26 luglio 2024

Olimpiadi 2024: intervista alla curatrice di Casa Italia, che mette al centro il tema della fratellanza

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Con l’apertura dei Giochi Olimpici si è inaugurata ufficialmente anche la sede in cui l’Italia espone le proprie eccellenze creative: Beatrice Bertini ci racconta degli artisti presenti e delle linee che hanno guidato questa mostra

Installation view ingresso esterno Edoardo Tresoldi Sacral, 2016 Installazione in rete metallica 535 × 417 × 417 cm Casa Italia Parigi 2024 Ensemble Courtesy Edoardo Tresoldi Ph Pietro Savorelli per CONI ©

Dal 26 luglio all’11 agosto 2024 si tengono i XXXIII Giochi Olimpici a Parigi. Come consuetudine dal 2016, Casa Italia ha deciso di creare un legame forte con l’arte contemporanea. Per questa edizione, il CONI – Comitato Olimpico Nazionale Italiano, ha scelto Le Pré Catelan, un edificio storico situato nel verde del Bois de Boulogne. E anche quest’anno gli atleti saranno accolti in un ambiente magnifico, intriso di arte e cultura. Il concetto di “casa” è fondamentale, soprattutto per gli sportivi che affrontano ogni giorno gare importanti e hanno bisogno di un luogo accogliente dove ritrovarsi a fine giornata. Abbiamo discusso dell’importanza di questo luogo con Beatrice Bertini, ideatrice del concept di quest’anno, che cura la mostra insieme a Benedetta Acciari.

Beatrice, non è la prima volta che ti confronti con Casa Italia. È infatti dal 2016 che porti avanti un progetto che di volta in volta affronta una tematica vicina al Paese ospitante ma anche rappresentativa della relazione con l’Italia. Ci racconti la genesi di Casa Italia? 

«Nel 2015, Diego Nepi Molineris, allora Direttore Marketing del CONI, immaginò una casa che potesse parlare la lingua dell’arte. Per sua natura simbolica e quindi libera da mediazioni, l’arte poteva essere il vero vettore dei valori olimpici per tutte le delegazioni del mondo ospitate a Casa Italia».

Installation view facciata Agostino Iacurci, Ensemble, 2024. Facciata Casa Italia Paris 2024 Ensemble
Courtesy Agostino Iacurci. Ph Pietro Savorelli per CONI ©

Quali progetti si sono succeduti nel tempo?

«Il primo progetto fu Horizontal nel 2016 in Brasile, a Rio de Janeiro, un progetto sulla natura e sulla storia che accomunava gli italiani ai brasiliani: “una linea orizzontale su un foglio è già un paesaggio”, diceva Kandinskij. L’ispirazione era dunque quella di parlare di come i nostri due popoli si fossero incontrati sullo stesso piano: un passato di immigrazione per noi e di lavoro per il popolo brasiliano.

Successivamente, ci furono i Giochi Olimpici invernali nel 2018, in Corea del Sud, a Pyeongchang. Il progetto si chiamava Prospectum ed era per noi il momento dell’edificazione di una casa. Il titolo richiamava la Prospettiva come forma simbolica di Erwin Panofsky e alla nostra necessità di cambiare punto di vista per capire un Paese misterioso e sconosciuto.

Poi ci sono stati i Giochi Olimpici del 2021 a Tokyo, in Giappone. Nella nostra meta-narrazione, dopo l’edificazione di una casa in cui ci si sente al sicuro e si può uscire a guardare le stelle, c’è la Natura, che non è più un nemico minaccioso ma qualcosa da guardare con meraviglia. Aristotele dice che così nasce la filosofia. Il progetto in Giappone, intitolato Mirabilia, raccontava proprio la storia di questa magica reciprocità tra la cultura italiana e quella giapponese».

E ancora, in Asia…

«Nel 2022, ai Giochi Olimpici invernali a Beijing, a Pechino, in piena pandemia da Covid-19, l’Italia si dotò di due Case dedicate al tema Millium. Il progetto riguardava il viaggio: Millium è l’unità di misura che i romani utilizzavano per misurare le distanze, ancora in uso all’epoca di Marco Polo che chiamò il suo famoso testo “Il Milione”, come un moltiplicatore di Millium. La connessione tra noi e il popolo cinese era letterale nella scelta dell’ispirazione del personaggio storico veneziano, ma anche l’idea che, per amor di narrazione, chi comincia ad avere un pensiero speculativo ha voglia di esplorare il mondo per vedere cos’altro c’è.

Attualmente, la Direzione Marketing è nelle mani di Lorenzo Pellicelli, che ha dato continuità al progetto. Siamo di nuovo in Europa e qui, a Parigi, si parla di incontri, dello stare insieme, in un contesto in cui i nostri ospiti sono i nostri fratelli più prossimi, i francesi. Il titolo Ensemble parla dello stare e del fare insieme, al cospetto di tutte le sfide che ci riserva il futuro».

Installation view galleria
Casa Italia Parigi 2024 Ensemble. Courtesy Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Ph Pietro Savorelli per CONI © Paolo Delle Monache Italiana, 2007 Bronzo 86,8 × 93 × 65 cm
Casa Italia Parigi 2024 Ensemble Courtesy Studio Copernico, Milano – Casalbeltrame Ph Pietro Savorelli per CONI ©

A cosa vi siete ispirati?

«L’ispirazione è il più grande lascito della Francia nell’età moderna, la sua Rivoluzione, e a quel termine aggiunto al motto durante il periodo del terrore e fin troppo trascurato: Fraternité. Tutte le opere e il progetto architettonico a cura dello studio IT’S parlano di questo valore che vorremmo fosse il messaggio della delegazione Olimpica Italiana oggi: essere fratelli a prescindere dalle differenze che ci rendono unici».

