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Femminista, antifascista, ambientalista: il collettivo CHEAP compie dieci anni e racconta la sua storia
Politica e opinioni
Fino al 17 dicembre 2023 – il collettivo di arte pubblica CHEAP si è impadronito degli spazi del MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, con l’infestazione SABOTATE con grazia, per celebrare il decennale della loro pratica artistica. Iniziato come festival di Street Art a Bologna nel 2013, negli anni CHEAP è diventato un progetto ampio e indipendente, che utilizza la public art come strumento di impegno sociale e politico, fondamentale per fare comunità e per parlare di diritti, femminismo, resistenza, sessualità, ecologia e lavoro. Negli spazi del museo si intrecciano installazioni di lavori già realizzati dal collettivo, poster in formati atipici o ripensati in site specific e parte dell’archivio fotografico dei progetti urbani. Per l’occasione è stato presentato anche DISOBBEDITE con generosità, pubblicazione edita da People, dove il collettivo racconta la sua storia, il suo legame con Bologna e il suo attivismo in formato poster. Le abbiamo intervistate per voi.
Come collettivo di arte urbana e pubblica, per anni avete agito fuori dagli spazi istituzionali. Perché entrare ora in uno spazio museale come il MAMbo?
Entrare negli spazi e infestarli è una nostra pratica già dal 2016. In occasione di questo decennale abbiamo voluto misurarci con lo spazio di una grande istituzione comunale come il MAMbo, che raccoglie un patrimonio pubblico notevole, e che è importante valorizzare. Aldilà di questo, siamo rimaste fedeli a noi stesse e agli interventi che facciamo in strada: siamo entrate nel museo e lo abbiamo infestato, dagli spazi espositivi ai bagni, senza fare distinzioni.
Bologna è nota per la sua capacità di “parlare” attraverso le scritte sui muri lasciate da chi ci vive. C’è una connessione con la vostra pratica?
Certamente. Penso che CHEAP non avrebbe potuto essere CHEAP altrove, ne parliamo spesso anche nel libro. Non solo la nostra pratica, ma anche la nostra formazione è site specific: nessuna di noi è nata a Bologna, ma tutte abbiamo scelto questa città. Qui abbiamo studiato e sempre qui è nato il desiderio di intrufolarci nel paesaggio urbano, scegliendo tra l’altro di farlo con un materiale deperibile – la carta – che si contrappone a tutti quei materiali pesanti di cui è fatta l’architettura della città.
In questi dieci anni come sono cambiati i temi che trattate?
Non so se i temi sono davvero cambiati, piuttosto direi che ora c’è una consapevolezza diversa. Ad esempio, per noi parlare di diritto alla città non è cosa nuova, ma sicuramente l’accelerazione urbana a cui stiamo assistendo ne ha amplificato la rilevanza. Lo stesso vale per le barriere e l’esclusione sociale: gli stessi spazi dove CHEAP si è formato oggi sono sotto attacco, ed è importante parlarne. Assistendo ogni giorno all’omologazione data dal modello capitalista, speriamo sempre che Bologna ritrovi quell’irriverenza che l’ha sempre caratterizzata.
Agitarsi, disobbedire, sabotare. Mi viene spontaneo chiedervi: contro chi o cosa dobbiamo combattere oggi?
Non esistono visioni polarizzate: il nostro è l’augurio di non cedere mai in maniera passiva alla realtà per come ci viene posta. Possiamo sempre mettere in atto delle energie alternative: bisogna prendersi la responsabilità di sottrarsi allo stato delle cose, di cercare di essere e fare altro, agendo con pratiche trasformative. Bisogna fare a pezzi i simboli dell’oppressione e creare i nuovi simboli della liberazione: è ciò che cerca di fare CHEAP da sempre. Non sempre il sabotaggio è pacifico, ma sicuramente è una pratica di resistenza.