Categorie: Personaggi

Macroscopicamente. Intervista a Danilo Eccher |

di - 20 Settembre 2002

Da GCAMC (Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea) a MACRO (Museo di Arte Contemporanea di Roma): gli spazi dell’ex Fabbrica Birra Peroni hanno un nuovo nome. Che cosa è cambiato?
Il nuovo nome è un acronimo che dovrebbe in qualche modo spiegare quelle che saranno le finalità di questo spazio: è innanzitutto un museo perché ha una sua collezione che vuole incrementare ed è un museo di arte contemporanea in quanto si occuperà di artisti contemporanei, quindi delle ricerche più attuali sia a livello nazionale che internazionale. Poi è comunque un museo di Roma quindi sarà sempre molto attento a quello che produce il territorio della capitale.

La stagione espositiva del MACRO inizia il prossimo 11 ottobre con cinque mostre. Che inaugurano contemporaneamente…
Partiamo con una serie di eventi, proprio per sottolineare la volontà del MACRO di porsi come museo ampio, aperto a quelle che sono le nuove ricerche e i nuovi linguaggi; quindi più che aprire con un solo allestimento abbiamo pensato ad una serie di iniziative, che andranno a caratterizzare l’attività di questo spazio museale. Ci sarà la mostra di un artista internazionale, quale Tony Oursler che per la prima volta ha una personale in un museo italiano e che presenterà anche alcuni lavori inediti realizzati immediatamente a ridosso dell’11 settembre dello scorso anno. Ci sarà l’apertura delle nuove Sale Panorama che saranno dedicate interamente alla giovane arte e alla sperimentazione, iniziamo con due protagoniste: una è l’italiana Alessandra Tesi, presente all’ultima Biennale di Venezia, l’altra è la giapponese Shizuka Yokomizo, una giovane fotografa che vive da anni a Londra.
Abbiamo poi un grande omaggio alla città attraverso una mostra fotografica di Claudio Abate, dedicata ai protagonisti dell’arte e della cultura internazionale che hanno in qualche modo gravitato su Roma tra il ’65 e il ’75. Un decennio che è stato fondamentale per lo sviluppo culturale contemporaneo e che noi presenteremo in una veste molto scenografica, teatrale con grandi fotografie su dimensioni molto estese, circa 2x2m. Chiude questo pacchetto inaugurale una mostra che abbiamo voluto dedicare a quella che per noi è l’ipotesi di collezione, l’idea di come dovrebbero orientarsi gli acquisti nei prossimi anni per dare al museo una sua fisionomia di struttura portante…

Il MACRO dedicherà uno spazio anche agli artisti emergenti?
L’apertura è sicuramente ampia e totale tant’è vero che oltre a queste cinque iniziative presenteremo anche quello che per me un fiore all’occhiello: la seconda sede del MACRO. Proprio l’11 di ottobre – contemporaneamente alle cinque mostre nella sede principale di via Reggio Emilia – inaugureremo una nuova sede (progetto, prima foto in alto) a Testaccio, nelle strutture dell’ex mattatoio, due capannoni, per una superficie complessiva di 3000 mq.
L’intenzione è quella di trasformare questa seconda sede in un luogo di ricerca, di sperimentazione, con contaminazioni che vanno dal teatro, alla musica, al cinema alla performance… si tratta di una struttura che va a collocarsi in un’area urbana già molto connotata dal punto di vista della vita notturna e giovanile: dunque l’orario d’apertura sarà fino a mezzanotte proprio per costituire un dialogo con il tessuto dei nuovi locali, dei nuovi teatri, dei nuovi centri che vanno creandosi a Testaccio.

La nuova sede di Testaccio aprirà i battenti ospitando già un evento?
Molto dipende dai lavori di ristrutturazione, che al momento ci vengono garantiti per quella data. Poiché i tempi sono molto ristretti, probabilmente apriremo solo con una grande festa alla quale ovviamente invitiamo tutta la cittadinanza. La programmazione vera e propria partirà nei prossimi mesi. Tra le altre cose quello che mi preme sottolineare è che oltre ad essere un laboratorio di ricerca, di sperimentazione, lo spazio di Testaccio vuole essere anche un piccola palestra per i giovani critici, non solo per i giovani artisti. Molte iniziative verranno appunto affidate ai critici che vorranno cimentarsi con delle idee originali.
La mia idea è quella di avere una rete di curatori indipendenti in varie aree – non solo italiane, ma anche straniere – dalla quale poi attingere le novità ed i suggerimenti per realizzare tempestivamente delle mostre interessanti. Per ora conta sulla collaborazione di Gianfranco Maraniello e di Cristiana Perrella.

Puoi dirci qualcosa sulle prossime iniziative del MACRO?
Oltre alle cinque mostre e all’area del Testaccio il MACRO presenta anche una serie di conferenze con cadenza quindicinale (a cura di Dobrila Denegri), che partiranno il 25 ottobre con Harald Szeemann e che porteranno a Roma alcuni grandi protagonisti della critica, dell’arte e della cultura contemporanea.
Vorrei sottolineare un’altra iniziativa a cui tengo molto: il Master per curator che il MACRO organizza a partire dal prossimo dicembre con l’università degli studi di Roma La Sapienza. Il corso darà un titolo universitario ma sarà svolto all’interno di una struttura museale: non solo un impianto teorico, ma una vera e propria palestra di elaborazione pratica per curatori.

Come procedono i lavori per l’ampliamento di via Cagliari?
Io sono molto soddisfatto perché i tempi burocratici di elaborazione e di approvazione dei progetti, stanno seguendo rigidamente il cronoprogramma stabilito. Credo che realisticamente si possa pensare all’inizio delle demolizioni già nel gennaio del 2003 e l’avvio vero e proprio del cantiere nel giugno 2003. È prevista la consegna e l’inaugurazione del nuovo museo nell’autunno del 2005.

Qualche impressione o commento in margine a questo primo periodo trascorso a Roma da direttore di uno spazio espositivo istituzionale?
Sono molto soddisfatto, veramente molto contento perché vedo attorno al MACRO un grande entusiasmo, una grande condivisione dei progetti, un forte sostegno da parte di tutte le strutture che possono aiutarci, dalla Soprintendenza, all’Assessorato, all’amministrazione in generale.
Mi ha fatto ancora più piacere constatare che la realtà romana è una realtà vivissima, che sta avendo un momento di straordinario interesse.
Vedo che ci sono spazi importanti con cui collaborare, la GNAM, il CNAC insieme ad altre vivacissime attività private che consentono a Roma di cominciare davvero a giocare la partita sul contemporaneo…

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link correlati
www.comune.roma.it/macro

maria cristina bastante

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Visualizza commenti

  • fino a 10 anni fa venire a roma significava farsi passare la voglia di lavorare, per un motivo o per un altro, oggi chi viene acquisisce stimoli d'ogni tipo. grazie rutelli, grazie veltroni.

  • Già la diversa denominazione fa ben sperare. Almeno dà la certezza che finalmente le grandi menti (anche pubbliche) si aprano all'arte contemporanea, allineandosi così, seppur leggermente in ritardo, con quanto accade nel resto d'Europa. Le molteplici iniziative invernali (mostre, conferenze) hanno messo ben in evidenza gli sforzi e le linee di condotta. Sono molto ottimista e contenta di questo significativo cambiamento.

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