20 settembre 2010

ALCATRAZ

 
di alessandro riva

C'è un fenomeno relativamente nuovo che ben rappresenta la crisi non solo di un mestiere - quello del critico d'arte - ma anche in fondo di tutto quell'idiota chiacchiericcio in cui s'è trasformato il cuore stesso del dibattito artistico. Questo fenomeno è quello dei cosiddetti forum, o dei commenti, che circolano intorno all'arte, sulle riviste online e nei blog...

di

Exibart.com è, col suo commentario, è diventato un esempio del genere;
un campione, mi verrebbe da dire. Ho polemizzato spesso con Tonelli
sull’argomento, fin da tempi non sospetti, cioè da quando non scrivevo ancora
per questo giornale, ed ero, per così dire, un critico “in carriera”.
Non ho, oggi, intenti polemici sul fenomeno: ma di analisi, piuttosto. Non
credo infatti che Tonelli, dal suo punto di vista, faccia necessariamente male
a ospitare i commenti dei tanti lettori che, quasi sempre coperti (un po’
vigliaccamente) da anonimato, commentano a ruota libera ogni notizia, ogni
fatto, ogni mostra di cui il giornale parla.

Il fatto è che questo instancabile chiacchiericcio da bar
(che, va detto, nella morbosa e ossessiva psicologia dell’art addicted contemporaneo è in genere la prima
cosa che il lettore medio va a leggersi, così come i giudizi tranchant, spesso
insultanti e arroganti, di Politi sono generalmente la prima cosa che il
lettore medio di Flash Art corre morbosamente a compulsare); il fatto è, dicevo, che
questo sciocco, spesso volgare, insultante dibattito “senza rete” e
senza arbitro, dove a ognuno è concesso, anonimamente, di dire qualsiasi cosa,
di diffamare, di dileggiare, di insultare il prossimo; questo meta-dibattito
artistico, quasi sempre di bassissimo livello, vero e proprio florilegio di
paranoie individuali, di linguaggio da trivio, di sospetti e di accuse più o
meno gratuite vomitate contro questo o quell’artista, spesso grondanti un
malcelato desiderio di estesa rivincita sociale, di veder finalmente finir male
coloro che oggi sono “al potere” nell’arte, questo sciocco odio
diffuso e questo desiderio collettivo di sangue, nel vero senso della parola, in
un campo come quello artistico, che di altro dovrebbe invece parlare, e altro
dovrebbe mostrare; ebbene: questo instancabile e banale chiacchiericcio da bar
intorno alle cose artistiche è in qualche modo diventato il simbolo stesso, la
metafora più cristallina di ciò a cui s’è ridotto, o rischia di ridursi, il
dibattito artistico oggi, e anche, di riflesso, quello strano mestiere che un
tempo era detto “critica d’arte”.

Luca Rossi - Gagosian Project - 2009 - Gagosian Gallery, New York
Già, perché, dopotutto, diventa sempre più inevitabile
domandarsi che diavolo sia diventato il mestiere di critico. Un grumo, un
coacervo di mestieri e di competenze un tempo rigorosamente separate, oggi
fatalmente mescolate l’una con l’altra, e che pure assumono, nel loro insieme,
l’apparenza di una “professione” che unisce conoscenza della storia
dell’arte (non sempre reale, non organica, e sempre meno obbligatoria),
intuizione, informazione spicciola sulle tendenze più attuali, scaltrezza
professionale, furbizia, capacità di sintetizzare e (a volte, non sempre) di
scrivere buoni testi, sveltezza organizzativa, spregiudicatezza, velocità nel
registrare i trend del mercato; e capacità di reperire le risorse per
realizzare la proprio visione critica.

Ma i commenti nei forum sono, come dire, l’odierna cattiva
coscienza
della
critica: banalizzando in modo estremo, e portando allo scoperto, potremmo dire,
la sciatteria di molta critica attuale, essi sono il modo di denunciare, in
qualche modo, che “il Re è nudo”: che non c’è più reale dibattito tra
un senso
dell’arte e un altro, rimane solo – anche ai “piani alti” della
critica – un chiacchiericcio indistinto, una lotta furibonda tra caste, tra
gruppi di potere, o tra singoli individui in corsa per accaparrarsi una piccola
fetta di potere. Il critico è, oggi, la figura più in bilico dell’intero
sistema: laddove sono cadute tutte le teorie generali dell’arte; laddove il
potere è sempre maggiormente in mano a piccoli o grandi gruppi economici e
finanziari, che ruolo può avere ancora colui che, semplicemente, scrive d’arte? Di per se stesso, nessuno. Ha
ancora la speranza di avere un ruolo solo quel critico che saprà far suo un
discorso più o meno coerente in termini non di visione strategica, ma di
visione tattica (alleanze, filiazioni, appoggi politici ecc.), e che saprà
raccogliere attorno al suo progetto da una parte il consenso, e dall’altra i
mezzi finanziari per tenerlo in piedi.

