Sembra un paradosso, proprio
come quelle forme che tu insegui, fra arte e scienza…
Posso dire, per esempio, che alcuni
scienziati dell’India si sono interessati alle mie installazioni. Ma, ancora
prima, posso dire che è solo grazie all’aerogel, materiale trasparente
inventato e testato da ingegneri aerospaziali americani, che faccio volare le
mie strutture
abitative utopistiche (Air-Port-City Project). Lo sapevi
che il rivestimento di ognuna di quelle sfere costa solo 300 euro? In futuro mi
piacerebbe che il progetto colonizzasse il cielo, rimanendo sospeso sui
contrasti razziali, le politiche, le guerre, l’inquinamento e le differenze
sociali di nazioni e città. È strano notare come esistano più confini
orizzontali che non verticali e che siano questi ultimi a portare l’uomo verso
l’autodistruzione. La mia intera ricerca artistica si fonda, prima di tutto,
sulla mia curiosità per la ricerca scientifica. È grazie allo studio dei
modelli riprodotti per simulare il volo dei ragni che ho scoperto come
qualsiasi creatura, portata dall’aria, possa spingersi anche centinaia di chilometri dalla costa
sopra il mare. Esistono modelli matematici che registrano le prove di volo su
lunghe distanze di ragni che hanno sviluppato precise caratteristiche evolutive
ed espedienti aerodinamici incredibili (senza dimenticare modelli progettuali
di architetti
quali Richard Buckminster Fuller, Peter Cook, Yona Friedman).
Che cosa comporta
la realizzazione di una “vera” utopia?
Il mio progetto di Air-Port-City e i
suoi Flying Gardens sono strutture che libero nell’aria e
che in un futuro dovrebbero rimanere sospese nel cielo come nuvole, come città
posizionate al di sopra di tutto, per una collettività che ha imparato a
diventare sostenibile prima che completamente autonoma dalla terra. Le unità
che sto studiando come biosfere o come biotopi sono piattaforme che andranno
contro l’andamento economico e politico delle frontiere globali. Al di là di
tutti i tipi di frontiera. Non c’è nulla di più utopico, eppure nulla, per me,
sembra più realizzabile delle mie visioni quando rimango lassù, quando nella
tenda del sistema di Space Elevator arrivo in un luogo
dove non esistono le regole dettate dalla legge dell’uomo né dalla legge fisica
della gravità. E dove comunque, anche se legato, sono libero di vedere tutto.
Che relazione esiste
tra spazio e gravità?
Sono convinto che
entrambi possano esser considerati, a seconda delle situazioni, tanto problemi
quanto opportunità. Entrambi però servono all’uomo a far cambiare le proprie
relazioni con le altre persone. Credo infatti che spazio e gravità sviluppino
forze ed energie che creano qualcosa di nuovo, nuove psico-geografie, nuove
misure e distanze della socialità. A San Francisco, la scorsa estate – all’International Space
Studies Program della Nasa – ho provato, assieme a una parte del
mio staff, a rimanere in assenza di gravità, nei simulatori di cui si servono
anche gli astronauti. In queste specie di contenitori bastava che uno si
avvicinasse, anche di poco, all’altro e improvvisamente l’altro veniva spazzato
via dall’altra parte, lontano. Quando spazio e gravità cambiano, anche gli
scambi tra gli uomini cambiano di stato e diventano tutta un’altra cosa.
Parlami del futuro
e di un certo progetto che avresti per Roma, ai Fori Imperiali…
[Ride] Ti ho appena
detto che l’unica cosa che mi porterei in tasca, nelle mie sfere, se dovessi
farle volare per salvare il pianeta, sarebbe l’universo, e questo non ti basta?
Non ti basta che io abbia appena inaugurato qui a Camogli? Sto scherzando
ovviamente. Comunque, per quanto riguarda Roma non posso dire nulla. Però se
dovesse succedere qualcosa… vi avviso!
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a cura di Francesca
Pasini
Fondazione Remotti (in collaborazione con Pinksummer, Genova)
Via Castagneto, 52 – 16032 Camogli (GE)
Orario: da giovedì a domenica ore 16-19 e su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0185772137; info@fondazioneremotti.it;
www.fondazioneremotti.it
[exibart]
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ho visitato ieri la mostra... indubbiamente scenografica. però non mi hanno convinta le biosfere al secondo piano: troppo in contrasto con la cascata colorata del soffitto di rehberger