È morto nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2019, a 81 anni, Carlo Quartucci, regista, attore e scenografo, esponente di punta del teatro sperimentale italiano, collaboratore e amico di artisti come Jannis Kounellis, Mimmo Paladino e Daniel Buren. La notizia ci è stata confermata da fonti vicine alla famiglia.
Carlo Quartucci nacque a Messina, il 29 novembre 1938. La madre, Angela Quartucci, era un’attrice conosciuta con il nome di Lina Maschietto, mentre il padre, Antonio Manganaro, era capocomico di una compagnia teatrale siciliana. Iniziò a studiare architettura e cinema negli anni ’50, a Roma, prima di dedicarsi completamente al teatro.
Nel 1959, anno di grande fermento per il teatro internazionale, con la nascita del Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski in Polonia e con la “scandalosa” esplosione del Living Theater con The Connection di Jack Gelber, l’esordio al Teatro Brancaccio di Roma, per un adattamento di Aspettando Godot di Samuel Beckett, nella triplice veste di regista, scenografo e attore. Negli anni immediatamente successivi, continuò ad approfondire la sua ricerca sugli autori più sperimentali dell’epoca, portando in scena C’era folla al castello, di Jean Tardieu, nel 1960, Le sedie, di Ionesco, nel 1961, e Finale di partita, ancora di Beckett, nel 1963.
Nel 1962 aveva formato la Compagnia della Ripresa, insieme a Leo De Berardinis, Rino Sudano, Cosimo Cinieri. Nel 1964, riportò in scena Finale di partita, attirando una recensione non troppo benevola di Ennio Flaiano che però, acutamente, mette in evidenza le peculiarità del teatro di Quartucci e la temperie culturale dell’epoca. Surrealismo, senso del grottesco, ironia, erano alcune delle sue chiavi per scardinare la rappresentazione performativa, per un nuovo teatro in Italia.
Infatti, il successo non tardò ad arrivare e negli anni ’60 e ’70 Carlo Quartucci, insieme ad altre personalità quali Carmelo Bene, Leo De Berardinis, Rino Sudano, Carlo Cecchi, Carla Tatò, diventò uno degli autori di punta della scena teatrale alternativa a quella sviluppatasi nell’ambito del Neorealismo di Giorgio Strehler, Vito Pandolfi e Luchino Visconti.
Nel 1966 mise in scena il collage a sfondo politico La mucca parla a Pasquale, con testi di Ruzante, Plauto, Aristofane, Brecht, Cervantes, Rabelais, Pirandello, Mrozek. Dopo la rottura definitiva fra Ivo Chiesa e Quartucci, che segnerà il distacco tra due mondi teatrali, seguiranno spettacoli come Majakovskij e compagni alla rivoluzione d’Ottobre (1967), I testimoni di Rózewicz (1968), Pantagruele radiofonico (1969), Don Chisciotte televisivo (1970), Il lavoro teatrale, di Roberto Lerici, presentato alla Biennale di Venezia nel 1969.
Negli anni ’80, Carlo Quartucci diede vita a La zattera di Babele, ambizioso progetto interdisciplinare, per il quale riunì attori, scrittori, cineasti, artisti, come Carla Tatò, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Roberto Lerici, Germano Celant, Rudi Fuchs, per far interagirei vari linguaggi estetici. In questi anni, Quartucci portò vari spettacoli su diversi palchi in Europa, quali Comédie Italienne (1981), Didone e Funerale (1982). Dal 1986, La zattera di Babele si trasferì a Erice, in Sicilia, dove fu allestito un laboratorio permanente, sotto il nome di Le giornate delle arti.
Nel 2002, Carlo Quartucci è stato insignito della laurea honoris causa dal DAMS dell’Università Torino. Nel 2008, il Teatr’Arteria, un nuovo spazio/progetto a Roma, inaugurato nel febbraio di quell’anno, con una installazione di Jannis Kounellis.
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Homme extraordinaire.
Directeur d artistes inspiré
Un maître
Carlo Quartucci nous manquera et manquera a l art
On ne peut l oublier
La morte di Carlo Quartucci mi lascia sgomenta
Il teatro ha perso un grande
Il teatro si è arricchito con la sua arte sperimentale di immenso valore
Grazie Carlo per aver potuto godere della tua arte a Erice e per averti potuto salutare ancora a Roma anni fa con il tuo amico-allievo e mio altrettanto grande regista Enzo Caputo
Che tu possa ancora illuminare il mondo con la tua arte ovunque ti trovi
Buon viaggio
Rosalba
Ti aspettavamo in primavera con Carla nella nostra piccola OfficinaTeatro LMC che attraverso il nostro maestro Enzo Caputo è sempre stata anche tua.
In questi anni sei stato insieme a Carla un faro che attraverso le parole di Enzo ha giudato l'essere arte di ognuno di noi. Sono contenta di avere fatto un'esperienza con te. Dopo avere saputo della tua partenza mi sono recata in officina per stare nel teatro con te ma era tutto senza suono e allora ho recitato muta come nel sogno di qualche giorno fa. Grazie per tutto quello che sei stato e che sarai ancora nella nostra vita artistica. Un grande abbraccio a te Carla ...ti aspettiamo
Maestro purtroppo non ho fatto in tempo a conoscerla, mi sarebbe piaciuto tanto, ad Officina Teatro LMC eravamo felici di doverla incontrare,solo al pensiero ci sentivamo privilegiati , personalmente non vedevo l'ora di potermi nutrire delle sue parole . Anche se il tempo non è stato clemente per il nostro incontro, sappia che lei è sempre qui con noi attraverso il nostro Enzo Caputo che non manca mai di farlo sentire uno di noi. Ci aiuti da lassù, i suoi insegnamenti ci servono e ci serviranno...comunque grazie, grazie di tutto quello che ci lascia, l'abbraccio purtroppo solo virtualmente.