Achille Bonito Oliva
Questo è, sì, un mestiere. Non diverso dagli altri,
dopotutto, e non più infame di tanti. Ciò che il critico scrive sull’arte, invece, conta poco:
conta solo il potere che riesce a ottenere. Tant’è che oggi, che io sto dove
sto, l’unico che mi fa scrivere – gratis – è Tonelli. Ecco allora la funzione
(salvifica? Disvelatrice?) di quell’assurdo letamaio da cui sono costituiti,
per lo più, i “commentari” nelle notizie e nei blog: è la furia
liberatrice degli esclusi, dei senza-potere, degli anonimi, degli invidiosi e
dei disperati che vorrebbero avere voce in capitolo, ma sanno di essere stati
fatalmente esclusi dal “grande gioco”. Una parvenza di dibattito, e
un reale senso di frustrazione, che sale dalle fondamenta e dai tombini, come
un urlo disperato. Quell’urlo senza nome, quel vociare volgare e anonimo,
forcaiolo e scomposto, quel dileggiarsi e disprezzarsi a vicenda, è oggi più
che mai il simbolo della dissoluzione, ma anche dello scollamento dalla base,
di chi oggi detiene saldamente il potere nell’arte.

Quello che viene chiamato oggi il “fenomeno”
Luca Rossi, il Grillo dei blogghisti, con i suoi commentini banalmente al
vetriolo, solo fintamente controcorrente, piattamente intelligenti, più che mai
conformisti senza mai darlo troppo a vedere, col suo non dire in realtà mai
nulla di eversivo sulla radicale idiozia, sulla scandalosa, immensa bolla di
insensatezza in cui versa non l’arte italiana, ma tutta l’arte contemporanea
mondiale; ebbene, quel fenomeno è forse il perfetto prototipo critico di
domani: anonimo, non coinvolto nella difficile arte del “mestiere”
(trovare soldi, appoggi, spazi pubblici o giornali per sostenere le proprie
idee e i propri progetti), virtuale, banale e conformista quanto basta. In una
parola, inutile: parodia, a suo modo, anche della parallela e immensa inutilità
della romantica figura dell’intellettuale nella società catodico-finanziaria e
spettacolar-populista di oggi.

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alessandro riva


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 66. Te l’eri
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47 Commenti

  1. -Tant’è che oggi, che io sto dove sto-

    dove stai? a casa comodo nella tua poltrona a ricordarci che la legge non è uguale per tutti

    -ma sanno di essere stati fatalmente esclusi dal “grande gioco”.-

    sicuro di non essere tu quello definitivamente escluso dal grande gioco? rosica ti prego che mi fai godere

    -Ciò che il critico scrive sull’arte, invece, conta poco-

    siamo sempre online mentre tu sei online a finger streetlife, anzi alcatrazlife

    -fin da tempi non sospetti, cioè da quando non scrivevo ancora per questo giornale, ed ero, per così dire, un critico “in carriera”.-

    che sfiga ora non lo sei più, dai però ti rimangono ancora bamboline gonfiabili di 7 anni da guardare e non toccare, vai tranquillo

  2. -Alessandro Riva, condannato in secondo grado a 6 anni e mezzo per abusi sessuali su cinque bambine, conduce una vita normale e non ci fà mancare un suo atto di sfida e cattivo gusto. E si è scelto anche uno pseudonimo…. Felice Cardena! Ma, oltre alla ilarità nel nome scelto, ha anche avuto la faccia di rappresentare questa mostra con un “pollo alto tre metri con in mano un televisore all’interno del quale un filmato mostra un bambolotto in fiamme”.-

    ma gli occhiali non te li ha ancora spaccati nessuno? no perchè nella foto mi sembrano un po’ storti allora mi chiedevo se ti fosse già arrivato un diretto in mezzo agli occhi a frantumarteli

  3. Articolo che condivido. Il problema è che in italia se non ci sono altri spazi per il confronto, una persona cerca di usare quelli che ha a disposizione. Condivido il fatto che molti commentatori anonimi vengono mossi da invidia e frustrazione, direi che è una male fisiologico per avere un minimo di confronto critico.

