Questa ventitreesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali sarà ricordata per il disgelo. Sportivi da divano non temete, perché le piste sono in perfette condizioni per il pattinaggio, il bob e il curling, ma la fiamma olimpica ha rischiarato un evento storico, riuscendo a unire la Repubblica di Moon Jae-in e la Repubblica Popolare Democratica di Kim Jong-un.
In occasione della cerimonia di apertura, le due Coree hanno sfilato sotto un’unica, semplice bandiera, raffigurante la penisola coreana in blu su sfondo bianco. Il tutto suggellato da una stretta di mano che, possiamo immaginare, diventerà iconica, tra il presidente della Corea del Sud e Kim Yo-jong, sorella minore del leader nordcoreano. Qualche problema rimane, per esempio la squadra di hockey della Corea unita indosserà uniformi prodotte da un’azienda finlandese e non dalla Nike, che è sponsor dei Giochi, per evitare di violare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. D’altra parte, difficilmente gli atleti nordcoreani avrebbero indossato il famoso marchio made in USA. In questo contesto politico dinamico, a voler usare un eufemismo, la nostra delegazione si gioca le sue possibilità di andare a medaglia, potendo contare su una marcia in più. Per progettare Casa Italia, la sede che ospita gli atleti azzurri, il CONI ha coinvolto Ex Elettrofonica, che ha giocato sulla rappresentazione di tutte le sfumature semantiche del termine prospectum. La prospettiva, l’idea italiana che ha rivoluzionato il modo di muoversi nel mondo e di raccontarlo. Al di là delle stanche retoriche patriottarde, come non sentirsi, se non orgogliosi, almeno in una certa continuità sentimentale con Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Masaccio, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci? Ecco quindi gli artisti a noi contemporanei, Gea Casolaro, Cristian Chironi, Carlo e Fabio Ingrassia, Davide Monaldi, Maurizio Nannucci, Valerio Rocco Orlando, Patrick Tuttofuoco, Massimo Uberti, riuniti nel disegno luminoso di una casa ideale, impreziosita da oggetti firmati, tra gli altri, da Alessandro Mendini, Vito Nesta, Gianni Veneziano e Luciana Di Virgilio, Michele de Lucchi, Jacopo Foggini, Joanna Gravunder, Francesco Binfaré. Benedetta Acciari e Beatrice Bertini, curatrici del progetto, ci dicono di più.
Dopo “Horizontal”, per le Olimpiadi di Rio 2016, continua la collaborazione tra Casa Italia ed Ex Elettrofonica. Com’è nato questo progetto?
«Il Coni ha voluto rinnovarci la sua fiducia affidandoci il progetto arte per queste Olimpiadi, Rio è stata una scommessa vinta, siamo onorate di far parte di questo team grazie a cui l’Italia fa mostra di molti dei suoi talenti, oltre quelli sportivi su cui Casa Italia ha ovviamente il suo focus».
“Prospectum” è il concept che avete pensato in occasione dei XXIII Giochi Olimpici Invernali in Corea del Sud. Di cosa si tratta? Cosa vediamo?
«Prospectum è il successore naturale di Horizontal: prima si pone un piano, una linea orizzontale. Successivamente si fissa un punto sulla linea e si comincia a costruire la prospettiva, che è uno spazio, un’evoluzione. Il progetto di mostra si postula a partire dai contenuti che il Coni vuole portare con se quando esce dai suoi confini ed è sempre un lavoro fatto insieme.»
Diversi gli artisti coinvolti e tante le conoscenze messe in relazione. Come si è sviluppato questo dialogo che, per certi versi, sembra richiamare l’atmosfera collaborativa della bottega rinascimentale?
«È una moderna bottega che procede in maniera sperimentale sia con i nostri committenti sia con gli artisti, sia con tutte le altre personalità che arricchiscono la Casa. Gli artisti in particolare manifestano un entusiasmo e una partecipazione commovente, perché si sentono investiti della responsabilità di rappresentare il proprio Paese proprio come gli atleti. Le ricerche degli artisti scelti hanno tutte a che fare col concetto di prospettiva ma allo stesso tempo, come l’arte richiede, la mettono in discussione. In questa mostra gli artisti dimostrano come la contemporaneità sia chiamata a porsi il problema delle “prospettive” e come questo sia il vero tema nell’incontro con l’altro. Come scrive Panofsky la prospettiva è la manifestazione del rapporto di un popolo con lo spazio, ma anche col proprio tempo.
Vedremo la prospettiva presentata nella sua forma più italiana con L’opera di Massimo Uberti Casaluce, che è il disegno di una casa, ma anche molti messaggi luminosi come Patrick Tuttofuoco con l’opera Welcome che è la prima cosa che si vede entrando nella casa, lo sforzo di comunicazione si spinge a volgere questo saluto usando la sagoma delle mani. Di Valerio Rocco Orlando, Who am I? una scritta In coreano realizzata dall’artista a Seoul durante una sua residenza, frutto di un contatto con un monaco. Infine il lavoro di Maurizio Nannucci, Same Words Different Thoughts che è un messaggio che inneggia alla differenza come valore.
Ma la prospettiva è anche il tema delle immagini fotografiche di Gea Casolaro, che ci costringono a guardare delle immagini che emergono nel capovolgimento di altre, e i piccoli lavori di Carlo e Fabio Ingrassia che ci chiamano invece ad avvicinarci per poter apprezzare i loro infinitesimali gesti pittorici. C’è anche una Carta da parati che si fa 3D grazie al lavoro di ceramica di Davide Monaldi e Timeline, una grande tenda, opera di Cristian Chironi che lancia nello spazio del ristorante una moltitudine di elementi apparentemente dissonanti».
Sembra che l’idea alla base del progetto sia una prossimità tra l’arte e l’esperienza quotidiana, in questo caso specifico, sportiva. Come avete risolto le necessità legate alle particolari funzioni della struttura?
«Le opere convivono con la Casa come avviene in un ambiente domestico, ma di un grande collezionista! C’è un tono molto libero e familiare, pieno di arredi di design prodotto da aziende italiane a cura della galleria Secondome. Le persone che concorrono a rendere Casa Italia un evento unico sono moltissime, noi siamo un ingranaggio di una macchina complessa. Coni si prende l’onere di dirigere questa orchestra che mira a celebrare gli atleti e a rendere onore allo spirito olimpico».
Linee guida del progetto per Casa Italia sono anche quelle dell’apertura al contesto culturale e sociale del Paese ospitante. Che esperienza avete fatto della Corea e quali ricordi porterete?
«È la prima volta che andiamo in Corea, dunque abbiamo studiato la loro cultura solo da lontano. Sfateremo tutti i luoghi comuni e i preconcetti solo facendone un’esperienza diretta. Quello che presentiamo a Casa Italia siamo noi, con la sincerità e l’apertura di cui siamo capaci».
Questa edizione dei Giochi Olimpici sarà ricordata anche per i tentativi di disgelo tra le due Coree, in momento in cui l’attenzione mondiale è monopolizzata dagli attriti tra Washington e Pyongyang. In un contesto del genere, quali messaggi possono portare i valori dell’arte e della creatività?
«La notizia della partecipazione delle due Coree a queste Olimpiadi è una di quelle notizie che danno speranza nel futuro. L’arte ha dimestichezza con l’utopia e vede lontano, i valori di pace e dialogo sono proprio il terreno di incontro tra arte e sport, i veri motivi per cui queste due discipline si trovano insieme a Casa Italia».
Mario Francesco Simeone