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Walking progress!
Personaggi
Incontro con Richard Long, artista-filosofo sia nella pratica artistica sia nelle conversazioni sui suoi lavori. In occasione della sua mostra al Pac insieme all’artista tribale Jivya Soma Mashe il “grande camminatore” illustra alcuni concetti. Per spiegarci le basi teoriche della sua Land-Art concettuale...
Richard Long (Bristol, Inghilterra, 1945) è davvero un esempio di artista che “assomiglia” alla sua arte. Appare in gran forma e si presenta al Pac in abbigliamento casual e con scarpe da “camminatore”, come fosse pronto per uno dei suoi “walking”; inoltre parla con piacevole lentezza e manifesta una calma un po’ ascetica. Si sottopone alle interviste con grande gentilezza e affabilità, appare interessato a discutere con nuovi interlocutori della sua poetica.
Qual è il ruolo della spiritualità nelle sue opere? In particolare i suoi cerchi di pietre possono sembrare segni di culto (altari, totem). In questo caso, cosa venerano o celebrano?
No, per me non sono altari e non c’entrano con la venerazione. Penso però che i cerchi siano immagini archetipiche davvero forti, profondamente radicate nella nostra coscienza.
Ma cosa è, per lei, il ‘cerchio’?
Per me è un’idea platonica, un’idea umana perfetta che porta con sé molte diverse possibilità. Posso camminare in un cerchio, posso fare un cerchio di pietre, di fango, posso fare un cerchio con l’acqua… E’ un’idea molto pura, semplice; poi, posso sovrapporgli molte connotazioni diverse.
E’ limitante l’esposizione museale e nelle gallerie delle sue sculture o riesce a conciliare la natura delle sue opere con questi luoghi?
No, non è limitante… Domanda interessante…Certo, posso fare i miei lavori nel paesaggio, in tutto il mondo, ma le persone entrano in contatto con l’arte nelle gallerie e nei musei. Dunque è importante per me mostrare quello che faccio nelle gallerie e nei musei.
Dunque non lo vive come un problema?
Per me non è un problema, è la realtà della comunicazione. E’ così anche per il mio sito internet e per i miei cataloghi, le persone entrano in contatto con ciò che faccio in molti modi diversi, tramite i libri, le mostre… Questo è il motivo per cui la fotografia è importante, io posso fare un’opera in India e la si può vedere in fotografia a Milano… Uno degli aspetti più importanti per gli artisti è la comunicazione, e un museo o una mostra fanno parte della comunicazione.
Impermanenza e deperibilità: inconvenienti o elementi topici e fondanti della sua poetica?
Penso che sia la realtà della nostra vita in questo mondo. Noi siamo impermanenti, noi nasciamo e moriamo. Mi piace pensare che i miei lavori riflettano queste dinamiche. Ma per quanto riguarda i miei lavori posso influire sulla loro durata, se dureranno due minuti o resteranno nel mondo per altro migliaio d’anni. Se faccio un cerchio di pietre forse quel cerchio durerà per centinaia d’anni, oppure se le pietre saranno sparpagliate il cerchio sparirà ma le pietre rimarranno… Ci sono diversi modi in cui l’arte può essere non solo un’immagine ma rimanere nel mondo. E bisogna anche dire che le idee sono eterne, le opere possono scomparire ma le idee restano per sempre.
In quale luogo di Milano o dell’Italia le piacerebbe posizionare una delle sue sculture all’aria aperta?
Uno dei miei luoghi preferiti sono le Dolomiti.
Ha già avuto modo di lavorarci?
Si ho già fatto dei lavori lassù. Sono ancora là ma non dico dove…
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Long alla galleria O’Neill di Roma
Long al Mart
link correlati
Il sito di Richard Long
stefano castelli
intervista realizzata il 16 marzo 2004
Mostra “Richard Long-Jivya Soma Mashe. Un incontro in India”
Milano, Pac
Via Palestro, 14
Tel: 02-76009085
9.30 – 19.00 da martedì a domenica – giovedì fino alle 22.00 – chiuso il lunedì
fino al 6 giugno 2004
[exibart]