronica mondiale, da Richie Hawtin, con uno spettacolo in esclusiva per l’Italia, a Kamasi Washington, e ancora da Bonobo, The Black Madonna e Ben Frost, al debutto italiano dello show di Powell e il fotografo tedesco Wolfgang Tillmans. Tutta questa enorme macchina è mossa da Xplosiva, associazione culturale al cui timone c’è Sergio Ricciardone, Presidente e Direttore Artistico. L’abbiamo incontrato per capire in cosa consiste il suo lavoro e per farci dare qualche consiglio musicale.
Come nasce l’idea di un festival di ricerca come Club to club e in quale ambiente si è inserito? Che aria si respirava a Torino?
«Club To Club nasce nel 2002 dalle esperienze della club night Xplosiva, i cui fondatori (Roberto Spallacci, Giorgio Valletta e il sottoscritto) si sono costituiti in associazione culturale nel 1999. Tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000 Torino ha vissuto un periodo d’oro, in cui realtà diverse avevano la libertà di progettare in maniera innovativa grazie a un ambiente favorevole, rendendola una fucina di talenti senza pari a livello nazionale».
Kamasi Washington e Hans Ulrich Obrist
Ogni amante della musica sogna di diventare direttore artistico del festival dei suoi sogni, immaginando una vita in giro per concerti o nei backstage. Raccontaci come è la realtà. Quale percorso porta alle scelte finali?
«Il ruolo di direttore artistico porta con sé grandi soddisfazioni ma anche grandi oneri; nel mio caso specifico, di pari passo con la trasformazione da associazione a impresa culturale de facto, alle mansioni di direzione artistica se ne sono affiancate molte altre di pari importanza. A volte non ho neanche il tempo di guardare gli show degli artisti che ho seguito e voluto al Festival.
La selezione è frutto in egual misura di ricerca, intuito e pazienza, conditi da un pizzico di scaramanzia».
Come è cambiata la città da quando avete iniziato? Questi cambiamenti hanno influenzato il vostro percorso?
«Nel corso degli ultimi anni il profilo musicale della città è cambiato, per ogni nuova realtà ne sono scomparse delle altre. Il Festival, al contempo, ha vissuto una crescita stabile e continua, al di fuori delle logiche cittadine, anche grazie al posizionamento nella Contemporary Week, in cui Torino si trasforma nella Capitale europea del contemporaneo. Questo percorso ci ha visti crescere da realtà locale a nazionale e infine internazionale, grazie al fondamentale apporto dei pubblici nazionale e straniero, che nell’edizione 2016 hanno rappresentato rispettivamente il 60 per cento e il 10 per cento dei 45mila partecipanti».
Powell e Wolfgang Tillmans
Visto che la città e il contemporaneo convivono anche grazie a realtà come il Torino Film Festival, Artissima e The Others, e naturalmente Club To Club, che ne pensi delle OGR di cui fate parte in occasione dell’apertura ufficiale, dopo il “Big Bang” di ottobre? Cosa porteranno a Torino?
«Siamo felici e orgogliosi di portare nuovamente il Festival all’interno delle OGR, che rappresentano un’opportunità irripetibile per Torino e l’Italia. Un centro su modello europeo, con una programmazione di livello internazionale, è il punto di partenza ideale per scrivere una nuova pagina della storia culturale della città. Oltre agli 8 concerti dei Kraftwerk, che si svolgeranno da stasera al 7 novembre, le OGR hanno ospitato anche anche la serata di Club To Club del 2 novembre con, tra gli altri, Kamasi Washington e il duo Powell – Wolfgang Tillmans».
Raccontaci un incontro che ti ha cambiato la vita.
«Tra i tanti incontri irripetibili che ho vissuto negli ultimi anni forse quello con Franco Battiato è stato il più emozionante. Si dice che sia meglio non conoscere i propri idoli, ma nel suo caso non potremmo essere più lontani dalla realtà».
Un live che avresti voluto vedere?
«Niccolò Paganini, febbraio 1818».
Tre dischi che non devono mancare nella collezione di ogni appassionato di musica che si rispetti?
«Kraftwerk – Radio-activity; Kamasi Washington – The Epic; Fred Astaire – Cheek To Cheek».
Roberta Pucci

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