    Per quanto mi riguarda, non ho mai fatto commenti cattivi sulle persone (cosa che non mi interessa) ma entro sempre nello specifico delle opere. Al limite delineo alcune dinamiche relazionali, che soprattutto in italia, hanno forti ricadute sui i contenuti prodotti. Perchè se c’è un sistema chiuso basato sulle relazioni di pochi operatori settari, è ovvio che la novità venga disincentivata e mortificata. Soprattutto in italia dove la posta in gioco è bassissima (l’articolo di Riva quì sopra è stato fatto gratuitamente) e questo disincentiva il reale approfondimento delle opere. Il curatore o il talent scout di turno mette la mano fuori per scegliere gli artisti, e solitamente trova amici e compagni di strada, persone uguali a se stesso. Chi glielo fa fare di approfondire? Quale stipendio giustifica l’approfondimento? E soprattutto quale soddisfazione in una paese in cui il contemporaneo è sistematicamente osteggiato?

    Paradossalmente questa situazione è la più interessante e fertile al mondo. Perchè non siamo in capitali dell’arte contemporanea dove sistemi troppo strutturati funzionano bene ma disincentivano la novità radicale, e non siamo neanche nelle periferie politiche del mondo che, pur essendo ottimi soggetti ruffiani, rimangono invivibili. Siamo come i late comers della politica e dell’economia: grandi possibilità.

    Non condivido che l’arte contemporanea mondiale sia una grande bufala. Questa acredine “deriva a Riva” dai risultati della sua Italian Factory. L’arte, proprio ora, sta prendendo nuove strade assolutamente eccitanti e concrete.

  4. sarebbe meglio che il signor Alessandro Riva non sputasse nel piatto nel quale ha mangiato per anni, chiacchierando anche sotto pseudonimo da un noto mensile cairo editore sulle barzellette e i gossip riguardanti il mondo dell’arte, del quale lui stesso ha fatto parte prima di essere affossato da una accusa infamante. Sarebbe meglio che il signor Riva facesse un bell’esame di coscienza sulla sua personale professionalità prima di criticare quella altrui.

  5. Mi raccomando, votate la vostra opera del Talent Prize 2010 preferita su Repubblica.it: http://temi.repubblica.it/repubblica-sondaggio/?pollId=2212&ref=HRESS-24 Ovviamente gli addetti ai lavori hanno premiato la peggiore… bah!

    P. S.: cari miei, si sputa nel piatto dove si mangia per lo stesso motivo che ha spinto il ministro Alfano a chiedere udienza all’on. Bocchino nel baretto vicino Montecitorio… fa comodo quando il Titanic va a tutta birra, ma nel momento in cui si ritrova davanti l’iceberg non è detto che viri in tempo. E come si sa, le scialuppe non bastano per tutti, quindi meglio tutelarsi anticipatamente.

  6. Mi piacerebbe sapere da Luca Rossi – e non c’è alcuna ironia in questa mia richiesta – quali sono le nuove strade eccitanti e concrete che lui riconosce nell’arte prodotta oggi (arte visiva, s’intende).

  7. Appoggio in pieno, è veramente di cattivo gusto che internet oggi non permetta ai soli intellettuali, gli unici detentori di verità di stabilire cosa va bene e cosa danneggia la gente.
    Cosa fa cultura e cosa no.
    Cosa fa politica e cosa no.
    In effetti una democrazia che non sia direzionabile è inutile.

  8. questo “assurdo letamaio” dei commentari è ormai l’unico luogo in cui si possano trovare notizie, opinioni, retroscena e perché no, gossip sul sistema dell’arte. Ovvio, il lettore deve essere smaliziato e fare la tara ad invidie, ipocrisie e quant’altro. Ma negli articoli “ufficiali”? Nelle scelte editoriali, nelle strategie di direttori e giornalisti non c’è forse più marcio di quanto se ne possa trovare nel “letamaio”? Gli esempi abbondano a partire da questo stesso portale, passando per Flash Art o per la rivista più marchettara del globo che lo stesso Riva si vanta di aver portato al successo. E poi quella tirata qualunquista sull’insensatezza dell’arte mondiale…Paladino del Nulla disegnato bene, della polemica sterile e pressapochista, ora anche artista velleitario. Virtuale, banale e conformista sarà chi si dà al “mestiere” più antico del mondo, poiché dei suoi progetti nella storia non resterà traccia. Continui a coltivare le sue relazioni e a trovare soldi, senza accorgersi di essere il miglior rappresentante della crisi della critica. Le mani ce le sporcheremmo volentieri tutti se non fosse che le poche risorse sono spartite fra i soliti noti, non crede? O forse pensa che il miglior progetto curatoriale del mondo troverebbe interesse nell’ufficio di un assessore se non fosse in qualche modo sponsorizzato? Quanto sudore ha dovuto sprecare Riva per essere accolto nei salotti dei finanziamenti? Intanto c’è chi studia, lavora, e poi ancora studia, lavora…e gli tocca pure leggere le lezioni di vita di questa gente. Vergogna

  9. Arte contemporanea dovrebbe contenere più cose, tanto per intenderci. E non deve nemmeno essere sopravvalutata come uno spazio espositivo dove uomini e donne si recano per uno speed dating. Non si tratta di risolvere problemi personali o collettivi; e neanche accarezzare l’occhio come non mai. Forse si tratta di una palestra, di strumenti.

