Giorgio de Chirico, La torre rossa, 1913, Collezione Peggy Guggenheim
Le enigmatiche opere di Giorgio de Chirico tra il 1911 e il 1917 costituirono un’ispirazione decisiva per i pittori surrealisti. L’atmosfera sognante delle sue composizioni deriva dalla prospettiva irrazionale, dalla mancanza di un’unica sorgente di luce, dall’allungamento delle ombre e dalla focalizzazione allucinatoria degli oggetti. Piazze italiane circondate da portici e facciate classiche sono trasformate in scenari vuoti e sinistramente silenziosi per la rappresentazione di drammi invisibili. L’assenza di ogni avvenimento provoca un’atmosfera carica di nostalgia o di melanconia se s’immagina che sia appena accaduto qualcosa di molto importante; se invece si sente che qualcosa sta per accadere ne deriva un senso di ansia. Secondo de Chirico “ogni cosa [ha] due aspetti: uno corrente quello che vediamo quasi sempre e che vedono gli uomini in generale, l’altro lo spettrale o metafisico che non possono vedere che rari individui in momenti di chiaroveggenza e di astrazione metafisica, così come certi corpi occultati da materia impenetrabile ai raggi solari non possono apparire che sotto la potenza di luci artificiali quali sarebbero i raggi x”. Tracce di presenze umane nascoste appaiono nella piena vastità di quest’opera, come il monumento equestre, spesso identificato con la statua di re Carlo Alberto a Torino.
Pezzo da Museo è la rubrica di exibart dedicata alle collezioni dei musei italiani: ogni settimana, schede e approfondimenti sulle opere più iconiche e suggestive oppure sui capolavori meno conosciuti e da riscoprire. Un viaggio nella storia dell’arte, dall’archeologia al contemporaneo, a portata di schermo. Per le altre puntate di Pezzo da Museo, la nostra rubrica dedicata alle opere più suggestive dei musei italiani, potete dare un’occhiata qui.
[Scheda a cura della Collezione Peggy Guggenheim]
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