Chi viene a visitare Casa Italia è interessato alle opere d’arte?

«L’ingresso degli ospiti a Casa Italia è molto suggestivo, tutti sono incuriositi dal trovarsi accolti in un ambiente che somiglia all’abitazione di un grande collezionista. È raro che non domandino delle opere d’arte. Noi comunque rimaniamo sempre a disposizione per fare visite guidate a chiunque volesse approfondire e quest’anno abbiamo anche una novità: un’applicazione che utilizza l’Intelligenza Artificiale per riconoscere le opere e fornire informazioni sugli artisti. È un brevetto nato proprio per questa occasione ed è progettato da INFORMASISTEMI».

E gli atleti, vi chiedono informazioni?

«Gli atleti sono giovanissimi, sono curiosi e pieni di entusiasmo. È bello vedere come si rapportino in modo giocoso e poetico con le opere d’arte. A Tokyo, per esempio, dove all’entrata di Casa Italia avevamo la pietra di Alberto Garutti che diceva Tutti i passi che ho fatto nella vita mi hanno portato qui, ora, tutti si scattavano fotografie. Quell’opera assumeva il senso più profondo al cospetto di ragazzi che avevano lavorato tutta la vita per arrivare lì, in quel momento».

Installation view ingresso interno
Giovanni Bonotto Panorama Italia, 2024. Tessitura gobelin con materiali in plastica riciclata e certificata Global Recycle Standard 190 × 850 cm Casa Italia Parigi 2024 Ensemble Courtesy Fondazione Bonotto. Ph Pietro Savorelli per CONI ©

Già nella prima Casa Italia, nel 1984 a Los Angeles, l’Italia si distinse per avere invitato un artista a realizzare una mostra: all’epoca c’erano opere di Renato Guttuso. Credo che l’importanza della nostra arte, intendo contemporanea, sia percepita quasi più all’estero che in Italia.

«All’estero noi siamo percepiti come un popolo creativo, ma i nostri artisti fanno fatica ad imporsi fuori dai nostri confini. Siamo certamente un museo a cielo aperto che custodisce la bellezza del mondo, ma allo stesso tempo continuiamo a produrne. Il discorso sul perché sarebbe lungo, ma dal mio punto di vista è importante che in questa occasione, in cui incontriamo un pubblico mondiale, sia fondamentale presentarsi come dei produttori di creazioni, e non solo come dei custodi o dei vecchi saggi. Solo attraverso i nostri artisti, i nostri scienziati, i nostri atleti noi creiamo il futuro che ci aspetta».

Quanti sono gli artisti che partecipano quest’anno? Come si sono relazionati con il tema della Fratellanza? 

«Gli artisti sono 19, siamo stati noi a scegliere le opere che ci sembravano inerenti al tema e abbiamo trovato in loro massima disponibilità e sincera collaborazione. Questo è il caso delle opere di Claire Fontaine, Riccardo Previdi, Gabriele Picco, Patrick Tuttofuoco, Alberto Di Fabio, Matteo Nasini, Sergio Breviario e Marco Bernardi. Il riferimento all’Italia e alla sua qualità di essere, essa stessa, il risultato di un Ensemble culturale e geografico è espresso nelle opere di Paolo Delle Monache e Edoardo Tresoldi, mentre della relazione Italia-Francia fa esplicito riferimento l’opera di Fabio Viale. Alcuni come Agostino Iacurci, Margherita Moscardini e Giovanni Bonotto si sono messi a disposizione per immaginare delle opere inedite, mentre la presenza di Marinella Senatore, Francesco Jodice e il collettivo Stalker erano necessarie perché la loro pratica artistica si fonda proprio sulla cooperazione con gli altri, dunque ontologicamente Ensemble. Della Fratellanza mondiale ci parla invece il lavoro di Julie Polidoro e del sentimento d’amore che ci lega all’altro è la straordinaria opera di Vincenzo Agnetti».

Installation view. Casa Italia Parigi 2024 Ensemble Courtesy Riccardo Previdi e Francesca Minini, Milano Ph Pietro Savorelli per CONI ©

Perché credi che il rapporto tra arte e sport sia così fondamentale? In fondo, ad uno sguardo lontano e superficiale, sembrerebbero due mondi distanti. 

«Come sempre qualcosa è andato storto nel XX secolo! A parte gli scherzi, con l’avvento della fotografia e del video la rappresentazione dell’evento fulmineo dello sport non ha più avuto bisogno di essere eternata dagli artisti. Questo ha creato una distanza, ma io credo che l’arte sia l’unica forma capace di rappresentare i valori Olimpici, le sue ambizioni e le sue utopie. I due ambiti condividono la convinzione che il mondo si costruisca a partire dall’immaginazione e non dalla realtà».

Negli anni precedenti, come ci hai anche raccontato, vi siete trovati ad affrontare i Giochi Olimpici in Paesi molto lontani, in periodi complessi (hai ricordato la Cina con il Covid-19). La prossima edizione saranno i Giochi Olimpici invernali in Italia. In quel caso Casa Italia sarà ancora più importante. Ci state già lavorando? Vuoi darci qualche anticipazione sul tema? 

«Non posso dare anticipazioni su Milano Cortina 2026, ma posso dire che giocheremo in casa, letteralmente. Spero che tutto sarà più semplice».

Installation view sala hospitality
Casa Italia Parigi 2024 Ensemble Courtesy Francesco Iodice Ph Pietro Savorelli per CONI ©

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