    Ieri sono stato davanti a Marina Abramovic per “the artist is present”, molto forte, perfetto. Nei mesi scorsi sono rimasto scosso per I’m not Roberta e mi hanno soddisfatto molto i suoi sviluppi mediatici in Corea del Sud e a Milano (10.000 Lives: Roberta’s cut). Poi servirebbe qualcosa di più per farmi intendere che questo spazio veloce veloce nei commenti.

    Poi anche questo ruolo del “Gesù nel tempio che deve indicare la via” non mi sembra corretto. Il format delle due mostre “10.000 Lives: Roberta’s cut” lavora proprio su questo: la fruizione dello spettatore è direttamente proporzionale al suo interesse. Allo stesso tempo la superficie attraente di certa arte “comprensibile” e immediata, si scioglie nella dinamica del blog che non abbandona mai l’opera.

  10. Il blog Tranqui2 nn t vuole convincere k è intelligghente, il blog Tranqui2 nn t vuole convincere k fa culturame, il blog Tranqui2 nn è diretto da un comitato (togliersi la dentiera) scciiientiffico (rimettersi la dentiera).
    Nel blog Tranqui2 c’è Boba-Turbo.
    Nel blog Tranqui2 c’è Miss-Mission
    Nel blog Tranqui2 c’è la fine penziero masculo.
    Xk nn t basta?

  11. nel carozzone del circo ci sta di tutto e di più io la vedo così, ci vuol un buon e bel critico che scriva, un’artista che produca quello che sente di dire e un po di vociare per la sua arte e qualche compiacente domatore di leoni che sta dalla vostra di parte naturalmente parlo di Fortuna domata con frusta e magari aver la pozione magica domani è un’altro giorno si vedrà !

  12. Beh, ma le cose son da valutare caso per caso. Io, per esempio, detesto sparlare di chicchessia. Se una cosa non mi piace la ignoro. Preferisco parlare bene di qualcosa che mi piace. Il commento di hm, però, dà ragione all’articolo..

  13. Pardon, Ezio, ma secondo lei siamo tutti scemi a berci le acrobazie verbali dei critici e curatori e a non riuscire a distinguere una patacca da un’opera seria e originale? Che poi , quale potrebbe essere un’ arte seria? Una quadreria figurativa? Io nel mio piccolo ce la faccio ancora a capire che alcuni artisti come Donnelly, Vonna-Michell, Fischer e altri si staccano dall’esercito dei mestieranti, anche senza leggere le recensioni. E questi artisti, e pochi altri, bastano per farmi apprezzare l’arte di oggi. Che non è solo un baraccone da circo.

  14. Il puzzo di morte che diffonde l’arte contemporanea, non ha il potere di definire la nostra realtà e di cambiarla. Quindi, faccio un appello a limitare le nostre elucrubazioni mentali, le inutili polemiche sulla critica d’arte. Interpretazioni personali, spesso di cattivo gusto, di contenuti effimeri, non più capaci di porci in relazione con la nostra storia culturale. Tutta la storia dell’arte italiana è fatta di un rapporto stretto tra l’identità antropologica e il territorio geografico. Oggi, la critica d’arte, come teoria, non è in grado di interpretare i complessi fenomeni culturali, in quanto alienata nella prassi e scissa dall’ideale artistico. Oggi è sempre più valida la teoria critica formulata da Mc Luhan di villaggio globale, dove non esistono più differenziazioni culturali. Il pubblico passivo subisce continuamente linguaggi stereotipati di importazione e testi critici omologati alla moda del momento. Commenti e scritti per vendere il peggio dell’arte nel sistema malato del mercato dell’arte.

    Savino Marseglia

  15. Caro joegalaxy lo so perfettamente che un critico basta Pagarlo e tu diventi per lui Il meglio der colosseo. Ma mi piaceva la metaforo del circo della fortuna che un trappezzista salta di un domatore di leoni domina del pagliaccio che fa ridere con le sue cadute bisognerebbe a pare mio prendersi meno sul serio lavorare bene senza compromessi ecc.. ecc.. e bla.. bla.. possibilmente divertendosie tutto il resto e noia

  16. Scusi, ma se non le piace l’arte contemporanea che ci fa qui? Perchè l’arte è questa. E’ come se io fossi appassionato di opera lirica e mi mettessi a battibeccare nei siti di indie rock.

