COME MI CURI LA FENDI

di - 14 Marzo 2008
Con circa quarant’anni di ritardo sulla Pop Art, in un turbinio di nomi altisonanti, Raffaele Curi racconta la vita quotidiana di molti occidentali attraverso un personalissimo blog milionario. Un blog per la gente comune, fatto di aerei che si schiantano, donne in burqa, maniaci sessuali, un tempo tarantolati e oggi malati e basta, e fotografie di moda lontane anni luce dalla realtà. Insomma, un “esperimento” a metà strada tra la sfilata di moda e il notiziario. Incuriositi dall’impressionante dispiegamento di forze, indispensabile a imbastire tale patchwork colossale, abbiamo tentato di risalire alle origini di questa dispersione di energie creative.
La Fondazione Alda Fendi Esperimenti nasce alcuni anni fa dalla volontà di una delle sorelle ex-proprietarie della celebre casa di moda. Abbagliata dalle lusinghe offerte dallo scintillante mondo dell’arte contemporanea e affabulata dal già attore e fedele allestitore di passerelle Raffaele Curi, Alda decide di buttarsi a capofitto nella sperimentazione artistica, stanziando un fondo cassa tanto cospicuo da far invidia alle migliori fondazioni artistiche internazionali.

La Fondazione comincia infatti il suo percorso nel migliore dei modi, sfruttando il fortunoso ritrovamento di una porzione della basilica Ulpia (di fronte alla Colonna Traiana, nel cuore dei Fori Imperiali di Roma) per creare un’affascinante spazio espositivo, che combina forme essenziali e suggestioni archeologiche. A parte i filari di prese elettriche, il restauro è ben riuscito. Ma le prime perplessità non tardano a presentarsi. Perché una galleria tanto bella è aperta solo in rarissime occasioni, e sempre mascherata da allestimenti approssimativi? Visitando il sito della Fondazione, leggiamo che il proposito è coinvolgere “artisti, filosofi, scrittori, musicisti, filmaker e scienziati a indagare su un tema conduttore”. Eppure, in cinque anni, la galleria non ha mai ospitato artisti giovani o affermati, italiani o internazionali. Ha soltanto assecondato le fantasie del suo direttore artistico, coinvolgendo talenti solo ed esclusivamente in qualità di pedine per “installazioni” ad altissimo tasso di autocelebrazione. Altro che “assoluta libertà creativa”!

I cosiddetti esperimenti, che hanno avuto luogo con sempre minore frequenza negli anni successivi, sono tutti stati ideati dal plenipotenziario Curi. Niente di male, se non si trattasse ogni volta di un’estenuante sequenza di immagini, suoni, citazioni più o meno significative ma totalmente slegate e autosufficienti. Tutti conoscono i film di Pasolini, i quadri di Goya come anche le foto del “Nat Geo”; ma tanti bei quadri insieme non fanno una bella mostra.
Ciò che manca in quest’ultimo spettacolo, come in tutti gli altri proposti dalla Fondazione, è proprio una regia che accomuni per similitudine, per paradosso o per qualsiasi altro motivo questi frammenti di civiltà, fornendo loro una nuova lettura o semplicemente una ragion d’essere in un dato contesto. Purtroppo, a prevalere non è mai il piacere estetico, lo scandalo e neppure il dissenso, ma solo la noia. E non bastano le strabilianti location a superare la banalità dei messaggi proposti.
Nasce il sospetto che nell’organico della Fondazione Alda Fendi manchino veri o propri addetti ai lavori, o quantomeno figure professionali con qualche esperienza nel campo dell’arte. Lo dimostra il fatto che la Fondazione non si è mai confrontata con altre realtà simili, né ha mai ricevuto il minimo spazio sulla stampa specializzata. Soltanto fugaci apparizioni su qualche quotidiano o su altri canali privi di autorevolezza nel complesso campo dell’arte.

Intendiamoci, ognuno è libero di usare i propri soldi come meglio crede, ma per gli amanti dell’arte resta il rimpianto di veder sprecata un’occasione. Offrire a Roma una iniziativa libera da condizionamenti pubblici e in grado non solo di fornire una finestra sulle realtà artistiche internazionali, ma anche di regalare alla città un serio dialogo con il contemporaneo. Dialogo, non monologo.

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lavinia filippi


dal 9 al 15 marzo 2008
Raffaele Curi – D’Ambra Grigia e Canfora
Antico Mercato del Pesce degli Ebrei – Circo Massimo
Via di San Teodoro, 74 – 00186 Roma
Info: tel. +39 066792597 / +39 066793139; fax +39 066783695; info@fondazionealdafendi-esperimenti.it; www.fondazionealdafendi-esperimenti.it

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