La Regione Siciliana ha fatto non bene, ma benissimo, a comprare la tavoletta tardo-quattrocentesca con Madonna con Bambino e francescano orante sul recto ed Ecce Homo sul verso, proveniente da una collezione privata berlinese e battuta da Christie’s, lo scorso 9 luglio, alla modica cifra di 257.188,75 sterline inglesi (pari a 361.857,42 euro), con un scarto minimo dunque rispetto alle 200.000 sterline della sua base d’asta.
Nonostante le dimensioni, solo 15×10,7 cm, l’opera si caratterizza infatti per un’ottima qualità d’esecuzione, per una matura capacità d’impaginazione ed una salda tenuta formale d’insieme. Sul catalogo di Christie’s, la tavoletta è stata pubblicata inoltre con un’attribuzione ad Antonello da Messina (1430 c.-1479). La notizia, se da un lato ha prontamente sollecitato nell’amministrazione regionale insperati campanilismi nella corsa all’acquisto, per altro verso ha sollevato qualche mugugno e non poche perplessità nella comunità scientifica internazionale.
Il consueto fair play britannico ha imposto, nella redazione della relativa scheda in catalogo, il resoconto dettagliato dei pareri degli studiosi interpellati nel merito di questa attribuzione, comprendendo ovviamente anche i pronunciamenti contrari. Si è così scoperto che accanto a Everett Fahy che per primo si è esposto in favore di Antonello, Mauro Lucco, Andrea De Marchi, Carl Brandon Strehlke e Joanne Wright sono tutti convinti dell’autografia antonelliana, mentre Miklós Boscovits, Mauro Natale, Keith Christiansen e David Ekserdjian si dichiarano non del tutto persuasi da questa ipotesi, pur riconoscendo l’interesse dell’opera e il suo stretto ambito culturale di riferimento; meridionale, e napoletano in specie, quando non già propriamente antonellesco.
Fra le tante argomentazioni addotte e i molti raffronti proposti con il catalogo di Antonello (che semmai solo provano la conoscenza delle opere del pittore messinese da parte dell’ignoto autore della tavoletta), i più accorti ragionamenti sembrano essere quelli che distinguono l’intervento di due diverse mani sul recto e sul verso (Boskovits), e soprattutto tendono a spostare cronologicamente l’opera all’ultimo ventennio del Quattrocento (Natale), ritenendo quindi improbabile il riferimento al maestro messinese. La qualità plastica del panneggio della Madonna è infatti molto matura, e sorprendentemente moderna, persino per un autore come Antonello che mai si produceva in tali compiaciuti virtuosismi, e che, al contrario, prediligeva sempre una più alta misura di compostezza ed essenzialità figurativa. Così come del tutto estranea alla sua cultura è la figura dell’Ecce Homo, più affine semmai a modelli di persistente cultura tardo-gotica di area centro italiana.
Il rialzo minimo con cui è stata battuta l’opera e il fatto che prestigiose istituzioni museali, come la National Gallery di Londra o il Museo d’Arte di Cleveland, presenti alla vendita, abbiano “snobbato” l’acquisto, ha dato molto di che discutere. Se infatti, in un primo momento, è stato detto, con molta ingenuità da parte di alcuni rappresentanti istituzionali, che di fronte al desiderio all’acquisto da parte della Regione Siciliana, gli altri contendenti si sono fatti da parte; o peggio che, date le piccole dimensioni della tavola, non vi era alcuno speciale interesse da parte di grandi collezioni pubbliche (ma è allora inspiegabile, secondo questa logica, che un Cristo alla colonna di piccole dimensioni, concordemente attribuito ad Antonello e proposto qualche tempo fa da Federico Zeri al museo di Messina, sia stato poi comprato dal Louvre…); si viene a sapere adesso che le forti (e autorevoli) resistenze che ha incontrato l’attribuzione ad Antonello –cui da ultimo si è aggiunta anche quella di Teresa Pugliatti- ne hanno condizionato il basso costo. E per voce dello stesso Vittorio Sgarbi che la scorsa primavera aveva proposto l’acquisto della tavoletta all’on. Fabio Granata.
Nel presentare la tavoletta a Palermo, all’interno della mostra Da Antonello a De Chirico. La ricerca dell’identità, Sgarbi ha tenuto una roboante lectio magistralis in cui ha suggerito –nuovo colpo di scena- il nome di Colantonio per l’Ecce Homo sul verso, ha confermato l’autografia di Antonello per il recto e ha elegantemente liquidato le riserve espresse nel merito di questa attribuzione come mero pettegolezzo.
Di fronte a pareri così discordanti, e per di più in maniera tanto eclatante, l’onestà scientifica cui dovrebbero essere improntati gli studi di storia dell’arte, richiederebbe un’accurata indagine tecnica ed un conseguente mirato intervento di restauro, tale da agevolare la lettura delle caratteristiche della tavola che allo stato attuale si presenta in buone condizioni, ma è del pari appesantita da vistose ridipinture e da verniciature ormai ingiallite. Il direttore del museo di Messina -per cui è stata comprata la tavoletta- ha già deciso di affidare l’intervento conservativo alla direzione dell’Istituto centrale del Restauro.
In attesa che si faccia nuova luce sull’opera (si annunciano ancora mostre e convegni su Antonello), l’assessorato regionale ha intanto raggiunto un importante risultato politico, riuscendo a promuovere di se stesso un’immagine operativa e attenta sul fronte delle acquisizioni alle collezioni pubbliche dell’isola delle opere disponibili sul mercato antiquario internazionale. Un merito di cui bisogna dare atto all’assessore Granata.
Poco male se si è esagerata la portata di un evento che dovrebbe essere un fatto normale in una pubblica amministrazione sollecita. Poco male se l’opera di Antonello è stata scomodata, prestandosi a improbabili operazioni in photo shop per ritrovarsi inopinatamente rintuzzata, per ragioni promozionali, su manifesti, dépliants, pieghevoli o pannelli didattici a supporto di discutibili ipotesi attributive. Poco male se il bellissimo Ritratto d’ignoto del Museo Mandralisca di Cefalù è stato forzosamente cooptato, unico dipinto del Quattrocento, all’interno di una mostra pre-confezionata alla ricerca di un’identità, a supporto di tutta questa operazione. Poco male se ancora una volta è stata preferita la via più breve e spettacolare alle tante emergenze di un sistema culturale al tracollo, in cui sono minime le risorse umane e materiali a dare senso, nei fatti, a quella speciale identità che al momento rimane proclamata solo a parole.
davide lacagnina
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sullo pseudo-antonellino hai fatto chiarezza con dovizia di particolari. benissimo!
altrettanto degni di cinica citazione sarebbero stati i dettagli e gli argomenti delle digressioni e variazioni sul tema “calunnia: quel venticello!” inbastite dall’ingrigito performer sgarbi per suscitare, forse, risolini beoti nel variegato pubblico convenuto solo occasionalmente. ma a parte le adoranti signore e signorine palermitane d’ogni età, non pochi nell’uditorio, delusi e infastiditi, non hanno potuto fare a meno di allontanarsi, magari per una sigaretta, e disertare le chiacchere (appropriate più ad un signorini dei salottini in tv) su first ladies e porno stars.
bene le riserve avanzate all’amministrazione. eppure le modalità della pseudo-lectio meritavano qualche sberleffo in più. inferto con garbo (quello che ti contraddistingue!) quello che sicuramente aggiunge divertimento e nulla toglie ad una evidente differente professionalità.
...ma sfondo una porta aperta!