  17. Kapoor? E grazie al cavolo, lui si che è variopinto. Ma a me piacciono diversi tipi di arte, purchè non sappia di (troppo) già visto. E purchè non sia pittura e scultura effetto poster-soprammobile.

  18. -Il commento di hm, però, dà ragione all’articolo..-

    ovvio ho scritto proprio quello che il riva si aspettava per gonfiarsi l’ego e passare dalla parte della vittima intelligente incompresa e anticonformista, sono accomodante cosa credevi? questo almeno è il modo di ragionare del suo cervellino ‘bene o male purchè se ne parli’ che però non mi tange minimamente visto che secondo me il riva rappresenta solo la parodia di un pedofilo, i veri pedofili infatti stanno in galera non a fingere streetalcatrazlife su internet, direi che dall’alto della sua acuta intelligenza si merita bros e le sue caccole sui muri, veramente troppo anticonformista ahaahahhaha quasi quanto lapa elkann o pierre casiraghi brozzato a fare lo streetgangsta ahahaahahahaah

  19. Chiedo scusa se mi intrometto, vorrei porre due domande e spero di avere da voi risposte:
    1) è vero che sono gli artisti a premere per “farsi curare” (nel senso di ottenere un testo critico) da determinate firme perché determinate firme attirano sicuramente il mercato? O forse sono gli artisti che scelgono i propri critici? In entrambi i casi il supporto critico non dovrebbe quindi risultare comunque veritiero (e non prezzolato come sempre si ripete), generato da necessità che trovano tutti concordi?
    In caso contrario, ovvero se siano i critici (determinati critici) a essere imposti agli artisti, perché gli artisti non cominciano a rifiutarsi di essere “curati” da critici considerati prezzolati e perché non cercano nella critica seria – che esiste eccome – preparata e colta, ma magari meno appariscente e glamorous, il vero supporto teorico che li segua? Il pubblico capisce più di quello che si crede.
    2) (corollario di 1) Ma davvero siamo sicuri che gli apparati “critici”, soprattutto se derivano da certe firme, che non necessariamente piacciono perché sono famose, vengano letti davvero dal pubblico? E se non interessano nessuno, perché gli artisti si fanno così tanti problemi intorno a questa questione?

  20. Su una cosa però Riva ha ragione: noi commentatori ci comportiamo come avvoltoi, ma proprio come gli spazzini del cielo siamo necessari per sgombrare il campo da fetide carcasse che potrebbero risultare infette per i nuovi stanziali… un bel repulisti (pars destruens) per avere un’area salubre su cui riedificare una cultura dell’arte stavolta davvero sensata (pars construens). Invece di farsi venire la sindrome di Antoine (“Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre…”) forse il nostro dovrebbe riflettere su questo.

  21. Ma perchè ci si prende troppo sul serio?
    lasciatevi andare un alla fantasia e siate meno critci con voi stessi, ridete un po di più fate l’amore qualche volta di più e la vita è bella

  22. l’arte contemporanea così come la conosce il pubblico di oggi è molto simile a una grandissima bolla di sapone.
    la vera arte è oggi sconosciuta. ma esiste. eccome se esiste! al massimo è conosciuta da poche persone che non hanno mire di guadagno in termini monetari.

  23. se c’è qualcuno che desidera possedere un’opera d’arte autentica può chiedere a me.
    non mi rivolgo in alcun modo a coloro che comprano opere pensando di rivenderle in futuro per guadagnare soldi.

  24. Luca Rossi è l’unico convincente in un becero chiacchericcio da bar, l’unico non solo lucido ma capace di considerare positivamente un fenomeno che ormai non si può ignorare, la condivisione, i commenti e i blog hanno un peso sempre più determinante nell’informazione, ne fanno parte integrante, rappresentano la percezione allargata di quello che è l’arte, il suo sistema, la sua fruizione. Luca Rossi è l’unico che ha capito che le cose stanno cambiando, che c’è un nuovo modo di fare critica e un nuovo modo di fare arte.. e che non tutti lo hanno percepito, i critici meno di tutti. Tutti questi critici come Luca Beatrice, Francesco Bonami e Alessandro Riva che odiano l’arte contemporanea e dicono che è tutta una balla, insensata e mediocre, hanno avuto le loro occasioni, più di tanti altri.. ora sputano non solo nel piatto dove hanno mangiato, ma attaccano chi sta semplicemente dicendo la verità.. come Luca Rossi! Bravo Luca! Con eleganza che ti fa onore non hai reagito agli attacchi personali rivolti dall’articolo, ti sei mantenuto sulla tua posizione!

