Il dipinto Il teorema di Pitagora, in esposizione al MAMbo di Bologna, documenta esemplarmente i motivi e le tecniche sviluppate da Giuseppe (Pinot) Gallizio sulla materia pittorica fin dalla fine degli anni Cinquanta, per rivestire rotoli di tela con infinite proliferazioni di forme e colori in lavori di dimensioni inedite.
L’opera appartiene al grande ciclo narrativo dalle suggestioni favolistiche intitolato La storia di Ipotenusa, composto da nove quadri di grande formato, che illustra giocosamente le vicende immaginarie di alcuni elementi della geometria, intesa come principio creativo inesauribile.
In questo lavoro uno sciame interminabile di figure astratte, che a tratti si addensano in fitti grappoli e a tratti si disperdono in danzanti esplosioni, percorre un cosmo di vapori colorati, esprimendo una gioiosa energia generativa. La matematica, sciolta dalle briglie della tecnocrazia e dell’estetica funzionalista finalizzata alla produzione industriale, diventa un ambito da esplorare creativamente per estrarne libere divagazioni poetiche.
Gallizio si avvicina al mondo dell’arte all’età di cinquant’anni come sperimentatore autodidatta, dopo attività svolte come chimico-farmacista, erborista, cultore appassionato di ricerche archeologiche, geologiche ed etnografiche. In contatto con Asger Jorn, nel 1955 allestì, nella propria casa ad Alba, il Laboratorio sperimentale del Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista confluito nell’Internazionale Situazionista, cui contribuisce con la teoria e la pratica della pittura industriale.
Durante il suo periodo di frequentazione assidua della scena artistica torinese, nei primi anni Sessanta, la critica Carla Lonzi accompagna con intensa vicinanza il lavoro dell’artista attraverso un rapporto di continui scambi di pensieri e corrispondenze, che nel 1963 culminò nella realizzazione di un documentario realizzato per la RAI.
Della sua opera Lonzi scrisse: «La pittura di Gallizio ha radici in un vigore autentico, senza esasperazioni nervose, senza velleità : nel suo attacco diretto, nei suoi violenti richiami emotivi, nel suo invito costante a risvegliarsi dal sonnambulismo della noia e dell’infelicità , fa perno su doti di una saggezza lontana, popolare. Tutta l’esperienza dell’archeologo, del botanico, del chimico, dell’uomo di parte, del contadino (nel senso di un empirismo magico), riaffiora in immagini che sembrano modellate in una istintività irrefrenabile simbolica della natura stessa.
Come per spettatori drogati dal proprio conformismo, Gallizio con la sua pittura accende le grandi luci degli spettacoli popolari, dei Luna Park, elabora ogni sottigliezza ma all’interno di un modo brutale, di rivelazione e non di mediazione intellettuale. […] La grande perizia tecnica, la tensione estrema ma anche naturale del segno, che si muove nelle più eccitate acrobazie ben certo di poter sempre contare su un perfetto atterraggio, la qualità incandescente del colore, fanno della sua pittura un avvenimento nuovo nella cultura figurativa italiana, qualcosa che rompe con il provincialismo delle repliche approssimativamente corrette a quanto ci è venuto dall’America e da Parigi […]», dal catalogo della personale alla Galleria il Fiore, Firenze, 18-30 aprile 1962, in Carla Lonzi, Scritti sull’arte, pp. 288-289.
Per la rubrica Pezzo da museo, la presentazione de Il Teorema di Pitagora viene accompagnata da un commento video, realizzato per l’iniziativa “2 minuti di MAMbo”, di Giorgina Bertolino, co-curatrice del Catalogo Generale delle Opere di Pinot Gallizio (1953-1964) insieme a Maria Teresa Roberto e Francesca Comisso.
(Scheda a cura del MAMbo)
Pezzo da Museo è la rubrica di exibart dedicata alle collezioni dei musei italiani: ogni settimana, schede e approfondimenti sulle opere più iconiche e suggestive oppure sui capolavori meno conosciuti e da riscoprire. Un viaggio nella storia dell’arte, dall’archeologia al contemporaneo, a portata di schermo. Per le altre puntate potete dare un’occhiata qui.
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