Le elezioni regionali più mediatiche della storia repubblicana si sono finalmente concluse. La posta in gioco, a detta di molti commentatori, era il governo del Paese, se la Lega fosse riuscita a conquistare una delle regioni più ricche d’Italia, ininterrottamente governata dalla sinistra dal secondo dopoguerra. Meglio iniziare dalla semplice evidenza dei dati elettorali.
Con oltre il 51% delle preferenze, Stefano Bonaccini si è confermato alla guida dell’Emilia Romagna. Un distacco di quasi 8 punti quello che ha incassato il governatore uscente rispetto all’avversaria del centrodestra, la leghista Lucia Borgonzoni, con la quale si attendeva una battaglia all’ultimo voto. Un crollo evidente invece del Movimento 5 Stelle il cui candidato Simone Benini si è fermato sotto il 3,5%. Sotto il mezzo punto percentuale gli altri quattro candidati in corsa. A queste regionali, la Lega ha sfiorato il 32%, in calo rispetto alle scorse elezioni europee, dati che testimoniano il ruolo importante giocato dal voto disgiunto e che per Salvini non sono bastati a dare quella spallata all’esecutivo che proprio dall’Emilia Romagna puntava a far partire. Il PD è tornato a essere quindi il primo partito della regione con oltre il 34% delle preferenze, superando il 40% in una città simbolo come Bibbiano. Insomma «parlateci di Bibbiano!».
È andata invece al centrodestra la Calabria con una netta vittoria della forzista Jole Santelli che ha superato il 55%, mentre il candidato del centrosinistra, il re del tonno Pippo Callipo, si è fermato al 30%. Pessimo risultato per il pentastellato Francesco Aiello che ha ottenuto poco più del 7%. Anche in Calabria è stato il PD ad affermarsi come primo partito seguito da Forza Italia e a breve distanza da Lega e Fratelli d’Italia. In calo rispetto alle precedenti elezioni regionali l’affluenza, intorno al 44%, netto aumento invece in Emilia Romagna dove ha toccato il 67,7%, ben 30 punti in più rispetto al 2014.
Detto questo, ciò che emerge da queste elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria è di sicuro la grande soddisfazione nel Partito democratico che tira un sospiro di sollievo rispetto a un disastro annunciato anche nella regione del Nord Est. I sondaggi infatti davano fino all’ultimo minuto un testa a testa tra le due coalizioni, con un margine di errore di appena il 3%, quindi nulla. Non è un caso che il segretario Nicola Zingaretti si sia affrettato a ringraziare il movimento delle sardine e abbia colto l’occasione per sottolineare come a suo avviso si stia tornando a un sistema bipolare. Quasi a suggerire che l’anomalia del Movimento 5 Stelle (ormai in estinzione) sia destinata obtorto collo a rientrare nel campo del centrosinistra se si vogliono battere le destre contemporanee, Di Battista permettendo.
Ma c’è davvero da esultare? Qualche giorno fa la gloriosa BCC news ha mandato in onda un reportage dal titolo Why is Italy swinging to the far right?, che cercava di indagare le ragioni dell’avanzata dell’estrema destra in Italia. Al di là di alcuni metodi giornalistici che ricordavano a tratti l’episodio gravissimo della citofonata di Salvini al ragazzo tunisino (dimostrando tra l’altro come il tanto criticato metodo “Striscia la notizia” non sia un problema solo nazionale), dal servizio emergeva il ritratto di un’Italia anziana, piena di gente disinformata, oltremodo spaventata e pronta alla facile delazione. Il ritratto, insomma, di quella signora che ha tristemente indicato a Salvini il portone al Pilastro. Il servizio analizzava un’area geografica ben precisa, l’Emilia appunto, una delle regioni più avanzate d’Europa sotto molti punti di vista.
Ma l’Italia del 2020 non è tutta come l’Emilia del buon governo. Le contraddizioni emerse dal voto sono sempre le stesse e cioè un disequilibrio fortissimo tra città e aree interne o rurali, tra un nord che volente o nolente è attaccato alla locomotiva europea e un sud che non vede sostanziali innovazioni dagli anni anni ottanta, tra un inverno demografico che sembra non avere soluzioni in alcune aree del nostro Paese, nord incluso, e una vera emergenza migratoria, percepita in entrata ma molto più acuta in uscita.
È inoltre da ricordare che dal 2018 in tutte le tornate elettorali regionali la destra a trazione leghista ha conquistato otto regioni e ieri con la Calabria nove. Che la diga non sia crollata in Emilia Romagna è di sicuro confortante ma i dati ci parlano incredibilmente anche di un partito come Fratelli d’Italia terzo in entrambe le regioni e con un trend in costante crescita. Non è un caso che Giorgia Meloni sia stata indicata dal Times tra le 20 personalità da tenere d’occhio nel 2020. Il suo partito ha il vantaggio di essere da sempre nazionalista a differenza della Lega. Forse anche nella destra, che resta fortissima dal punto di vista elettorale, sta emergendo la consapevolezza di trovarsi con Salvini di fronte ad un leader sostanzialmente mediocre.
Ciò detto qualche merito va riconosciuto anche alle Sardine che, scese in campo all’incirca due mesi fa, hanno saputo risvegliare tra la piazza e i social media un flusso di energie che sembrava sopito o estinto. La facile ironia che si può fare delle loro rivendicazioni vaghe, talvolta a difesa di uno status quo basato sulle buone maniere indica, come ci suggerisce Eschaton, che alcune rivendicazioni banali sono paradossalmente diventate divisive. Nel giorno in cui è venuto tragicamente a mancare una delle più grandi leggende del basket moderno (per uno strano caso del destino cresciuto anche tra Reggio Calabria e Reggio Emilia) è interessante notare come la differenza da tre punti per la vittoria del centrosinistra in Emilia l’abbiano fatta appena 90mila voti. Segno che la maggiore partecipazione è stata decisiva.
In conclusione forse una delle letture più lucide a riguardo è quella di Luca Sofri sullo scampato pericolo: «Ma per fare analisi generali sulla svolta, sui suoi pretesi fattori, su “ecco come battere Salvini”, meglio tenerla nella giusta misura: l’unica cosa che dice è che per battere Salvini sono state probabilmente necessarie molte cose diverse e non tutte replicabili, che basta un batter d’ali di farfalla eccetera, e che quello che è successo ieri non garantisce niente se non quello che è successo ieri. Un altro scampato pericolo, detta in breve: che coi tempi che corrono è diventato un progetto politico.»
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Sicuramente cambia qualcosa per le clientele politiche ma per quelli che stanno fuori dalle cerchie delle regalie e vantaggi vari t'assicuro che non cambia niente. A Bologna hanno solo dimostrato di essere più manovrabili dalla sinistra e meno dalla destra, tutto qui, poi dal punto di vista delle garanzie che ha il cittadino le vedi in abbondanza: aumento di multe, tasse sui consumi "nocivi" ecc. ecc. Controllo sui contanti perché chi lavora va all'estero senza dare il pizzo alla madre patria. Non che la destra faccia altre cose