  25. Bonami non penso che odii l’arte contemporanea. Sicuramente con un po’ di cinismo riesce semplicemente a prenderla in giro, che poi significa metterla in discussione (come il contemporaneo dovrebbe sempre fare).

    Io credo ci sia la necessità di rivedere il ruolo di artista in termini più fluidi. Quindi se c’è bisogno di sporcarsi le mani nei commentari,di fare il “critico” perchè non ci sono altri spazi,perchè nessuno lo fa, lo si fa fino in fondo (c’è sempre il mio blog per chi vuole approfondire in modo più puntuale ed ordinato). L’artista sta rischiando di diventare una sorta di arredatore di interni, la mecca è il collezzionismo, che poi significa sopravvivere; vista la saturazione del linguaggio serve il curatore come regista e DJ che proponga “film” e contenuti inediti. Gli artisti non si stanno accorgendo di essere tagliati fuori, mentre i curatori non hanno piena consapevolezza e capacità su quello che stanno facendo. C’è un vuoto autoriale, la cosa è evidente in italia perchè alcune cose si aggravano, ma la tendenza è globale (anche se all’estero ci sono alcune scintille interessanti). La realtà supera l’arte.

    Non mi sento come beppe grillo perchè le mie riflessioni sono propedeutiche ad un linguaggio e ad un sistema inediti(che posso proporre concretamente perchè vesto tutti i ruoli del sistema reale, anche quello di spettatore di me stesso). Poi ognuno può scegliere quello che vuole.

    Io credo che sia molto più eccitantante mettere in discusiione alcuni codici e convenzioni ormai soffocanti. Ma guardiamo a Milano ora: l’ennesimo giovane artista (Matteo Rubbi) incasellato dentro dinamiche anacronistiche e matrigne. Un’offesa per l’intelligenza e la volontà dello stesso Rubbi. Ma il mondo del Padigaglione Italia di Beatrice non è meglio, anzi è peggio. Un’arte addomesticata e cristallizzata sul più banale arredamento da interni.

    Cose buone: l’attività della fondazione trussardi, qualche mostra autoriale da de carlo, il consolidamento di cattelan (anche se un po’ sovraesposto ultimamente), l’attività “giovane” e unica tra pubblico e privato di Lino Baldini (che mi accusano di essere perchè ne ho una buona opinione), il lavorio di tanti spazi no profit che però dovrebbero uscite dai soliti codici…..per dire alcune cose buone in italia. Poi, nella migliore tradizione autoreferenziale, sicuramente I’m not Roberta (Museo del Whitney e altre sedi).

  26. Caro Luca Rossi, per non seguitare all’infinito ciò che ho già espresso, brevente, in questo blog, voglio aggiungere soltanto alcune considerazioni: a quanto pare, non ho ancora ben capito che cosa intendi per nuovi codici estetici o nuovi linguaggi, non codificati dal sistema? Noto nei tuoi acuti commenti una vocazione alla ripetizione, al conformismo – nel senso che tutti devono adeguarsi alle prerogative di un unico punto di vista di analisi. Non suggerisci strumenti alternativi, o più punti di vista di comprensione sull’opera degli artisti e di quelle realtà che citi, o che dici di apprezzare. Non affronti con metodo di indagine storica i segni visivi che costituiscono l’opera d’arte, come oggetto comunicativo, e di come essa si collega ai rapporti di potere, (committenza pubblica e privata) e di come si misura a quella del soggetto percettore (il pubblico variegato). E questo potrebbe bastare per non seguitare all’infinito. Voglio concludere: il vizio di scimmiottare, tendenze e mode globalizzate, spacciate per novità o come prodotti d’avanguardia,continuamente vomitate con la forza mediatica, ci hanno fatto perdere di vista la realtà, la vita e la bellezza estetica che solo l’arte riesce a fare.

  27. rivolto ad hm.
    Sei sconcertante….riguardo Riva mostri un livore che mi puzza.

    Umanamente lo conosco e solo chi lo ha conosciuto può sospettare che dietro il suo dramma giudiziario si possa nascodere l’errore. In Italia siamo pieni di precedenti.
    Il suo giudizio di condanna non è definitivo, e qualora lo fosse non ha mai compiuto violenze da pedofilo,informati.
    Nel mondo dell’arte siamo pieni di atteggiamenti eccentrici ed equivocabili,
    ed inoltre da tre anni sta scontando una detenzione non da privilegiato.
    Basta sciacallaggi, siete come iene affamate.

