Categorie: Personaggi

Sodalizio Israele-Italia…grazie ad un egiziano

di - 24 Settembre 2001

Una parte consistente delle 1800 opere che costituiscono la collezione di Arturo Schwarz, storico dell’arte, saggista e poeta contemporaneo, insieme alla totalità della sua biblioteca, sono andate ad arricchire proprio in questi giorni il patrimonio del Museo di Arte di Tel Aviv. Figura di rilievo nel mondo dell’arte moderna, nonché autore di importanti saggi su surrealismo e dadaismo, Arturo Schwarz avrebbe voluto donare già ai tempi del ministro Vincenza Bono Parrino tutte le sue opere, biblioteca compresa, allo Stato italiano “gratuitamente e senza neppure sconti fiscali”, come ha dichiarato lui stesso. Lo Stato italiano, da par suo, rifiutò inspiegabilmente la donazione, come fece poi dopo anche il Comune di Milano nella persona dell’allora sindaco socialista Paolo Pillitteri prima, e Borghini dopo. Schwarz, snobbato dalla cultura italiana, decise allora di rivolgersi al Museo di Tel Aviv che, al contrario, accettò entusiasticamente la generosa offerta. A questo punto, il colpo di scena: l’Italia rientrò in gioco grazie all’ex ministro Walter Veltroni che intavolò una trattativa a tre con Schwarz e Tel Aviv per una più giusta ridistribuzione delle opere. Con questo risultato: la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma avrebbe acquisito i lavori delle avanguardie storiche della prima metà del secolo scorso, soprattutto dadaisti e surrealisti, mentre il resto sarebbe partito alla volta di Tel Aviv. Un “resto” molto consistente: si tratta infatti della totalità delle testimonianze riguardanti le avanguardie del dopoguerra, ossia Nuovo Realismo Francese, Spazialismo e Nuclearismo italiani, l’internazionale Fluxus, e una serie di opere di autori americani, per un totale di circa mille capolavori. Ci resta una magra consolazione: l’Associazione Amata (Amici del Museo di Arte di Tel Aviv), che ha anche una sede a Milano, vuole approfittare di questo “involontario” scambio artistico-culturale con l’Italia attraverso un programma di conferenze, incontri con artisti italiani e stranieri, e visite a musei, con un programma ancora da definire. Sembra allora che non tutti i mali siano venuti per nuocere, alla fine di questa tribolatissima vicenda, anche se per vedere l’altra parte di questa interessantissima collezione dovremo affrontare un viaggio in Israele. E coi tempi che corrono…

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(nella prima foto Arturo Schwarz)

Cinzia Tedeschi

[exibart]

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  • Magra consolazione, giustappunto. Ma come possono accadere cose del genere? E' da chiederselo. 1000 opere sono un museo nuovo, uno spazio in più per l'arte contemporanea in Italia. Limitandoci agli spazi con una regolare attività nel campo dell'arte contemporanea, gli U.S.A. dispongono di ca. 130 tra gallerie e musei, Germania e Francia una quarantina/cinquantina a testa, una ventina l'Inghilterra. In Italia, provate voi! Non è facile arrivare a 15... Se poi andassimo a vedere l'origine di molti musei all'estero, ci accorgeremmo che proprio ai collezionisti gli Stati Uniti devono la fondazione dei loro maggiori musei, dal Whitney alla Guggenheim, al MoMa. Queste sono occasioni perdute. La Guggenheim compra le proprie opere e noi non abbiamo la cultura, la sensibilità e la capacità politica per accoglierle, neppure gratis. Abbiamo un bel dire, dopo, che l'Italia, rispetto agli altri paesi, non dispone di capitali per aprire nuovi musei. Vorrei poi sapere perché, di tutta la collezione, ci siamo lasciati scappare proprio le opere di Fluxus, del Nucleare, ecc. Ciò dimostra, ancora una volta, che l'Italia starà alla finestra, aspettando che siano altri a celebrare questi grandi movimenti (come è successo con l'Arte Povera), come dire: coraggio, competenze e lungimiranza non sono di casa qui. W Tel Aviv, ma questo è uno scandalo italiano.

  • Complimenti: finalmente un sito dove l'arte si fa sia per tutti,sia per chi ne vuol sapere davvero di più (e ne sa di più). Come questo fantastico pezzo sulla collezione Schwarz. Complimenti a Cinzia Tedeschi. E comunque: è la solita storia di molgoverno. Di disattenzione. Speriamo che Sgarbi, che tanto si dà da fare, punti il dito anche qui.
    Cordialmente.

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