Categorie: Personaggi

Morto a ottant’anni il grande Lawrence Weiner, il padre dell’arte concettuale

di - 3 Dicembre 2021

Lawrence Weiner, grande artista newyorchese, padre dell’arte concettuale, è morto oggi, a 80 anni. Ad annunciarlo, le gallerie Marian Goodman e Lisson, tramite le pagine dei Social Network.

Weiner, nato nel 1942, non ha di certo bisogno di molte presentazioni: è stato lui, infatti, insieme ai compagni di viaggio Sol Le Witt e Joseph Kosuth a dare alla luce la più grande arte concettuale d’oltreoceano, e a portarla in giro per il mondo, da Palermo (dove attualmente l’artista è in mostra con una delle sue iscrizioni murali, allo ZAC Centrale in occasione della mostra inaugurale di Fondazione Merz), fino a Ladispoli, dove nell’estate 2020 un aereo aveva volato sul litorale portando le sue parole sulle spiagge, in occasione del progetto collaterale del MACRO di Roma, “Traces”, a cura di Luca Lo Pinto.

Ma le mostre di Lawrence Weiner sono infinite e qui ricorderemo solo alcune tra quelle che lo hanno consacrato nell’olimpo dei più grandi artisti mondiali.

Lawrence Weiner, Traces, nel cielo di Ladispoli

La carriera di Lawrence Weiner

Un inizio con fiocchi quello di Weiner, che a soli 19 anni creò il suo Cratering Piece, un’azione che consisteva nel fare esplodere quattro cariche ai quattro angoli di un campo nella contea di Marin, in California. I suoi crateri erano intese come sculture individuali: per Weiner era il gesto l’atto dell’opera. Fedele alla sua poetica, Weiner pubblicò, già nel 1968 il suo primo libro, “Statements”, un tascabile di 64 pagine con testi che descrivevano i suoi progetti, lasciando già ben intendere l’idea di linguaggio come scultura.

Artista appartenente alla scuderia di Leo Castelli, Weiner ha lavorato a 360 gradi, attraverso video, film, libri, sound art, sculture, performance, installazioni. Come scrivevamo, infinite le mostre che hanno segnato la sua carriera, ricordiamo tra le altre: la retrospettiva completa dei quasi 50 anni di carriera organizzata dal MOCA di Los Angeles e dal Whitney Museum of American Art di New York nel 2007-2008; le personali allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1988-89), al Walker Art Center di Minneapolis (1994), al Museo Tamayo di Città del Messico, alla Tate Gallery di Londra (2006). Ma anche – appunto – le tante partecipazioni alla vita culturale italiana e internazionale: al Museo Nivola, Orani, nel 2019, alla Fondazione Merz di Torino, alla Biennale di Venezia nel 2005 e a tre edizioni di Documenta, nel 1972, 1977 e 1982.

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