  28. Quante opere di serie C ci avete proposto signori curatori!

    E ora vi da fastidio se le gente commenta???

    volete continuare a scrivere minchiate come vi pare?

    dobbiamo studiarceli a memoria i vostri testi “critici” vergognosi, fatti tanto per riempire la paginetta e beccarsi i soldi?

    Abbiamo capito come funziona, non ce la raccontate!

  29. allora caro MH, io non sono giustizialista però odio i viscidi. un conto è essere come michael jackson che ha vissuto in una bolla di cristallo fin dall’infanzia ed era artista sotto ogni punto di vista, di michael jackson posso concludere che non abbia usato violenza sui bambini perchè non era nella sua etica, proprio perchè li vedeva simili a lui. MA A PARTE QUESTO IN OGNI CASO MICHAEL JACKSON ANDAVA A PARLARE CON LE FAMIGLIE E METTEVA LE COSE IN CHIARO FIN DA SUBITO, CIOE’ OFFRIVA UNA BARCA DI SOLDI ALLE FAMIGLIE PARLANDO CON I GENITORI E SPIEGANDOGLI LE SUE VOGLIE E I SUOI INTENTI, SE I GENITORI ACCETTAVANO OK ALTRIMENTI NO, MICHAEL JACKSON NON HA MAI COSTRETTO NESSUNO A FARE CIO’ CHE NON SI SENTIVA DI FARE. ora io non so cosa abbia fatto riva esattamente, però se vieni condannato a 6 anni IN ITALIA FIDATI che non ti sei limitato a fare una carezzina, inoltre il caro riva è sposato e ha dei figli quindi mi spiace ma E’ VISCIDO. inoltre il primo articolo da iena è il suo, se scrivi un articolo da iena cosa devi aspettarti gli agnellini che fanno beeee? io ho scritto solo ciò che lo ha fatto sentire una vittima incompresa, dovrebbe solo ringraziarmi perchè è quello che ha cercato scrivendo questo articolo

  30. Anche Beatrice scrive su Tremonti e la sua arte

    http://www.angiolatremonti.com/New/Pagine/Testi_critici/Luca_Beatrice.html

    Luca Beatrice, suo caro collega, che bravo che onesta’ intellettuale e quanti invidiosi disprezzano l’arte della Tremonti!

    E vi da fastidio se i commentatori dicono la loro???

    Siete stati abituati a sparare scempiaggini con qualcuno che vi batte pure le mani
    Ci avete mangiato, ringraziate, ma lasciate dire anche agli altri quello che pensano

  31. Luca Beatrice è un grande. Lui ha una format precostituito che applica quando viene ingaggiato. Anche il testo critico ha già una gabbia e bisogna solo cambiare nomi e adattare un po’ il testo.
    Esattamente come potrebbe fare un avvocato: chi paga viene difeso. Punto.

    Luca Beatrice fa una lavoro che ha un significato assolutamente “artistico”. Esattamente come Adam Carr che “usa” gli artisti a Rivoli per fare il suo film, il suo progetto “artistico”. E questa è la cosa interessante. Il padiglione italia era quello che il committente di Luca Beatrice (il governo) voleva. Angiola Tremonti è semplicemente un nuovo cliente. In un mondo come questo parliamo di onestà intellettuale? Non ha senso. Ha senso poter scegliere e non andare a vedere la mostra di angiola tremonti.

    Il problema, dei critici “nonimi” (penso a Sacco) e dei commentatori anonimi, è non creare una possibilità di scelta alternativa. Non ha senso lamentarsi. Può avere senso criticare e indicare ,allo stesso tempo, una via laternativa. Una nuova possibilità di scelta.

    Può non piacermi Angiola e il padiglione Italia, ma Luca Beatrice (in salsa italiana) è perfetta espressione di questa fase di dittatura del curatore. Una dittatura assolutamente legittima; sono gli artisti che dovrebbero porsi qualche interrogativo e semmai mettere da parte le solite convenzioni. Parlo di Pino Boresta ma anche di Alberto Tadiello, Matteo Rubbi e compagnia. E non si tratta di diventare tutti “curatori” quanto lavorare sul linguaggio mettendo da parte il solito narcisismo e aspirazioni di carriera fulminante. Per queste cose c’è il grande fratello o l’isola dei famosi.

  32. lucarossi, che stai a di?
    non lamentarsi per la mostra della Tremonti??
    non mi lamento se la fanno a casa tua, ma a villa reale mi lamento eccome!

    luca beatrice è un fanfarone come tanti altri curatori, datemi una pagina e la riempiro’ di monate.
    Voi leggerete e farete “ohhh, che beellaaa l’aarte, ohhh che sensibilita’”

    siamo in questa situazione anche perchè è pieno di rimbambiti.

