Imprenditore illuminato, collezionista appassionato, Sergio Longo si è spento il 28 febbraio, lasciando un grande vuoto – ma anche tanti ricordi – nel mondo dell’arte contemporanea e non solo. Innovatore nel mondo dell’industria, presidente della IRON Spa, azienda leader nel settore siderurgico, fiore all’occhiello del made in Italy anche a livello internazionale, Longo ha legato il suo nome al territorio di Cassino, con l’intento di contribuire alla crescita e allo sviluppo culturale del territorio del Lazio meridionale. Qui, insieme a Dino Pagano, fondò la Basket Cassino, altra grande passione del mecenate. E qui, in Terra di Lavoro, portò alcuni tra i più grandi artisti contemporanei. Nel 2013, infatti, nelle architetture postindustriali ex sede della Longo Spa, aprì il CAMUSAC – Cassino Museo di Arte Contemporanea, gestito dall’omonima Fondazione istituita dalla famiglia Longo.
Nel Museo, diretto da Bruno Corà, è attualmente esposta al pubblico, in maniera permanente, la collezione della Fondazione, esito di una metodica raccolta compiuta nel corso di oltre 25 anni. Molte e impegnative le opere site specific, realizzate in dialogo con il suggestivo paesaggio cassinese, anche grazie all’esperienza maturata nella trasformazione degli acciai e nella lavorazione delle lamiere e del CORTEN, uno dei materiali più usati nell’arte contemporanea e apprezzati dagli artisti per la sua suggestiva resa ambientale. E moltissime e ambiziose le mostre temporanee realizzate, collettive e personali, dedicate ad artisti emergenti e a grandi maestri, quali Enrico Castellani, Hidetoshi Nagasawa, Nicola Carrino, Turi Simeti, Giuseppe Spagnuolo, Renato Rainaldi, Mimmo Paladino, Michele Cossiro, Franco Marrocco, Sol LeWitt.
«Un punto di riferimento nave per tanti», è il commiato di Dino Pagano, presidente della Basket Cassino. «Un personaggio importante del mondo dell’imprenditoria cassinate», nelle parole del sindaco Enzo Salera.
«Vorrei salutare mio padre con poche parole affinché come quelle di mio fratello contribuiscano a dare una giusta immagine di lui», così lo ricorda la figlia, Brunella, direttrice della Fondazione. «Non a caso io lavoro con la fotografia, arte che ho scelto di praticare proprio a partire dal momento in cui ho sentito risuonare questa parola “arte” con assiduità nella mia famiglia, cioè da mio padre e mia madre che avevano iniziato una collezione di opere destinata a divenire col tempo una raccolta per un museo di arte contemporanea», continua.
«Anno dopo anno, mio padre, affiancato da tutti noi, ha guidato questa impresa della famiglia con una passione crescente, una tenacia e una fede inalterata nella funzione e negli scopi di questa istituzione culturale da offrire ai cittadini di Cassino, agli studenti dell’Università, ai conoscenti e agli amici che vengono da ogni parte d’Italia e dall’estero e a quanti giungono non solo per conoscere la nostra città e la nostra storia, ma anche per visitare il museo, le mostre e le opere in esse esposte.
Questa offerta fiduciosa e disinteressata ha sempre avuto l’obiettivo di fare crescere l’amore per la cultura e l’arte in questa terra, opportunità che nella sua adolescenza e gioventù era mancata a mio padre e che, al pari di altre imprese rivolte a migliorare la qualità della vita, doveva anch’essa contribuire a dare, soprattutto agli abitanti della città e ai giovani, l’opportunità di conoscere realtà delle quali non era possibile fruire dove essi vivono. Questo obiettivo, come altri della sua vita, lo ha raggiunto.
Oggi, questa iniziativa culturale privata ma senza riscontri commerciali è una realtà apprezzata a livello nazionale e oltre i confini del nostro Paese.
Nelle ultime settimane, nonostante fosse molto provato dalla sua infermità, mio padre non ha smesso di pensare a come migliorare l’offerta culturale del nostro museo e ne ha previsto perfino l’ampliamento, con nuovi servizi.
In questa pur dolorosa circostanza vorrei far giungere a lui stesso e a tutti voi il mio riconoscente pensiero per quanto da lui già realizzato, con l’impegno di continuare in sua memoria la comune opera familiare a favore della cultura e dell’arte in questa città, nel nostro territorio».
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