L’occasione di incontrare per la prima volta in Italia, a Roma, Marion Peck e suo marito Mark Ryden ce l’ha data, pochi giorni fa, la Galleria Dorothy Circus di Alexandra Mazzanti. Con la mostra “Misterium Coniunctionis” (fino al 14 gennaio), la celebre coppia del Pop Surrealism, ha presentato le sue ultime due creazioni editoriali ed una trentina di stampe in edizione limitata, in gran parte prove d’artista, di cui alcune ormai introvabili. Tra queste anche la recente The Isle of joy di Marion Peck con i pagliacci tanto cari all’artista.
Lamb Land è il titolo del volume di Marion Peck edito da Cernunnos e Pinxit quello di Mark Ryden. Il libro della Peck raccoglie tutte le opere più significative da lei realizzate, corredate da saggi e da una sua intervista-diario che ne consente di apprezzare a pieno la poetica. Pinxit è l’edizione aggiornata ed ampliata del libro di Ryden già edito da Taschen, con le sue opere più famose e con nuovi testi critici.
Marion Peck (Manila, Filippine, 1963) è un’importante esponente femminile del Pop Surrealism che predilige soggetti femminili come donne e bambine o clown e animali. Animali da lei umanizzati, gatti, pecore o conigli che degli umani, oltre all’aspetto, hanno anche i difetti e non sono privi d’ironia e provocazione. Dotata di una grande capacità tecnica, la Peck riesce a dare ai suoi personaggi anche i più surreali, una fissità dello sguardo che incontra e penetra quello dell’osservatore.
Mark Ryden (Medford, Oregon USA, 1963) è uno dei cofondatori del movimento, The Godfather of Pop Surrealism, come viene chiamato. Si impone già negli anni ’90 in California per poi allargare la sua fama a tutti gli Stati Uniti ed oltre. È proprio Ryden a dirci che la sua retrospettiva, appena inaugurata al CAC di Malaga in Spagna, ha avuto un successo superiore ad ogni attesa, come è avvenuto del resto per la sua mostra in Giappone. Influenzato dalla cultura pop dell’epoca, l’artista ha saputo fonderla con un certo surrealismo individuando nel tempo temi sempre nuovi, come la politica, la religione, l’economia o il mondo dello spettacolo. Temi trattati, grazie alle sue capacità tecniche, con una grande delicatezza estetica a cui fanno spesso riscontro elementi ironici, provocatori, quando non crudeli o macabri.
Il movimento che accomuna questi due artisti, Lowbrow o Pop Surrealism appunto, nasce negli anni ’70 nel sud della California come corrente artistica alternativa al mercato dell’arte contemporanea ufficiale, salvo poi espandersi a partire dagli anni ’90, a tutti gli Stati Uniti. Grande impulso a questa corrente lo ha dato il successo ottenuto presso la comunità hollywoodiana, di cui famosi rappresentanti ne diventano, oltre che soggetti da ritrarre, anche accaniti collezionisti, come ad esempio Leonardo di Caprio, Christina Ricci o lo stesso Michael Jackson con il suo famoso scimpanzé. Il Pop Surrealism è derivato dalla fusione di numerosi media come il fumetto, l’illustrazione fiabesca, il tatuaggio, il design dei giocattoli, una certa pubblicità e l’iconografia gotica del Punk. Si è poi via via sviluppato attraverso opere sempre più raffinate anche di grande formato, rinnovandosi nel tempo, ma rimanendo fedele a se stesso: facendo della riconoscibilità la sua forza di attrazione, ma anche il suo limite come dichiarano i detrattori che ammettono tuttavia che è diventato ormai un fenomeno artistico di rilevanza internazionale.
Questi due artisti coetanei, uniti da anni nella vita privata ed artistica, ambedue strenui lavoratori, dichiarano di passare molto del loro tempo davanti al cavalletto. Non hanno uno studio in comune. ma due studi adiacenti. «Ci sono momenti in cui si vuole stare da soli – ci dicono convinti – ed altri in cui non c’è nulla di meglio che ascoltare l’opinione dell’altro». Ammettono senza reticenze di influenzarsi reciprocamente ed il titolo della mostra “Mysterium Coniunctionis” è quanto mai indovinato. Tra la coppia si è sviluppata infatti una sintonia non solo creativa ma anche emotiva, essi stessi sostengono che ciò è dovuto alla speciale alchimia scaturita dall’unione dei loro ego. Questa complicità totale appare evidente nelle opere a volte simili a volte complementari e sempre in armonia tra loro. È Ryden a dichiarare: «La nostra sensibilità, i nostri interessi, le cose che amiamo sono le stesse: ed è per questo che stiamo così bene insieme».
Pierluigi Sacconi