  33. allora, io penso che luca beatrice sia espressione di questa fase. Poi è vero che siamo pieni di persone disinteressate e pressapochiste. La posta in gioco è molto bassa, e la carriera di beatrice dimostra (in sintonia con questi tempi) che vale di più un aggancio politico che un buon lavoro di critica e curatela. E quindi? Io credo che non servi a nulla lamentarsi ma si debba definire una via alternativa. Anche se il costruttore di questa via dovesse essere l’unico a percorrerla. Poi a ognuno la scelta tra accontentarsi, indignarsi o cercare qualcosa di più.

    Allo stesso tempo le menti giovani più brillanti in italia tendono a scegliere settori più remunerativi, meritocratici e appaganti.La qualità è bassa. Chi si dedica all’arte o alla critica (sto generalizzando) diventa automaticamente troppo coinvolto, e quindi non c’è più capacità di critica ed autocritica. E si finisce:
    o come beatrice
    o ad inseguire vaghi standard esterofili (quindi copie degli originali). Considera che non c’è educazione al contemporaneo, e puoi delineare bene la situazione. Ma paradossalmente questa situazione si presta molto bene ad una riflessione rispetto certi codici e convenzioni.

    L’estero spesso è meglio perchè c’è una maggiore qualità delle persone coinvolte. C’è una maggiore serenità in operatori sempre pronti a mettersi in discussione e osare (come si dovrebbe sempre fare parlando di contemporaneo). Questa serenità crea confronto; in italia invece c’è paura e precarietà. Tutti sono collegati con tutti e nessuno osa cantare fuori dal coro: c’è troppa paura di perdere anche quella piccola briciola della torta. E allora ben venga sgarbi alla biennale e compagnia bella. Toccare il fondo è l’unica via. E la cosa è assolutamente stimolante.

  34. Soldi pubblici, soldi privati, arte “museale” e arte “commerciale” ecco i due movimenti artistici in lotta per la sopravvivenza. C’è chi ha preso e chi ha dato.
    Chi ha più meriti? chi ha speso i soldi dello stato o chi ha fatto guadagnare soldi allo stato?
    E smettiamola con la liturgia: l’arte museale di oggi farà guadagnare domani. C’è da scommettere che l’arte museale di oggi finirà nel dimenticatoio o nel museo delle truffe.
    Il sistema museale italiano contemporaneo va smantellato, azzerato, come lo sono stati i salons imperiali di fine 800.

  35. Quello che non avete capito è che l.b. ha perso molto del suo fascino di personaggio maledetto da quando ha smesso di essere solo un curatore in prima linea contro tutto e tutti.
    ed è passato dalla parte di chi vince,a qualsiasi costo.
    così non ci piaci più luca, anche perchè prima riuscivi a distinguere qualche verità in più, ora probabilmente non ti sforzi neppure più di guardare.

  36. Condanna definitiva per il critico Riva.

    È passata in giudicato la condanna a 6 anni e mezzo di reclusione per Alessandro Riva, il critico d’arte accusato di aver molestato cinque bambine minori di 10 anni. La pena era stata stabilita il 20 ottobre 2009 dai giudici della prima corte d’appello, che avevano ridotto la condanna a 9 anni inflitta in primo grado. Ora la Cassazione ha rigettato il ricorso contro la sentenza, rendendola definitiva.

    http://www.ilgiornale.it/milano/brevi/04-12-2010/articolo-id=491393-page=0-comments=1

  37. Arte impossibile. Luca Rossi e Luca Bianchi,l’hanno risolta così la questione, mettendosi in mutante, come ha fatto l’artista, nonnché critico d’arte Savino Marseglia.

  38. Qualcuno evidentemente non ha mai saputo che al massimo il Beatrice Luca è sempre stato considerato, a pieno titolo,il “magutt” della critica d’arte contemporanea.Questo o quello,per lui, pari erano: altro era importante.Comunque,li era,qui è,e sempre sarà.”Non c’è soluzione,ma non c’è problema”(MD).

  39. I vari-ed eventuali- mal circolanti Riva e Beatrice evidentemente non hanno una reale,continua, occupazione.Modesti quanto sono li si dovrebbe considerare innoqui sopravviventi.Ogni tanto saltano fuori ma che ci si debba occupare di loro sembra eccessivo.Praticamente sono equivoci senza importanza.

  40. Stefania, ebbene si!savino marseglia e luca rossi, se non altro, hanno avuto il coraggio di mettere alla berlina un sistema dell’arte, monotono e autorefernziale, in cui la critica d’arte ne è l’espressione più evidente! Savino questa questione l’ha risolta mettendosi in mutande; luca invece ha preferito nascondersi nel suo blog.

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